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Editoriale

A volte ci vuole una scossa, il ritiro la può dare

  Pubblicato il 18 Apr 2015  11:56
IN UNA BELLA INTERVISTA  RILASCIATA AL COLLEGA ANGELO ROSSI, E PUBBLICATA OGGI SUL QUOTIDIANO "IL MATTINO" DI NAPOLI, PAOLO DE CRESCENZO AFFRONTA iL TEMA DELL'IMPORTANZA DEL GRUPPO NELLA PALLANUOTO

La psicologia umanistica e la gestione di gruppo di Karl Rogers. E la Bioenergetica di Alexander Lowen. Materie, trattati, suggerimenti su come gestire un gruppo o analizzarne la psicologia. Pane quotidiano per chi lavora a stretto contatto con più persone. Un allenatore, per esempio. Come Paolo De Crescenzo, il signore degli scudetti, uno che in vasca e a bordo vasca ha vinto tutto quello che c' era da vincere con la pallanuoto. Uno con una laurea in tasca e che studia psicologia.

La chiamano l'allenatore-psicologo, vero?
«Ho un po' di esperienza a livello sportivo perché ne ho vissute tante».
 
Il Napoli va in ritiro lungo e cambia faccia: due partitoni in quattro giorni contro squadre non facili come Fiorentina e Wolfsburg.
«Non c' è da meravigliarsi. Il ritiro non deve essere inteso sempre come una punizione. A volte è necessario, come nel caso del Napoli».

Cosa scatta nella mente di un giocatore in situazioni del genere?
«Indirizza la concentrazione individuale verso il bene di gruppo, cioè della squadra. Lo stress viene incanalato in maniera positiva anche se a prima vista il presupposto lascia credere che sia un provvedimento punitivo. Non è un impedimento della libertà e nemmeno si sta in prigione. Tutto dipende dal grado di empatia di una squadra».
 
A giudicare dagli azzurri, si direbbe che ha funzionato.
«Doveva partire una molla. Di qualsiasi tipo. Importava abbattere il torpore nel quale erano caduti i calciatori di Benitez. Anche se la molla era quella che scattava contro il club, va bene lo stesso. Ma bisognava dare una scossa, che alla fine è arrivata».

Ha avuto ragione De Laurentiis, allora?
«Di solito una decisione del genere viene presa di comune accordo con il tecnico. O molto spesso è proprio l' allenatore a sollecitarla perché vuole stare più tempo con i suoi atleti. Cosa che, mi pare, non sia avvenuta, nel senso che all' inizio Benitez non è sembrato d' accordo. È fondamentale però calarsi bene nella parte, cioè andare in ritiro e farlo fruttare nel modo migliore. Cementarsi, fare blocco unico, non importa contro chi o contro cosa ma stare insieme, guardarsi negli occhi, confrontarsi».

E ora come la mettiamo? Se questi sono i risultati, chi si prende la responsabilità di mettere fine al ritiro?
«La scossa è avvenuta, questo è fondamentale. In un certo senso l' obiettivo è stato raggiunto. È ovvio che di fronte ai risultati positivi e alle prestazioni convincenti, prolungare una clausura significa adottare un provvedimento restrittivo. Ora tocca a loro sapersi gestire fino alla fine. È stato giusto fare questo ritiro, ora è giusto finirlo. Squadra e allenatore non lo ammetteranno mai, sanno bene però che è stato positivo ritrovarsi insieme più tempo perché così il gruppo è cresciuto».
Angelo Rossi