Con Mario Sinatra, allenatore del Bogliasco Under 17 vice campione d'Italia, parliamo della Final Eight di Rapallo e della pallanuoto giovanile femminile in generale.
E' APERTO IL DIBATTITO, NELLA SPERANZA CHE ARRIVINO CONTRIBUTI DI ADDETTI AI LAVORI E NON
Meritato il titolo Under 17 del Rapallo?
Assolutamente si. Magari Il Rapallo ha avuto più di altre squadre la possibilità di preparare meglio la Final Eight perchè non aveva atlete impegnate a Baku, ma sulla legittimità del successo gialloblu non c'è alcun dubbio. Le ragazze di Antonucci, rispetto alle altre formazioni presenti a Rapallo, hanno mostrato più continuità e alla fine hanno ricevuto il giusto premio al loro lavoro.
Nelle dichiarazioni rilasciate dopo la finale col Rapallo hai detto: "Bisogna imparare a comportarsi. Ci sono troppi adulti che parlano e rovinano la pallanuoto". Con chi ce l'avevi?
E' un discorso generale. Vedo in giro troppe polemiche, tropoo vittimismo, e quando lo vedo in un campionato giovanile mi ribolle il sangue. Invece di fare autocritica, ce la prendiamo con gli arbitri. In passato purtroppo l'ho fatto anch'io, e me ne vergogno.
Quali sono gli effetti di questi atteggiamenti?
Invece di educare le ragazze, invece di responsabilizzarle, con questo modo di fare diamo loro degli alibi: "è colpa dell'arbitro....". Comodo, troppo comodo. Poichè è colpa degli arbitri, allora tanto vale non lavorare perchè poi sono sempre loro che decidono il risultato... Ma così è tutto sbagliato, tutto diseducativo".
Cosa ha detto questa finale scudetto Under 17?
Grande equilibrio, molte squadre che potevano vincere il titolo e un'età media molto giovane. Questo significa che qualche annata non ha prodotto molto. Il fatto positivo è che ci sono moltissime atlete su cui lavorare, ma per lavorare bene, per far sì che crescano nel migliore dei modi e abbiano un futuro pallanuotistico rilevante è indispensabile strutturare meglio il calendario delle attività.
Troppi impegni agonistici?
No, ben venga che queste ragazze giochino tanto, anche in campo internazionale. Ma attualmente ci sono troppi impegni compressi, uno dietro l'altro, senza respiro, e le giovani atlete non hanno la possibilità di metabolizzare ciò che fanno.
Cosa suggerisci?
La creazione di una commissione tecnica che organizzi il calendario degli impegni in maniera più consona alle esigenze delle atlete tenendo conto anche degli esami di maturità, degli esami di terza media, cosa che a volte non avviene. Certo, non è facile, ma sicuramente si può far meglio di come avviene oggi.
Il 7 luglio, secondo le previsioni, l'A1 femminile sarà portata a 12 squadre...
Un errore gravissimo. L'A1 femminile dovrebbe essere la punta dell'iceberg del movimento e invece ne sta diventando la base. Sta diventando un campionato con troppe squadre, molte delle quali imbottite di ragazzine che non dovrebbero esserci. Dovrebbero essere in A2, in B, campionati più adatti alla loro crescita. L'ho già detto e lo ripeto: ci vorrebbe un'A1 a otto squadre, un'A2 divisa in due gironi da otto, una serie B fatta per bene e soprattutto settori giovanili che lavorino come si deve.
Noi italiani siamo bravi, bravissimi a naturalizzare gli atleti invece di produrli...
Io non sono contrario alle naturalizzazioni, ma certo è molto più comodo, molto più semplice, molto meno faticoso andare a prendere atleti all'estero piuttosto che produrli con il proprio vivaio. Ed è anche questo un errore gravissimo. Tra l'altro, per far funzionare i vivai non c'è bisogno di piscine da 50 metri: noi italiani abbiamo dimostrato di essere in grado di tirare fuori giocatrici di valore anche con poche corsie a disposizione.
Mario Corcione
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