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Il doppio delitto verso la soluzione: ecco la quinta puntata del giallo

  Pubblicato il 21 Mar 2015  08:57
QUINTA PUNTATA
 
Era dunque Anna Laura Campese, la moglie di De Matteis, la donna che aveva fatto perdere la testa a Bruno Cortona. Tra i due non c'era stato soltanto un bacio, come avevano dichiarato i De Matteis: il commissario Arnò ne era certo. La conferma arrivò giovedì pomeriggio quando il vice commissario Francese mostrò la fotografia di Anna Laura Campese agli inquilini del palazzo dove abitava Cortona: Stabile, il padrone di casa  del giocatore ucciso, la riconobbe immediatamente: "L'ho incontrata più volte assieme a Cortona per le scale, una volta abbiamo anche preso l'ascensore insieme. La ricordo perchè era diversa dalle altre donne che frequentava Cortona: bella ragazza pure lei, certo, ma meno appariscente, più acqua e sapone".
 
Quello stesso giorno cominciarono gli interrogatori, separati, di Sergio De Matteis e Anna Laura Campese. Ecco il testo dei verbali:
 
Interrogatorio di Sergio De Matteis - Giovedì 7 maggio, ore 16,30:
 
Commissario Arnò: Dott. De Matteis, le ripeto la domanda che le ho fatto qualche giorno fa: che relazione c'era tra sua moglie e Bruno Cortona?
Sergio De Matteis: E io, commissario, le ripeto la mia risposta: nessuna. Cortona, come le ho già detto, ha fatto soltanto delle avances a mia moglie, ma Laura le ha respinte.
Arnò: Anna Laura, per l'esattezza. Le risulta che sua moglie abbia ricevuto da Cortona in regalo una catenina d'oro con la lettera A?
De Matteis: Mai vista. E quando glie l'avrebbe regalata questa catenina?.
Arnò: Agli inizi di aprile. L'ha comperata in una gioielleria di Corso Vittorio Emanuele.
De Matteis: L'avrà anche comperata, commissario, ma evidentemente non era per mia moglie. Non credo che Laura... che Anna Laura sia l'unica donna qui a Napoli il cui nome comincia con la lettera A.
Arnò: Sua moglie è stata vista più volte, assieme a Cortona, nel palazzo dove abitava la vittima. Ci sono delle precise testimonianze.
De Matteis: Evidentemente si sono sbagliati. Mia moglie è una donna dall'aspetto molto comune.
Avvocato Sorgente (legale del De Matteis): D'ora in avanti il mio assistito non risponderà più ad alcuna domanda.
 
***
 
Interrogatorio di Anna Laura Campese - Giovedì 7 maggio, ore 18:
 
Commissario Arnò: Che relazione c'era tra lei e Bruno Cortona?
Avvocato Sorgente (legale della Campese): La mia cliente si avvale della facoltà di non rispondere, nè a questa nè ad altre domande.
Anna Laura Campese: No, avvocato, ci ho ripensato: sono pronta a rispondere a qualsiasi domanda.
Arnò: E allora le ripeto: che relazione c'era tra lei e Bruno Cortona?.
Campese: Siamo stati a letto insieme.
Arnò: Quante volte?
Campese: Questi sono fatti miei. Si accontenti di sapere che non è stata una relazione occasionale.
Arnò: Dove vi vedevate?
Campese: A casa sua.
Arnò: Perchè in un primo momento ci ha detto che tra lei e Cortona c'era stato soltanto un bacio?.
Campese: E' stato mio marito a pregarmi di dire così.
Arnò: Dunque, suo marito era a conoscenza della sua relazione con Cortona?.
Campese: Si, commissario.
Arnò: Come è venuto a saperlo?
Campese: Mi ha pedinato.
Arnò: Quanto è durata la relazione con Cortona?.
Campese: Tre settimane.
Arnò: Perchè è finita?.
Campese: All'inizio mi piaceva, è stato divertente, poi con il passare dei giorni Bruno è diventato sempre più possessivo, voleva addirittura che lasciassi mio marito e andassi a vivere con lui. Ho preferito troncare.
Arnò: E lui?
Campese: Lui non ha mai accettato questa mia decisione. Diceva che mi amava follemente, che non poteva vivere senza di me. Per convincermi a riprendere la relazione mi propose di fare un viaggio insieme a Parigi. Gli risposi che per me poteva anche andarci da solo.
Arnò: Lei è stata mai innamorata di Cortona?.
Campese: Assolutamente no. Nei suoi confronti provavo soltanto una forte attrazione fisica. Ma quella non può certo bastare per piantare un marito e andare a vivere con un altro uomo.
Arnò: Lei è innamorata di suo marito?.
Campese: Questi non sono affari suoi.
Arnò: Prima di conoscere Cortona, lo aveva tradito con altri uomini?.
Campese: Anche questi sono affari miei.
Arnò: Che fine ha fatto la catenina d'oro con la lettera A che le ha regalato Cortona? Nella perquisizione fatta a casa sua non l'abbiamo trovata.
Campese: Glie l'ho restituita quando ho troncato la relazione.
Arnò: Adesso faccia bene attenzione a quello che le chiedo: è vero, come mi ha detto in precedenza, che la sera dell'uccisione di Cortona suo marito era tornato in piscina solo per minacciarlo?
Campese: No, commissario, è una versione inventata di sana pianta da mio marito. Quella sera, quando è tornato, mi ha raccontato tutto. Mi ha detto che aveva ucciso Bruno Cortona.
Arnò: Che le ha detto, per la precisione?
Campese: Secondo quanto mi ha raccontato, quella sera verso le 18 ha aspettato Bruno sotto la sua abitazione. Quando Cortona è sceso per andare all'allenamento, Sergio lo ha fermato. Voleva parlargli. Bruno si è rifiutato ed ha cercato si salire in macchina, ma mio mzarito glie lo ha impedito. E' nata una breve colluttazione, mio marito ha avuto la peggio. E' stato in quel momento che ha preso la decisione di fargliela pagare, ma inizialmente non voleva ucciderlo, almeno così mi ha detto, e io gli credo.
Arnò: Qualcuno ha assistito alla colluttazione?
Campese: Non lo so, commissario, Sergio non me l'ha detto.
Arnò: Vada avanti.
Campese: Secondo quanto mio marito mi ha raccontato, quella sera è andato regolarmente all'allenamento della squadra maggiore della Blue Sky. Il venerdì è il giorno precedente quello della partita, l'allenatore pretende che il medico della squadra sia presente per ogni eventualità. Al termine dell'allenamento Sergio è salito in macchina e si è fermato all'altezza del parco giochi. E' rimasto in macchina fino alle 21, poi ha preso una chiave inglese nel portabagagli, l'ha nascosta nella borsa da lavoro ed è tornato a piedi in piscina. E' entrato passando dal cancello secondario, mi ha detto che non ha incontrato nessuno. Da lì ha raggiunto gli spogliatoi, anche lì non c'era anima viva. Ha tirato fuori la chiave inglese ed entrato nella medicheria. Bruno era seduto al tavolo, stava scrivendo i suoi appunti. Non appena lo ha visto, si è avventato su Sergio per disarmarlo, ma mio marito l'ha colpito ripetutamente con la chiave inglese tramortendolo. Solo in quel momento, mi ha detto Sergio, ha deciso di ucciderlo. Ha pensato che se Bruno lo avesse denunciato per l'aggressione, avrebbe perso il posto all'ospedale.
Arnò: Perchè ha preso le forbici per ucciderlo?
Campese: Mi ha detto che non voleva macchiarsi di sangue, cosa che sarebbe successa se per ucciderlo avesse usato la chiave inglese. E' andato all'armadietto, aveva la chiave, ma per non destare sospetti ha preferito rompere il vetro. Ha preso le forbici e ha ucciso Bruno.
 
***
 
Interrogatorio di Sergio De Matteis - Venerdì 8 maggio, ore 10:
 
Commissario Arnò: Dott. De Matteis, non le resta che confessare. Sua moglie ci ha detto che è stato lei ad uccidere Bruno Cortona.
Sergio De Matteis: Non è possibile, è una menzogna.
Arnò: Guardi lei stesso la deposizione...
De Matteis: Non è vero, commissario. Non sono stato io ad uccidere Cortona. Mia moglie mente.
Arnò: Perchè dovrebbe farlo? Mi dia una ragione valida.
De Matteis: E' stata lei ad uccidere Antonio Saggese. Lo ha fatto per salvami, per dimostrare che il vero assassino di Cortona era ancora in libertà. Quella cretina, infatti, è davvero convinta che Bruno l'abbia ammazzato io. Ma adesso che la situazione si è complicata anche per lei, l'unico modo che ha per salvarsi è accusarmi dell'omicidio di Cortona: in questo modo dimostra che di me non le importa nulla e che quindi non aveva alcun movente per uccidere Saggese.
Arnò: Ha le prove di quello che dice oppure è una sua supposizione?.
De Matteis: Non sono supposizioni, sono convinzioni. Quando è venuta a trovarmi a Poggioreale mi ha detto: "Sergio, quel bastardo di Saggese mi ha negato il prestito. Uno di questi giorni torno a casa sua e lo ammazzo, così ti dovranno scagionare per forza. Mi prendo pure i soldi, ho visto dove li tiene". Io le ho detto che era completamente pazza.
Arnò: Se sua moglie l'ama a tal punto, perchè l'ha tradita con Cortona?
De Matteis: E' stato soltanto un capriccio. Dopo tre settimane è tornata da me. Ma quel bastardo di Cortona ha continuato a tormentarla...
Arnò: ...e lei l'ha ucciso. Lei si ostina a mentire nonostante l'evidenza dei fatti.
De Matteis: E' mia moglie che mente, commissario, lo vuol capire si o no? In questo momento l'unico modo che ha mia moglie per uscire dai guai è accusare il sottoscritto.
Arnò: O forse l'esatto contrario, dott. De Matteis: l'unico modo che lei ha per cercare di tirarsi fuori dai guai è accusare sua moglie.
 
***
 
Interrogatorio di Anna Laura Campese - Venerdì 8 maggio, ore 11.
 
Commissario Arnò: Suo marito l'accusa di aver ucciso Antonio Saggese.
Anna Laura Campese: Commissario, mi auguro che lei stia scherzando.
Arnò: Non sono mai stato così serio in vita mia. Allora, cosa mi risponde?
Campese: Mio marito è diventato completamente pazzo. Non c'è altra spiegazione.
Arnò: E' vero che qualche giorno fa lei è stato a trovarlo a Poggioreale?.
Campese: Si, volevo dirgli che Saggese mi aveva rifiutato il prestito e che dovevamo trovare un'altra soluzione. Come le ho già detto, avevamo bisogno di soldi.
Arnò: E l'avete trovata, questa soluzione?.
Campese: No, commissario.
Arnò: Suo marito sostiene che durante quel colloquio lei ha detto tutt'altro. Glie lo leggo testualmente: "Sergio, quel bastardo di Saggese mi ha negato il prestito. Uno di questi giorni torno a casa sua e lo ammazzo, così ti dovranno scagionare per forza. Mi prendo pure i soldi, ho visto dove li tiene".
Campese: Ma è pazzo, non mi sono mai sognata di dire una cosa del genere.
Arnò: Sarà pazzo, ma i soldi da casa Saggese sono spariti per davvero. La sua fidanzata ci ha detto che sono stati rubati cinque milioni.
Campese: Non sono stata io, commissario, non sono stata io! E' tutta una macchinazione di mio marito. Si vuole vendicare perchè l'ho tradito, perchè ho confessato che lui ha assassinato Bruno Cortona. Ed è questa l'unica cosa vera in tutta questa sporca faccenda: lui ha ammazzato Cortona! Tutto il resto sono frottole, è pura invenzione. Venga pure a casa nostra, la faccia perquisire da cima a fondo, voglio proprio vedere se trova questi cinque milioni. E se non le basta, faccia esaminare il nostro conto corrente: lo troverà ancora in rosso. Maledetto Sergio! Non gli bastava aver rovinato la nostra famiglia, adesso vuole pure mandarmi in carcere.

Mercoledì 13 maggio Sergio De Matteis fu rinviato a giudizio per l'omicidio di Bruno Cortona. Il giorno dopo toccò a sua moglie, Anna Laura Campese: l'accusa era quella di aver ucciso Antonio Saggese.
 
***
 
Venerdì 15 maggio
Quella mattina Arnò se la prese comoda. Il caso De Matteis-Campese non era più di sua competenza, poteva cominciare a tirare un po' il fiato. Si concesse un'abbondante colazione: pane tostato, burro, marmellata, perfino un succo d'arancia, lui che in genere di prima mattina prendeva soltanto un caffè (magari due). La giornata era radiosa, cominciava a fare caldo, si vestì leggero e decise di andare in ufficio a piedi. Da piazza San Pasquale, dove abitava, raggiunse il negozio di Marinella all'inizio della Riviera di Chiaia e acquistò una cravatta. La scelse a righe, intonata allo spezzato blu e grigio che indossava, e se la mise subito al collo. "Le sta molto bene, commissario", disse una commessa: lo aveva riconosciuto dalla foto che spesso era stata pubblicata sui giornali durante le indagini. "Ah, sa chi sono io", rispose Arnò arrossendo. Davanti ai criminali si trovava perfettamente a suo agio, davanti ai complimenti decisamente in difficoltà.
Proseguendo nel tragitto verso la Questura, Arnò superò piazza dei Martiri e, incamminandosi verso via Chiaia, decise di fare un salto in libreria. Al contrario di molti suoi colleghi, che ritenevano i libri gialli un cumulo di idiozie non corrispondenti alla realtà, Arnò apprezzava il genere poliziesco e in particolare i libri dell'87° Distretto che avevano reso famoso anche in Italia il suo autore, lo statunitense Ed McBain, noto anche per aver firmato (ma con il suo vero nome, Evan Hunter) la sceneggiatura di uno dei più fortunati film di Alfred Hitchcock, "Gli Uccelli". Ma, benchè fosse uscito proprio in quei giorni un nuovo libro, "Ghiaccio per l'87° Distretto", Arnò decise di soprassedere all'acquisto: di omicidi - e nei libri di Ed McBain non mancavano mai - ne aveva fin sopra i capelli. Per cui optò per il più tranquillo "Il viaggiatore", un romanzo dello statunitense Gary Jennings su Marco Polo. Ne aveva sentito parlare molto bene, gli avevano detto che era una versione più vicina alle realtà rispetto a tutto quello che era stato scritto fino a quel momento sui viaggi dell'esploratore veneziano.
Presa la cravatta, preso il libro, mancava ad Arnò l'ultima tappa del tour che aveva programmato per festeggiare la conclusione delle indagini. Aveva preso appuntamento con Ferdinando Barbato, il suo compagno di raid gastronomici, alle 13,30 in Pignasecca, uno dei quartieri più antichi e suggestivi di Napoli, dove abbondavano bancarelle colme di ogni ben di Dio, a cominciare dai taralli sugna e pepe di cui Arnò andava pazzo, e che però richiedevano rigorosamente l'accompagnamento di una "Peroni" ghiacciata che il commissario non poteva concedersi essendo in servizio. Per cui la destinazione di quel giorno fu la friggitoria di Piazza Pignasecca dove Arnò e Barbato avrebbero trovato la spietata concorrenza degli affamati studenti che uscivano dal vicino liceo "Bianchi". Ma valeva la pena affrontare la ressa: mentre faceva il suo ingresso in Questura, il commissario già pregustava i panzarotti, le paste cresciute, gli sciurilli e le altre prelibatezze alle quali Barbato lo aveva "iniziato".
Nello stanzone della Questura riservato al pubblico trovò ad attenderlo Tomislav Zovic, l'allenatore della Blue Sky. "Mi fa piacere vederla, signor Zovic. Venga con me in ufficio".
Dove Arnò arrivò con malcelata preoccupazione. Temeva che Zovic potesse turbare la "pace giudiziaria" raggiunta con qualche novità sull'indagine appena conclusa, ma il timore sparì quando il tecnico tirò fuori dalla tasca della giacca due biglietti omaggio "per la partita di domani sera contro la Roma. E' la gara decisiva della finale scudetto, i ragazzi ed io saremmo molto felici se lei volesse onorarci della sua presenza. Non le nascondo - proseguì Zovic - che si tratta di un invito interessato: sa, i giocatori sono molto scaramantici, e ricordano che lei era in tribuna quando abbiamo battuto il Genoa in semifinale. Se verrà, anche stavolta ci porterà fortuna, ne sono certo".
"Mi farà molto piacere esserci. Dica ai ragazzi che non mancherò e che, ovviamente, farò il tifo per loro. E non sarò il solo".
Infatti, non appena Zovic uscì dal suo ufficio, Arnò fece il numero della gioielleria di via Corso Vittorio Emanuele. "Silvia, non prendere impegni per domani sera, mi hanno dato i biglietti per la partita decisiva della finale scudetto".
"Agli ordini, commissario. Sarò ben lieta di fornirle qualche altra nozione di pallanuoto. Non voglio che lei faccia brutte figure se i giocatori le chiederanno il suo parere... Visto che ci siamo, commissario, perchè oggi non mi porti a pranzo. Mi è venuta voglia di pizza".
"Spiacente, sei arrivata tardi. Ho appuntamento con Barbato in Pignasecca".
"Tu la devi smettere di frequentare quell'uomo - le ordinò Silvia ridendo -: a furia di mangiare schifezze diventerai un barilotto come lui e io mi vedrò costretta a cambiare amante. Non ho che l'imbarazzo della scelta, qui fuori dal negozio c'è la fila".
"Minacce ad un commissario di pubblica sicurezza? Bene... la pena prevista dal codice penale è un anno di reclusione, da scontare nel mio letto. Non hai scampo, la telefonata è registrata, da tempo ho fatto mettere il tuo telefono sotto controllo per via di quella fila di cui parli".
"Un anno mi sembra un po' eccessivo, ma una notte sotto chiave posso prenderla in considerazione. A patto che, ovviamente, tu mi porti a cena. E stasera non mi accontenterò della pizza, ti conviene passare in banca a fare un prelievo, caro commissario. Ora devo andare, c'è una cliente".
Arnò posò a malincuore la cornetta. Con Silvia si trovava bene, qualche giorno prima era arrivato addirittura al punto di pensare di andare a vivere insieme, ma aveva subito allontanato l'idea: non voleva correre il rischio di mandare all'aria tutto. Aveva una paura folle della convivenza, temeva che potesse rovinare un rapporto che fino a quel momento era soddisfacente sotto ogni punto di vista. Quella donna non solo era bellissima, gli piaceva anche come persona: sempre allegra, mai invadente, e dotata di uno spirito d'iniziativa che bilanciava la sua pigrizia mentale. C'erano due Arnò: il commissario che non si fermava davanti a nessun ostacolo e che affrontava, a volte con incoscienza, situazioni estremamente pericolose, e l'uomo che ci pensava mille volte prima di fare un passo, prima di prendere una decisione. Anche di quelle che non comportano rischi particolari.
Si fecero le 13,20. Arnò lascio la Questura e andò all'appuntamento con Barbato. Davanti alla friggitoria c'era una fila chilometrica, ci volle una buona mezzora perchè i due riuscissero ad impadronirsi del prezioso cartoccio bollente. Che andarono a consumare seduti sulle scale che fiancheggiavano la funicolare di Montesanto.
"Ma che spettacolo questa città! Tre castelli, tre funicolari...".
"Quattro - lo corresse Barbato -: hai dimenticato la funicolare di Mergellina. Questa qui - e indicò i vagoni che da poco erano partiti - è stata realizzata alla fine dell'ottocento ed è la più bella perchè buona parte del percorso che porta al Vomero è all'aperto. E nel nome c'è anche un curioso gioco di parole. Prova a sillabare Funicolare di Montesanto...".
"Fu-ni-co-la-re... Fu Nicola re di Montesanto!".
"Risposta esatta. Hai vinto una Coca. Offro io, ma valle a prendere tu, please: per farmi alzare da qui ci vorrebbe il carro gru".
"Ti lascio anche il mio cartoccio, ma ti avverto: ho contato i pezzi. Se ne trovo soltanto uno in meno, ti sbatto al fresco".
"E queste scale dove portano", chiese Arnò quando tornò con due Coca ghiacciate.
"Fanno più o meno lo stesso percorso della funicolare. Da ragazzino le facevo spesso, anche in salita. Oggi non le farei nemmeno in discesa. Si rischia di fare brutti incontri, non ho alcuna intenzione di finire sul tavolo del mio obitorio... mamma mia, questa roba è semplicemente mondiale", esclamò Barbato addentando un panzarotto. Era un aggettivo che il medico legale usava spesso quando mangiava qualcosa che gli piaceva particolarmente.
"Mondiale, sono d'accordo, però ti ammazza il fegato".
"Non preoccuparti, se il fegato muore siamo preparati: il commissario ce l'abbiamo, il medico legale pure".
"E pure la scientifica... gli manderemo il cartoccio e chiederemo ai colleghi di scoprire quante decine di volte usano lo stesso olio per friggere questa meraviglia". Arnò butto giù l'ultimo sciurillo con un sorso di Coca, si accese una Camel e confessò: "Stamattina, quando mi sono svegliato, ero particolarmente su di giri per la soluzione del caso, ma adesso mi sento come un palloncino sgonfio: il lavoro che per varie settimane mi ha tolto il sonno, adesso mi manca".
"A me purtroppo, caro commissario, il lavoro non manca mai. Adesso che torno mi attende sul tavolo un tizio che ha avuto la brillante idea di sparare alla moglie e poi di togliersi la vita".
"La gelosia è una brutta bestia, caro Nando. Guarda il dott. De Matteis: si è rovinato la vita, e per che cosa? Per una stronza che prima lo ha tradito e poi ha fatto disperare anche l'altro perchè si era stancata di lui. Quella donna è stata capace di distruggere tre vite in una volta sola, quattro compresa la sua".
"Non dimenticare, però, che ha ammazzato un uomo per salvare il marito...".
"Già, ma è proprio questo che non quadra in tutta questa storia. Mentre sono certo che De Matteis ha ucciso Cortona, ho qualche dubbio sulla colpevolezza della Campese. Non la vedo capace di un gesto del genere. Mi sembra una persona troppo egoista da rischiare la propria libertà per il marito e troppo meschina per trovare il coraggio di ammazzare un uomo. Eppure, tutto lascia intendere che è stata lei".
Mario Corcione

FINE QUINTA PUNTATA
 
GIOVEDI' 26 MARZO LA SESTA E ULTIMA PUNTATA
 
 
 
 
 
 
 

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