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Editoriale

Pallanuoto senza controllo, e il Covid avanza

  Pubblicato il 01 Ott 2120  12:08
Stiamo giocando con il fuoco.
Durante l'estate discoteche aperte e movida hanno cancellato in parte tutto quello che di buono avevano fatto gli italiani assurgendo a popolo-guida di come si combatte il Covid.
E adesso ci si mette lo sport, "capitanato" dal calcio in un assurdo gioco al massacro. Il calcio, che dovrebbe dare l'esempio a tutte le altre discipline, manda nelle case di tutti gli italiani immagini di abbracci, giocatori a muso duro l'uno contro l'altro, arbitri assediati dagli atleti.
Non c'è distanziamento, non c'è controllo, soltanto menefreghismo.
Anche nella pallanuoto, purtroppo. Mentre la Len cambia la formula della Champions League puntando su un maggior numero di concentramenti per permettere la sopravvivenza della manifestazione, il girone di Coppa Italia di Palermo manda a farsi benedire tutte le buone intenzioni della Federazione Europea dimostrando che i concentramenti sono ancora più pericolosi.
Ma Palermo è solo un esempio di quello che sta succedendo. Anche in altre manifestazioni di pallanuoto abbiamo visto giocatori che si salutano senza mascherina, che si mischiano fuori dall'acqua, che fanno foto di squadra. Come se nulla fosse, come se il pericolo Covid non esistesse.
Se vogliamo arginare il Covid, se vogliamo impedire che l'Italia faccia la fine delle altre nazioni dove il coronavirus sta mietendo migliaia di vittime, dobbiamo reimpossessarci di quel senso di responsabilità che noi italiani stiamo perdendo. Nella vita di tutti i giorni e nello sport. E chi è preposto al controllo delle disposizioni governative in materia di sicurezza anti-Covid, deve effettuare questo controllo. Per il bene di tutti. Nella vita di tutti i giorni e nello sport.
Nella pallanuoto il controllo, nel corso delle manifestazioni sportive, spetta alla società ospitante. Non spetta alla Federazione, a differenza di ciò che accade per altre discipline. Ma la Fin comunque ha stabilito un protocollo anti-Covid e dovrebbe sanzionare, anche pesantemente, tutti coloro che non lo rispettano.
Oltretutto il protocollo sicurezza anti-Covid della Fin non sembra essere esauriente e non escludiamo che nelle prossime ore lo stesso possa essere ulteriormente arricchito/implementato.
Troppe lacune, troppe incertezze, troppe cose non prese in considerazione all'interno del protocollo federale. Occorre nel contempo prendere decisioni drastiche e nette tenendo conto delle evoluzioni che potrebbero verificarsi in itinere, con relative contromisure.
E' necessario prevedere, ci sembra, nella misura in cui possano verificarsi tali casistiche, piani alternativi che possano prevedere dall'ipotetico cambio di formula ad un totale stravolgimento dei campionati, se questo può servire a tutelare l'attività dei club e la salute di atleti/addetti ai lavori.
Il presidente Barelli, eletto recentemente per il sesto mandato consecutivo, non può non tenere conto di ciò che sta accadendo negli impianti sportivi: utenza ridotta del 70%, famiglie restie ad accompagnare i propri figli agli allenamenti quotidiani ed allarmate per le trasferte stagionali, costi sostenuti per le attività agonistiche di alto livello, mancanza di aziende che investono in sponsorship, difficoltà - economiche ed organizzative - nella gestione di casi Covid, mancanza di supporti economici promessi in periodo di lockdown.
E' giunto il momento di tracciare le linee guida relative alle attività, agonistiche e non, per il settore degli sport acquatici. Il silenzio in merito alla questione del Presidente Barelli e del suo Consiglio potrebbe pericolosamente rappresentare, se non si interviene, la condanna a morte per migliaia di associazioni, strutture, atleti e tecnici, vero motore, in questi anni, del movimento e che hanno consentito al senatore romano di restare al comando di una delle federazioni più importanti in Italia.