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Editoriale

Mandic:” Con la Grecia la svolta del nostro torneo. Ogni oro olimpico è speciale ma l’ultimo è un sogno”

  Pubblicato il 11 Set 2124  09:50
Parliamo di un fuoriclasse assoluto che ha scritto la storia recente di questo sport e lo scorso 11 Agosto è entrato di diritto nella leggenda. Dusan Mandic, attaccante mancino del Ferencvaros, è uno degli alfieri della Serbia che, superando in finale la Croazia nella riedizione della sfida che anche a Rio 2016 aveva assegnato il titolo, ha conquistato il terzo oro olimpico consecutivo eguagliando così la grande Ungheria di inizio anni 2000. La necessita di dover toccare il fondo nella brutta sconfitta con l’Australia è il punto di partenza per iniziare a risalire la corrente puntando il mirino sul traguardo più prestigioso. La vittoria allo sprint con la Grecia ha aperto le porte della zona medaglie, ha alleggerito la pressione e incentivato la crescita nel livello di gioco dei singoli, miglioramento che inevitabilmente ha sortito effetti benefici sul gioco di squadra. Ogni medaglia olimpica ha richiesto grandi sacrifici ma l’ultima ha qualcosa di speciale, sembra ancora un sogno.
 
Ad un mese di distanza quali emozioni provi quando ripensi alla finale di Parigi contro la Croazia?
L’eccitazione e la grande soddisfazione sono ancora lì. Quello che abbiamo raggiunto è stato incredibile, e sembra che la sensazione è che diventi sempre più grande col passare del tempo.
 
In che modo possiamo spiegare l’incredibile metamorfosi grazie a cui la squadra passa dalla pessima prestazione con l’Australia ad un percorso trionfale nella fase ad eliminazione diretta?
Dopo tre ori possiamo dire che ora è il nostro picco massimo  alle Olimpiadi. È come se dovessimo sentire la spiacevole sensazione di toccare il fondo per poter poi risalire in superficie.
 
Come e quando nasce la scelta di giocare gran parte della sfida decisiva utilizzando la zona M?
Abbiamo preparato la zona M per i quarti di finale ed è stato utile, poi in semifinale e in finale abbiamo continuato a fare lo stesso. Sia USA che Croazia hanno dei centroboa molto forti. Il modo migliore per fermarli era giocare la zona M.
 
Quale è stato il momento chiave del vostro torneo?
Abbiamo iniziato a crescere con la vittoria sulla Francia, poi superando una squadra molto forte come la Grecia ci siamo tolti dalle spalle la grande pressione di passare i quarti di finale. Dopo di ciò tutti hanno iniziato a giocare molto meglio individualmente e questo ha avuto un effetto positivo anche sul nostro gioco di squadra.
 
Come mai dal Partizan e dalla Stella Rossa non emergono più talenti con la frequenza con cui succedeva prima, mancanza che ha costretto la nazionale a patire qualche anno prima di tornare ai vertici?
Petar Jakšić è uscito dal Partizan. Vladimir Mišović dalla Stella Rossa. Quindi un giocatore da ciascun club che hai menzionato. Se ce ne saranno altri lo vedremo. È una lunga storia, spero che il Partizan si rialzi di nuovo in futuro.
 
Sei nella leggenda di questo sport con la vittoria di tre olimpici consecutivi. Che cosa differenzia ciascuno di questi successi dall’altro?
Non avrei mai pensato di poter raggiungere questo traguardo. È stato un lungo processo, molto sacrificio si nasconde dietro ogni medaglia olimpica… Tutte sono molto speciali per me, ma l’ultima… Sembra ancora un sogno
 
La Serbia ha eguagliato l’impresa della grande Ungheria ad inizio anni Duemila. Che valore assumono i vostri trionfi per la pallanuoto serba? Torna l’egemonia sportiva della Jugoslavia dei vecchi tempi?
Da Sidney 2000 ad oggi abbiamo una lunga striscia di medaglie conquistate alle Olimpiadi. Nelle ultime sette edizioni dei Giochi abbiamo portato a casa ben 7 medaglie. Siamo lo sport di squadra più di successo nel nostro Paese e godiamo del rispetto della nostra Nazione. Le tracce della Jugoslavia sono ancora qui…
 
Credit: Marcel ter Bals/Waterpolo Serbia