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Editoriale

Malato di "clorite" lascia la pallanuoto a 50 anni

  Pubblicato il 27 Apr 2015  09:38
Ci sono tante cose che non vanno nella pallanuoto, soprattutto in quella italiana, che si porta dietro tantissimi problemi senza cercare mai di risolverli. E se non fai nulla di concreto è chiaro che questi problemi si aggravano nel tempo e diventano sempre più difficili da risolvere. E' un po' come le malattie: se non le curi, se te ne freghi...
La "clorite" è una malattia che colpisce coloro che giocano a pallanuoto. Il suo sintomo caratteristico è questo: il soggetto colpito da clorite non riesce a staccarsi dalle piscine. Per troppo amore.
Quando da bambino cominci a giocare a pallanuoto, il tuo primo allenatore non ti avverte che - se scendi in acqua, se tocchi un pallone - rischi seriamente la "contaminazione da clorite".
Si dovrebbe fare come per il fumo. Se sul pacchetto di sigarette sta scritto "Il fumo uccide", sulla calottina si dovrebbe scrivere "La clorite ti impedisce di lasciare le piscine".
Sabato scorso, nella piscina Scandone, un malato cronico di clorite, Rosario Esposito, ha lasciato l'attività agonistica all'età di 50 anni. Ha giocato la sua ultima partita con la calottina della Zurich Barbato Cesport nella partita con il Cosenza. E ha segnato pure un gol in questa gara.
Rosario Esposito pensa, con questo suo ritiro dall'attività, di essersi liberato della malattia. Povero illuso. La clorite è  incurabile, non ci sono rimedi. Ed è pure ereditaria, si trasmette ai figli. La storia della pallanuoto è piena di nuclei familiari che hanno percorso migliaia e migliaia di chilometri nell'acqua clorata, in allenamento e in partita.
Il contagio da clorite, però, avviene anche tra non consanguinei. Rosario Esposito da oggi, lunedì 27 aprile, continuerà a trasmettere la malattia allenando i suoi ragazzi della Zurich Barbato Cesport.
Mario Corcione