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Editoriale

L’Ekipé Orizzonte Catania si laurea campione d’Italia dopo i tiri di rigore

  Pubblicato il 09 Giu 2121  19:36
ANTENORE PLEBISCITO PADOVA-L'EKIPE ORIZZONTE 11-14(Parziali: 1-5 3-1 4-2 2-2)
ANTENORE PLEBISCITO PADOVA: Teani, Savioli M., Savioli I. 1, Gottardo, Queirolo 6, Casson, Millo, Dario 1, Cocchiere 1, Ranalli, Meggiato, Centanni 1, Giacon. All. Posterivo
 
L'EKIPE ORIZZONTE: Gorlero, Ioannou, Garibotti 1, Viacava 1, Aiello 1, Barzon, Palmieri 1, Marletta 2, Emmolo, Vukovic 3, Riccioli 1, Spampinato, Condorelli. All. Miceli
 
Arbitri: Colombo e Pinato
 
Note: EXT Padova 4/11 + 1 rigore, Catania 6/12. Palmieri (C) uscita per limite di falli a 4'40 nel quarto tempo. M. Savioli (P) a 6'40 e Ranalli (P) a 7'14 uscite per limite di falli nel quarto tempo. Partita terminata 10-10. Ai rigori: Barzon rete, Queirolo rete, Marletta rete, Centanni palo, Vukovic rete, Meggiato palo, Emmolo rete.
 
È arrivato il momento della verità per il campionato femminile di serie A1. Antenore Plebiscito Padova ed Ekipé Orizzonte si affrontano in gara 5 di finale scudetto per decidere chi si aggiudicherà il titolo di campione d'Italia per la stagione 2020-21. A testimonianza dell'estremo equilibrio fin qui registrato la conclusione dopo i tiri di rigore di tre match sui quattro disputati ed è dalla linea dei cinque metri che arriva l’epilogo. Prima di addentrarci nell’analisi è doveroso elogiare due formazioni che si sono battute alla pari, e senza risparmiare una sola stilla di energia, per cinque intense sfide nelle quali forse entrambe avrebbero meritato ma la legge dello sport premia alla fine un solo vincitore. Al termine di un match dai due volti e nel corso del quale le emozioni si susseguono a ritmo incessante la formazione etnea si aggiudica la vittoria del titolo, il secondo consecutivo ed il ventunesimo della sua storia, dopo i tiri dal dischetto con il punteggio di 14-11. Nella serie decisiva la compagine in calottina scura è impeccabile con un quattro su quattro, di Emmolo la trasformazione decisiva, mentre per quella in calottina bianca sbagliano Centanni e Meggiato. Parte bene il collettivo allenato da Martina Miceli che chiude il primo parziale sul 5-1 a proprio favore ma le ragazze allenate da Stefano Posterivo non si arrendono e trascinate da una Queirolo in versione stellare, sei reti per la numero cinque veneta, recuperano gradualmente il divario con una rimonta inesorabile nei due quarti centrali che consente alle due formazioni di arrivare in parità al suono della sirena che manda le squadre all’ultima pausa. Il sette in calottina bianca riesce anche a portarsi in vantaggio con la superiorità trasformata da Ilaria Savioli, quattro su undici la percentuale registrata dalle patavine, ma, nello stesso fondamentale ,più precise Palmieri e compagne , Rosaria Aiello, che nel post partita annuncia il suo addio alla pallanuoto, griffa il definitivo 10-10 e rimanda il verdetto a quella che forse è la conclusione più logica anche se l’auspicio potrebbe essere quello di vedere la reintroduzione, in qualche modo, dei tempi supplementari.
 
Foto Emanuele Pennacchio/DeepBlueMedia
 
Comunicato Stampa Ekipé Orizzonte
L'Ekipe Orizzonte è campione d'Italia per la ventunesima volta
 
Catania trionfa! L’Ekipe Orizzonte è Campione d’Italia di pallanuoto femminile per la ventunesima volta nella sua storia, grazie al 14-11 conquistato ai tiri di rigore sul campo del Plebiscito Padova in GARA 5 della finale scudetto.
Un successo incredibile, sofferto, desiderato, voluto ed estremamente meritato, più che mai.
Una favola e un’impresa frutto del sacrificio del magnifico gruppo plasmato giorno dopo giorno da Tania Di Mario e Martina Miceli, che ha mostrato il grande carattere di questa squadra fino all’ultimo rigore.
Una partita per certi versi anche con contorni drammatici, come altri momenti delle gare di questa finale.
Un match caratterizzato dall’ennesima partenza fulminea delle rossazzurre e dal ritorno delle avversarie, poi finito in gloria con il tiro dai cinque metri di Giulia Emmolo, che ha suggellato il successo dell’Ekipe Orizzonte.
Lo scudetto resta quindi a Catania, com’era successo due anni fa per quello della seconda stella, come sarebbe potuto accadere lo scorso anno se la pandemia non avesse fermato una stagione nella quale sembrava che l’Orizzonte potesse vincere tutto.
È accaduto oggi, con le catanesi che aggiungono un altro tricolore alla Coppa Italia vinta due mesi fa e coronano l’ennesima stagione che resterà negli annali.
Uno scudetto arrivato attraverso i tiri di rigore, che non hanno spaventato l’Orizzonte neanche stavolta, ma anzi hanno regalato alle catanesi un indimenticabile exploit, che chiude nel migliore dei modi la straordinaria carriera di Giulia Gorlero, Arianna Garibotti e Rosaria Aiello.
Tre firme indelebili della storia della società rossazzurra e delle sue vittorie, a cui anche il presidente dell’Ekipe Orizzonte ha dedicato un dolce pensiero al termine del suo commento, poco dopo aver sollevato la Coppa con la squadra: “Indipendentemente dalla vittoria – ha detto Tania Di Mario -, sono felice perché in questo gruppo ci sono davvero tante persone che meritano questo scudetto. A partire da Martina, per il grandissimo lavoro che ha fatto, fino a tutte le ragazze, che hanno sofferto non solo oggi ma praticamente per tutta la stagione. Non so se per chi ha deciso di ritirarsi sia veramente finita perché poi ci si può sempre ripensare, ma se fosse davvero così è bellissimo che sia finita come desideravano”.
L’analisi del coach dell’Ekipe Orizzonte parte da lontano e si lega a tutti i singoli episodi che durante la stagione hanno permesso alla squadra di crescere attraverso l’identità personale di ognuna delle protagoniste, anche grazie al supporto delle figure che lavorano fuori dall’acqua: “In pratica è come se questo scudetto l’avessimo vinto più volte – ha detto Martina Miceli -, ma ogni volta ci sfuggiva la partita di mano. Anche oggi stava per accadere, ma tutto questo ha sicuramente un suo perché. Negli ultimi sei mesi le nostre ragazze hanno giocato con un macigno sulle spalle e per questo sono ancora più orgogliosa di queste donne, ma lo sono davvero di tutto lo staff. Per noi sono stati tutti importanti, non voglio dimenticare nessuno ma ognuno ha fatto il suo. Dagli istruttori di Ekipe, la nostra casa, quella dove c’è sempre chi pensa a non farci mancare nulla, fino alla nostra psicologa, al nostro medico sociale, l’ufficio stampa, la nostra Aurora Coppolino, Tania, Renato e ovviamente tutta la squadra. Abbiamo lavorato ventiquattro ore al giorno e ognuno ha fatto in modo che queste ragazze diventassero donne proprio in questi sei mesi, basti pensare che qualche giorno fa gli istruttori del nostro centro sportivo sono pure venuti a incitarci e fare il tifo per noi durante gli allenamenti. Non è stato facile, ma difficilissimo e logorante. Nell’ultima settimana abbiamo pianto tutte, perché sapevamo che sarebbe stato l’ultimo allenamento, l’ultima trasferta, l’ultima partita, l’ultima volta che stavamo tutte insieme. Ecco perché le nostre ragazze avevano questo macigno addosso e per questo sono ancora più orgogliosa delle donne che sono diventate. Quello che abbiamo vissuto oggi, come ho detto anche a loro, è stato l’inizio di qualcosa di nuovo. Ho ribadito a tutte che oggi stava a loro determinare che tipo di donne volessero diventare, per chi smette, che tipo di giocatrici volessero diventare, per chi continuerà a esserlo. Anche stavolta, anche oggi abbiamo dimostrato che, nonostante le difficoltà e malgrado il rientro in partita del Padova, non abbiamo mai smesso di crederci. Questo perché eravamo proprio convinte di vincere ed è ciò che ha fatto la differenza alla fine. Mi dispiace per le ragazze che smettono, soprattutto perché hanno dato tantissimo alla pallanuoto italiana e probabilmente in determinati casi avrebbero meritato un trattamento diverso, ma questa finale e questa vittoria le ripagano. Perché questa è la loro storia e doveva proprio concludersi così. È quel che ci siamo ripetute stamattina, quando ci siamo dette che la nostra storia l’avremo scritta noi anche oggi, pensando che quando faranno la calzetta racconteranno ai nipotini imprese come quella di stasera. Purtroppo per gli atleti funziona così, è accaduto anche a me e Tania. Finché servi sei osannato, quando smetti di farlo vieni messo da parte. Forse in questi casi basterebbe invece dare un po’ di attenzione anche alle persone ed è proprio ciò che abbiamo fatto noi in tutti questi mesi. Oltre a pensare all’atleta ci siamo concentrate sulla persona, per ognuna delle nostre ragazze. Questa è stata la chiave di volta che ci ha permesso di uscire dal tunnel, nel quale ci siamo ritrovate tra gennaio e febbraio”.