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Editoriale

La Serbia è nella leggenda: doma la Croazia 13-11 e mette al collo il terzo oro olimpico consecutivo

  Pubblicato il 11 Ago 2124  15:38
Serbia-Croazia 13-11( 5.2;3-3;3-3;2-3)
Serbia: Filipovic, Mandic 1, Rasovic S. 1, Randelovic, Cuk 3, Dedovic 2, Drasovic 1, Jaksic N. 2, Vico 1, Ubovic 1, Jaksic P., Rasovic V. 1, Misovic.
Allenatore. Stevanovic
 
Croazia: Bijac, Buric 1, Fatovic 2, Loncar 1, Jokovic 1, Bukic, Vukicevic, Zuvela, Marinic Kragic 3, Vrilic 1, Bilijaka, Kharokov 2, Popadic.
Allenatore: Tucak
 
Arbitri: Margeta(SLO)- Zwart(Ola)
 
Se qualcuno lo avesse pensato ad inizio torneo, specialmente dopo la clamorosa sconfitta contro l’Australia e l’annessa prestazione irritante, sarebbe, probabilmente, stato scambiato per un folle. Ciò che poteva apparire come un’utopia si è invece trasformato nella realtà nuda e cruda perché la Serbia non smette di scrivere la sua straordinaria storia, regola la Croazia 13-11, vince il terzo oro olimpico consecutivo ed eguaglia il record di successi olimpici stabilito dalla grande Ungheria all’inizio degli anni Duemila. La finale in cui la formazione di Tucak partiva in leggero vantaggio in sede di pronostico si rivela un autentico capolavoro dei serbi che partono a razzo, chiudono i primi otto minuti sul 5-2 e sgretolano le certezze dell’attacco avversario difendendo per tre quarti di contesa a zona M, scelta che evidenzia la grande intelligenza tattica di Stevanovic che non mette così la contesa sul pressing e la grande fisicità ma cerca di togliere dal gioco i centri rivali. Se a questo si aggiunge l’impressionante puntualità con cui il sette in calottina bianca sfrutta l’arma della superiorità numerica, il dato della percentuale di realizzazione nei primi tre parziali è a dir poco impressionante, ed il cinismo nel trasformare le occasioni create nei momento chiave il compito diventa davvero proibitivo per i detentori del titolo iridato che hanno il merito di crederci fino alla fine ed escono dall’acqua a testa alta lottando con il coltello tra i denti su ogni pallone e chiude con un bilancio straordinario la sua annata: argento continentale, oro iridato e argento olimpico. La Serbia conferma che la competizione a cinque cerchi è ormai il suo habitat naturale e non deve più ingannare la partenza di una squadra che inizia sempre a rilento ma quando entra nella seconda settimana cambia pelle e diventa il peggior avversario possibile da poter affrontare perché quando sente “l’odore del sangue” difficilmente fallisce l’appuntamento con la vittoria.

Foto: Marcel ter Bals / Associazione di pallanuoto della Serbia