Editoriale

Un gruppo di appassionati che diventa squadra, un torneo che diventa campionato, un meccanismo che diventa macchina: PallaNuotoItalia è un modello che in pochi anni ha dato voce e spazio alla pallanuoto della base, ora è giunto il momento di riconoscere il suo potenziale. Perché non chiamare Lega Dilettanti un’organizzazione che raccoglie in una stagione sportiva più di 40 società, le fa giocare in due campionati estesi in almeno tre regioni, fornisce loro consulenza, materiale tecnico, incentivi, si preoccupa dei più giovani con una Scuola e una Rappresentativa?

PallaNuotoItalia, nata nel 2012 come evoluzione della Dea Association, con questo cambio di denominazione vuole rendere concreto un discorso che altri, a livelli più alti, hanno lasciato cadere prima ancora di cominciare. PallaNuotoItalia è una Lega, un insieme di società che insieme cercano di risolvere i problemi della pallanuoto, promuovendola, giocandola. PallaNuotoItalia è una Lega Dilettanti perché si ferma prima di agonismo e professionismo, come è necessario che sia per non creare sovrapposizioni e fraintendimenti.

Il suo fondatore Alessandro De Tursi l’aveva già anticipato in un’intervista al settimanale Settegiorni: la Lega Dilettanti PallaNuotoItalia è una scelta inevitabile, più che altro una presa di coscienza anche perché non c’è ancora nessun atto formale o un organigramma vero e proprio. PallaNuotoItalia è al vertice di due piramidi: in una, tradizionale, è il culmine della voglia di pallanuoto, nell’altra, rovesciata, è la base del bisogno di pallanuoto. La Lega Dilettanti PNI è sostenuta dalle persone (società, gestori impianti, atleti, tecnici, arbitri), dalla loro connessione che proprio PallaNuotoItalia crea, intreccia ed è pronta a rinnovare per la quarta stagione di fila. Consulenza, ridistribuzione degli utili, iniziative: le potenzialità della Lega e di PallaNuotoItalia sono molteplici e neanche troppo future.