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Editoriale

Barelli: "Società sportive garantiscono sicurezza e salute" (ma la Fin...)

  Pubblicato il 18 Ott 2120  18:25
(dal comunicato Fin) - "Il governo pare abbia l'intenzione di tenere aperti teatri e cinema oltre a bar e ristoranti: una notizia positiva in quanto sono attività importanti per il Paese. Ma non si capisce perché tra i ministri e i membri del CTS c'è chi invece ha preteso di chiudere palestre, piscine e gli impianti sportivi in genere, dove, come noto, vengono garantiti con perizia i protocolli anti virus indicati dalle federazioni nazionali e concordati con il ministero competente".
Il presidente della Federnuoto e parlamentare di Forza Italia, Paolo Barelli, ha protestato parlando con l'ANSA contro l'ipotesi che il nuovo Dpcm preveda, tra le misure per arginare la diffusione del covid, la chiusura di piscine e palestre. "Sembra che ci siano ministri più di peso rispetto ad altri che proteggono le categorie di attività di propria competenza a discapito di altre - aggiunge Barelli - se così fosse, e voglio credere non lo sia, sono sicuro che lo sport reagirebbe con forza. Oltre alla beffa di aver speso ingenti somme per adeguare gli impianti sportivi alle esigenze anti Covid se ne aggiungerebbe ora una seconda: farli chiudere impedendo agli atleti e ai cittadini in genere di praticare in sicurezza lo sport. Se il governo vuole imporre il lockdown al Paese lo faccia, ma non mettendo immeritatamente sul libro nero le attività sportive organizzate per lo più da società dilettantistiche nei propri impianti che garantiscono, in piena sicurezza, la salute a tutti i cittadini e non solo ai campioni".
Ieri sera, al TG1, il presidente Barelli aveva affermato ulteriormente l'importanza delle società e associazioni sportive che consentono e garantiscono la pratica sportiva: "Bloccare lo sport italiano è una decisione molto dura - aveva sottolineato -. Le 70.000 società sportive permettono di praticare attività motoria e sportiva a milioni di italiani".
 
NOTA DELLA REDAZIONE: Barelli ha detto il vero sulle società. Il problema è che la Fin, finora, non ha garantito a sua volta sicurezza e salute alle società dando loro aiuti insufficienti e realizzando un protocollo che non prevede l'obbligatorietà dei tamponi, cosa che - si spera - venga annullata al più presto con una rivisitazione del protocollo.