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Editoriale

Barcelona 92. Il Settebello racconta… ecco Nando Gandolfi

  Pubblicato il 23 Ago 2122  16:09
Concludiamo, con quello odierno, la serie di appuntamenti dedicati ai protagonisti di una delle pagine più belle nella storia dello sport italiano, la vittoria della medaglia d’oro conquistata dal Settebello nella epica finale contro la Spagna, atto conclusivo del torneo a cinque cerchi di Barcellona 92. Ad accompagnarci, per l’ultima volta, nel magico clima della Picornell, è colui che ha impresso, in maniera indelebile, il suo nome nella storia: Nando Gandolfi, l’autore del gol della vittoria a trentadue secondi dalla fine del sesto tempo supplementare.
 
Se deve riassumere il trionfo contro gli spagnoli con un’immagine quale sceglie?
Se volessi essere cattivo direi che il re Juan Carlos che abbandona gli spalti è l’immagine più significativa di un trionfo non atteso che ha lasciato un segno indelebile nella storia degli spagnoli. La felicità della squadra sul podio, invece, è l’icona più significativa di ciò che vuol dire, per uno sportivo, arrivare a quei livelli.
 
Quale è stato, all’interno del torneo, il momento in cui avete capito che la medaglia d’oro poteva essere alla vostra portata?
Se devo essere sincero non so se lo abbiamo mai capito. Abbiamo affrontato partita per partita con serenità e voglia di arrivare al risultato ma senza pressione. Il recupero nel match contro Cuba, perdevamo 7-4 alla fine del terzo parziale, ha rappresentato il momento in cui la squadra ha impresso il cambio di marcia al proprio percorso.
 
Quali emozioni ha provato quando siete usciti sul piano vasca per la presentazione delle squadre?
È stato un misto di tensione, emozione e adrenalina. Il conforto ci veniva dal fatto che gli spagnoli erano più tesi e nervosi di noi. La situazione che si è creata ci ha regalato la consapevolezza di un momento importante ma che potevamo gestire.
 
C’è stato un momento in cui avete temuto di non farcela?
Sotto, alla fine del secondo supplementare, 8-7, mancava davvero poco e lì abbiamo temuto di non riuscire a rientrare. Abbiamo avuto un’opportunità con l’uomo in più che Bovo e Ferretti hanno finalizzato con un gol importante e difficile da realizzare.
 
Quali pensieri sono passati nella sua testa tra l’assist di Campagna e la partenza del tiro che è valso il gol della vittoria?
Pochi pensieri. Nella pallanuoto ci si allinea per vivere situazioni nelle quali poter pensare e altre in cui bisogna agire con prontezza. Conoscevo molto bene Rollan, ci avevo giocato contro diverse volte anche a livello giovanile, sapevo come avrebbe reagito e ho tirato sotto le braccia in velocità. Non c’è stato il tempo per pensare o per riflettere.
 
Il trionfo di Barcellona fu l’inizio di un ciclo memorabile per il Settebello. Quale era il segreto di quella nazionale?
Fondamentalmente era una squadra composta da grandi campioni, molto eterogena, formata da professionisti. Rudic ha portato quel qualcosa in più che ci ha fatto diventare da campioni a vincenti che hanno raggiunto la vetta. Eravamo una squadra di campioni, completa in tutti i reparti, superiore sia dal punto di vista tecnico-tattico che mentale.
 
A settembre uscirà nelle sale 42 Segundos, film dedicato alle vicende della vostra storica rivale. Che cosa potrebbe rappresentare per lo sport italiano un film sulla storia di quel Settebello?
Potrebbe far rivivere grandi emozioni a chi ha vissuto quegli anni insieme a noi ed essere un grande esempio per i giovani che si affacciano  alla pratica sportiva.