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R.N. Sori: conosciamo meglio Hrvoje Brlecic

  Pubblicato il 28 Ott 2015  13:52
COMUNICATO STAMPA R.N. SORI
Al tempo di Carosello, quando lui non era ancora nato, avrebbe impersonificato la figura del nemico di Jo Condor, cioè il gigante buono. Fuori dall'acqua, però... dentro, si trasforma e diventa 'cattivo'.
E' uno dei tanti stranieri arrivati in Italia nel nuovo campionato, uno dei tre della R.N. Sori, un giocatore che Polipodio, Marsili e Cavallini hanno fermamente voluto. Andiamo a conoscerlo.
“Sono nato a Zagabria, dove ho giocato con la seconda squadra della città quando ho iniziato la mia avventura in pallanuoto. All'età di 17 anni circa sono passato alla Mladost. Il mio ruolo, data la stazza fisica, è stato naturalmente da subito centroboa. In quell'occasione abbiamo disputato un gran campionato vincendo la coppa di Croazia, battendo in finale lo Jug Dubrovnik. Ho fatto la mia bella esperienza di Europa League, della quale sono fiero. Poi sono venuto in Italia, ma a Cosenza non mi sono trovato bene. Ma non voglio dire altro perchè sono ricordi spiacevoli. Sono tornato in Croazia al Sibenik, dove abbiamo allestito una squadra di vecchi amici, che è anche andata molto bene, perché per la prima volta nella storia di questa società abbiamo disputato le Coppe Europee. Nell'occasione abbiamo battuto ben due volte il Brescia che era una gran squadra, ciò che per noi ha rappresentato un gran risultato. Abbiamo perso solo dal Primorac Kotor che poi a Rijeka diventò campione d'Europa contro la Pro Recco".
 
Perchè da una società come la Mladost, una delle più titolate d'Europa, sei venuto in Italia la prima volta?
“Ero un giovane, volevo cercare nuove esperienze. Il campionato italiano mi allettava molto perchè era qualcosa di nuovo e di diverso dal nostro, Putroppo ho scelto male, l'esperienza per me è stata negativa e sono tornato a casa".
 
Chi ti ha voluto qui, al Sori, in questa tua seconda esperienza italiana?
“Sinceramente non lo so, forse la società, forse il mio allenatore, Cavallini. Io non mi sono posto il problema: penso solo al Sori, a prendermi la mia rivincita nella pallanuoto italiana e sono concentrato solo sulla conquista di qualche punto che ci manca ancora tanto in classifica".
 
Da Zagabria, capitale europea, a Sori, un minuscolo paesino. Hai sofferto?
“No, assolutamente. Conoscevo il paese e la piscina perchè parecchie volte ero venuto a giocarci, anche contro la Pro Recco nelle partite europee. Pensavo all'inizio che sarebbe stato duro, ma ho scoperto che Genova è una bellissima città, che Sori fa praticamente parte di questa città e che gli abiranti sono persone meravigliose, che mi hanno accolto come un loro familiare. E' un rapporto perfetto".
 
Con i compagni?
“Tutto benissimo, in vasca e fuori della vasca. Ci capiamo bene, le persone del posto, come detto, sono brava gente. Non penso di essere stato tanto fortunato da aver conosciuto solo quelle brave. Mi sono reso conto che sono tutte così. Per ora è una situazione perfetta per me".
 
Che cosa pensi possa ottenere questo Sori?
“Secondo me, molto. Abbiamo tanti giovani in squadra, come età media siamo forse la compagine più giovane di A1. Abbiamo titolare e goleador un ragazzino di 17 anni, cosa che nella Mladost era assolutamente preclusa per un ragazzino di tale età.
Dobbiamo scrollarci di dosso quei zero punti in classifica. Siamo ultimi a zero punti. Dobbiamo partire da zero e far finta di cominciare il campionato ora. Dobbiamo migliorare tanto con il lavoro ed evitare quegli errori fondamentali, di base, che sono tollerabili in A2 ma non in A1, che è tutt'altra categoria".
 
Hobbies?
“Sono sposato di fresco e sono molto contento, quindi sul capitolo donne direi senz'altro no. Mi piace la musica, sento molto quella balcana perchè stare lontano dal tuo Paese ti dà un po' di nostalgia e sentirla è un po' come essere a casa... ma niente di speciale. Alla sera spesso usciamo. Abbiamo tanti amici, anche stranieri, ci concediamo qualche serata in ristorante e trascorriamo assieme qualche momento in tranquillità”.
 
A proposito di ristorante, che cosa ti ha colpito della cucina ligure?
“Devo dire per forza focaccia. Se dico qualcos'altro ho paura di sbagliare. Se dico focaccia non sbaglio di sicuro”... e giù una bella risata fragorosa (come altre durante l'intervista) che testimonia di un carattere gioviale e di una persona disponibilissima al dialogo e alla sdrammatizzazione. Molto meno orco di quanto il suo aspetto fisico possa far pensare. Un bell'acquisto davvero.
Guido Martinelli

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