Attendere prego...

Archivio News

Waterpolo People

Noce cattura l'assassino: ecco l'ottava puntata del nostro giallo sulla pallanuoto

  Pubblicato il 13 Lug 2117  17:15
Mercoledì 2 marzo - Lunedì 9 marzo
 
Furono cinque giorni di duro lavoro. La iena non badò a spese, tanto paga lo stato. Mercoledì 2 marzo radunò tutti gli uomini a disposizione: "Lavorerete a questo caso anche sabato e domenica, avrete una piccola gratifica in busta paga e recuperete il giorno perduto la prossima settimana".
Il piano di lavoro era il seguente:
1. Interrogare tutti gli abitanti dei palazzi di via Fasano per appurare se qualcuno aveva assistito all'investimento del pensionato e ricordava qualcosa che potesse essere utile all'individuazione non tanto dell'assassino (non era uscito dall'auto), ma della marca della vettura.
2. Interrogare tutti gli esercenti di via Fasano e delle strade successive. Qualcuno la sera del 17 gennaio poteva aver visto la vettura dell'assassino, che si era dato alla fuga nell'intento di far perdere le proprie tracce.
I cinque giorni di lavoro non andarono sprecati. La testimonianza del ragazzo che lunedì 9 marzo si presentò nell'ufficio della iena sarebbe stata decisiva per lo sviluppo delle indagini. Si chiamava Antonio Passaro e aveva 17 anni.
"Allora, Antonio, vuoi ripetermi quello che hai già detto ai miei uomini?".
"Quella sera, il 17 gennaio, sono andato con amici a giocare a biliardo nella sala giochi di via Campi Flegrei. Dentro non si può fumare, il proprietario ci fa un mazzo così soltanto se ci azzardiamo ad accendere una sigaretta. Ad un certo punto sono uscito per fumare. Dopo un paio di minuti ho sentito una brusca frenata, mi sono voltato e ho visto una macchina blu ferma venti metri più avanti. E' scesa una ragazza bionda, era fuori di sè: ha urlato al guidatore "Brutto bastardo, non finisce qui", ha sbattuto la portiera e, mentre la vettura è ripartita, si è avvicinata e mi ha chiesto dove poteva prendere un autobus per andare al porto di Pozzuoli. Le ho dato le indicazioni e la ragazza si è diretta verso via Annecchino, dove passa il 421 che conduce al porto".
"Descrivimi la ragazza".
"Alta, bionda, bellissima. Poteva avere al massimo 25 anni".
"Sei riuscito a vedere l'uomo?".
"No, commissario. Non è uscito dalla macchina e nemmeno si è sporto dal finestrino. Anche se lo avesse fatto, avrei potuto vedere poco o nulla perchè si è fermato in una zona scarsamente illuminata".
"Perlomeno sei riuscito a vedere che macchina era?"
"Una Subaru, commissario. Non so dirle il modello, ma sicuramente era una Subaru di grossa cilindrata".
 
***

Si fa presto a dire "una Subaru di grossa cilindrata". I modelli sono tanti. Noce accese il computer, andò su Google, scrisse Subaru e mostrò al ragazzo tutti i modelli.
"Allora, la riconosci?".
"Commissario, mi chiede troppo. Come le ho detto, il guidatore si è fermato in una zona poco illuminata, è già tanto che abbia visto che si trattava di una Subaru blu. Una cosa, però, gliela posso dire con certezza: la macchina non aveva l'alettone che si vede qui su alcuni modelli".
"Ok, puoi andare. Ci sei stato davvero di grande aiuto".
Il ragazzo si avviò verso la porta, poi si fermò di botto. "Ah, commissario, non so se può esserle utile, ma è successa una cosa strana. Dopo essere scesa dalla Subaru, la ragazza ha preso il cellulare e ha fatto una fotografia alla macchina mentre ripartiva".
 
***

I fatti, secondo la ricostruzione del commissario, erano andati così: Angela incontra quello che sarà il suo assassino nei giorni precedenti il 17 gennaio. L'uomo invita la ragazza a cena e si danno appuntamento al porto di Pozzuoli. Angela sale sulla Subaru del suo accompagnatore e l'uomo imbocca via Fasano presumibilmente con l'intenzione di raggiungere un ristorante del litorale flegreo. A via Fasano, forse distratto dalla presenza della ragazza, e sicuramente a causa della scarsa illuminazione, il guidatore della Subaru tampona la bicicletta di Giuseppe Cuomo: il pensionato nella caduta batte il capo sul pavimento stradale e muore. L'omicida non si ferma, non rallenta neppure. Angela, seduta accanto a lui, probabilmente lo invita a tornare indietro e a prestare soccorso all'investito. L'uomo non l'ascolta e prosegue in via Annecchino. Giunto nella piazzetta di Arco Felice, gira a destra e sale per via Campi Flegrei, la strada che porta verso la Tangenziale. La discussione con Angela diventa litigio, la ragazza chiede all'uomo di fermare la macchina e, dopo essere scesa, fotografa la targa della vettura. Sarà quella la prova con la quale ricatterà l'uomo della Subaru. Costui, per sfuggire all'estorsione, ammazza la ragazza il 20 febbraio e Nicola Abruzzese tre giorni dopo.
Dove si è diretto l'assassino dopo aver lasciato Angela? "Probabilmente non ha preso la Tangenziale per evitare che il suo passaggio risultasse ad uno dei caselli - disse la iena agli uomini radunati nel suo ufficio -. Tuttavia, non possiamo trascurare questa ipotesi, quindi vi chiedo ugualmente di fare un controllo. E' probabile che l'omicida si sia diretto verso la Domitiana, ma non credo abbia fatto molta strada: nella zona i posti di blocco sono frequenti. Potrebbe, dunque, essersi fermato dopo qualche chilometro in un motel dove ha cenato e forse trascorso la notte. So che sarà una faticaccia, ma è necessario che voi interroghiate tutti i proprietari dei ristoranti e degli alberghi della zona. Buon lavoro".
Quella sera sulla porta di uno dei cessi del commissariato comparve la scritta: "Non solo è frocio, è completamente fuori di testa".
Mentre i suoi uomini erano impegnati a raccogliere prove sulla Domitiana, Noce si occupò da solo dell'indagine più importante. Non erano molti i concessionari Subaru a Napoli e Provincia e al quarto tentativo il commissario fece "Bingo".
"Si chiama Vittorio Mottola e abita al Corso Umberto 96. Ha acquistato da noi una Subaru Outback in contanti il 12 ottobre 2016. La fotocopia del documento non è chiarissima, ma credo proprio che corrisponda alla descrizione che mi ha fatto".
Se non fosse stato gay, Arcangelo Noce avrebbe baciato la bionda impiegata della concessionaria "Auto Dream" di via Scarfoglio ad Agnano. Si limitò a dirle: "Non so come ringraziarla. Le lascio il mio numero di cellulare: di qualsiasi cosa avesse bisogno...".
Metamorfosi di una iena. Quando raggiungeva un traguardo diventava dolce come un labrador.
 
***
 
Giovedì 12 marzo - Ore 9
 
Interrogatorio di Vittorio Mottola condotto dal Procuratore Dario Torraca alla presenza del commissario Noce e dell'avvocato di Mottola, Piergiorgio Marano.
 
Procuratore Torraca: "Lei è indagato per gli omicidi volontari di Angela Salviati e Nicola Abruzzese e per l'omicidio colposo di Giuseppe Cuomo. Ammette di essere il colpevole di questi reati?".
Mottola: "Non so neppure di cosa stia parlando".
Procuratore Torraca: "Il 17 gennaio scorso, alla guida della sua Subaru, alle 20,30 circa lei ha investito e ucciso il 68enne Giuseppe Cuomo in via Fasano a Pozzuoli. Non si è fermato per soccorrerlo e ha proseguito come se nulla fosse accaduto fino a quando Angela Salviati, che era in macchina con lei, l'ha costretta a fermare l'autovettura in via Campi Flegrei perchè voleva scendere".
Avvocato Marano: "Le prove, signor procuratore... dove sono le prove di tutto questo? Lei non ha il diritto di accusare il mio cliente se non può provarlo".
Procuratore Torraca: "Signor Mottola, dov'era lei alle 20,30 del 17 gennaio scorso?".
Mottola: "Sono trascorsi quasi due mesi, come faccio a ricordarlo?"
Procuratore Torraca: "Lei conferma di non essere stato a Pozzuoli in via Fasano alle 20,30 di quel giorno?".
Mottola: "Certo che lo confermo! Sarà una vita che non vado da quelle parti".
Procuratore Torraca: "A noi, invece, risulta il contrario. Il 17 gennaio, alle ore 21,15 circa, lei ha pranzato nel Motel "Esso" in via Domitiana, a dieci chilometri circa da via Fasano. Poi ha preso una stanza e vi ha trascorso la notte. Ecco qui", e mostrò a Mottola la fotocopia della pagina del registro del Motel con la sua firma.
Mottola impallidì, ma si riprese subito.
Mottola: "D'accordo, vi dico tutto. A me piacciono molto le donne di colore. Quella sera sono andato sulla Domitiana, sono stato con una puttana, poi mi è venuto appetito e mi sono fermato al primo Motel. Dopo cena non mi sono sentito bene, forse il pesce che ho mangiato era guasto, e ho preferito fermarmi per la notte".
Procuratore Torraca: "E perchè non ce l'ha detto prima? Si vergognava? Adesso mi dica: ha mai visto questa ragazza?". E spinse verso Mottola la fotografia di Angela Salviati.
Mottola: "No. Di chi si tratta?".
Procuratore Torraca: "Si chiama Angela Salviati. Era con lei il 17 gennaio a Pozzuoli quando ha investito con la sua Subaru Giuseppe Cuomo. Quella sera, dopo l'incidente, la Salviati ha fotografato la targa della sua vettura e ha cominciato a ricattarla. E il 20 febbraio lei l'ha uccisa".
Avvocato Marano: "Fantascienza, pura fantascienza, signor procuratore. Le ripeto, ci vogliono le prove per sostenere questo tipo di accuse, e voi non avete in mano nulla".
Il procuratore continuò a ignorare l'avvocato
Procuratore Torraca: "Signor Mottola, ricorda dov'era il 23 febbraio scorso alle ore 21,10?".
Mottola: "No".
Procuratore Torraca: "Glielo dico io. Il 23 febbraio alle ore 21,10 il suo cellulare ha segnalato la sua presenza a Fuorigrotta, e precisamente in via Giulio Cesare. Cosa stava facendo?".
Mottola: "Vado spesso a Fuorigrotta a fare acquisti, si compra bene".
Procuratore Torraca: "Alle 21,10 i negozi sono chiusi. Cosa stava facendo alle 21,10 di quella sera, signor Mottola?".
Mottola: "Sono salito in macchina e sono tornato a casa".
Procuratore Torraca: "Lei quando sale in macchina spegne il cellulare?".
Mottola: "Qualche volta. Preferisco guidare senza l'assillo di dover rispondere. Ma perchè me lo chiede?".
Procuratore Torraca: "Perchè da quel momento, spegnendo il cellulare, ha fatto perdere le sue tracce. Tuttavia lei non è risalito subito in macchina. Lei è andato nel parcheggio di via delle Crociate, si è nascosto tra le vetture posteggiate, ha atteso l'arrivo di Nicola Abruzzese e lo ha ucciso colpendolo alle spalle con un tubo di ferro".
Avvocato Marano: "Questo è il terzo omicidio, signor procuratore, di cui sta attribuendo la responsabilità al mio cliente senza possedere uno straccio di prova. Ha intenzione di andare avanti così? C'è per caso qualche altro delitto che ha deciso di attribuire al mio cliente? Ce lo faccia sapere subito così risparmiamo tempo".
Stavolta il procuratore rispose.
Procuratore Torraca: "Non le sembra che tre persone morte siano sufficienti, avvocato? Signor Mottola, lei è mai stato nel negozio d'abbigliamento "Grey Fashion" di Corso Umberto?".
Mottola: "Può darsi, non ricordo".
Procuratore Torraca: "C'è stato, e precisamente lunedì 16 gennaio, il giorno prima della morte di Giuseppe Cuomo. Ha acquistato una camicia blu e l'ha pagata con la sua carta di credito. Lo sa chi lavorava in quel negozio, signor Mottola?".
Mottola: "No".
Procuratore Torraca: "Una commessa che si chiamava Angela Salviati, e lei lo sa benissimo perchè proprio quel giorno l'ha invitata a cena per il 17 gennaio. Lei è sposato, vero, signor Mottola?".
Mottola: "E questo che cosa c'entra?!". Una risposta rabbiosa.
Procuratore Torraca: "Stia calmo e risponda alla domanda".
Mottola: "Si, mia moglie si chiama Ludovica, e lei lo sa benissimo".
Procuratore Torraca: Da quanti anni è sposato, signor Mottola? Avete figli?". Il procuratore era a conoscenza anche di queste informazioni. Voleva fargli perdere il controllo.
Mottola: "Da 22 anni. Abbiamo due figli, Alda di 20 e Roberto di 17. Ma non vedo cosa c'entri tutto questo con i delitti".
Procuratore Torraca: "Quali delitti? Da quello che ci ha detto finora, per lei è come se nulla fosse accaduto. Comunque, lasci giudicare a me se le domande sono opportune o meno e si limiti a rispondere. Cosa fa per vivere, signor Mottola".
Mottola: "Sono gioielliere. Ma anche questo lei lo sa benissimo".
ProcuratoreTorraca: "Gli affari devono andarle molto bene. Siamo in possesso della sua situazione bancaria, dalla quale risulta che lei ha effettuato alcuni prelievi: 15.000 euro il 19 gennaio, cioè due giorni dopo la morte di Giuseppe Cuomo, altri 15.000 il 2 febbraio e infine 20.000 euro il 14 febbraio. Totale 50.000 euro. Cosa ha fatto di questi soldi, signor Mottola?".
L'avvocato Marano sapeva che prima o poi questa domanda sarebbe arrivata. Intervenne prontamente
Avvocato Marano: "Da questo momento, avvalendosi di ciò che gli consente la legge, il mio cliente non risponderà più alle sue domande".
 
***
 
Venerdì 13 marzo - Ore 10

Cercasi prove. "Se andiamo in tribunale con quello che abbiamo in mano, il giudice si fa una risata e ci manda tutti a casa".
Il procuratore Torraca chiese a Noce di intensificare gli sforzi per far sì che ai tantissimi indizi raccolti si aggiungesse qualcosa di veramente concreto sul conto di Vittorio Mottola.
Noce chiese al procuratore Torraca un mandato di perquisizione per l'abitazione di Mottola e per il suo negozio di gioielliere. Risposta negativa: "Mi spiace, ma non ci sono i presupposti".
Non potendo entrare in casa Mottola, la iena fece entrare Ludovica Minopoli, la moglie del gioielliere-assassino, a casa sua. Cioè nell'ufficio del commissariato di Fuorigrotta.
Noce sbagliò in pieno le previsioni: si aspettava una di quelle donne-zombie completamente rifatte che fanno la fortuna dei chirurghi plastici ("Li arresterei in blocco per truffa") e invece si trovò di fronte una bella signora bruna dai lineamenti intatti, senza un filo di trucco. Pur essendo la moglie di un gioielliere, Ludovica Minopoli portava soltanto un orologio sulla sua pelle bianchissima ("E meno male che a Mottola piacciono le donne di colore!").
"Mi spiace averla dovuta convocare qui in commissariato. Ne avrei volentieri fatto a meno, ma...".
La Minopoli lo interruppe subito: "Non deve dispiacersi, lei sta facendo il suo dovere. Sono a sua disposizione per qualsiasi chiarimento".
Vista la disponibilità, Noce non si perse in preamboli: "Suo marito è sospettato di aver commesso tre delitti, l'omicidio colposo di...".
"La donna lo interruppe nuovamente: "Sono a conoscenza di tutto, commissario. Io purtroppo non lavoro, mio marito non ha voluto. E i miei figli ormai sono grandi, non hanno più bisogno di me. E neppure mio marito, che passa una serata si e l'altra pure con le sue amanti. Quindi devo pure passare il tempo: quello che non leggo sui quotidiani, lo apprendo dalla televisione. Al contrario di me, lei non ha tempo da perdere, quindi le dico subito che mio marito non ha ucciso Angela Salviati. La sera in cui è stata ammazzata, Vittorio era a casa, e non eravamo soli. C'erano un suo collega gioielliere, Carlo Marra, e la moglie Vittoria. Hanno cenato con noi e sono rimasti fino a mezzanotte inoltrata. Potranno confermare che mio marito non si è allontanato neppure per un attimo. Quanto agli altri due delitti, può essere stato tranquillamente lui: quando sono stati commessi non eravamo insieme".
Mario Corcione
(fine dell'ottava puntata)
 
LA NONA PUNTATA SARA' PUBBLICATA MARTEDI' 11 LUGLIO
 
LA SETTIMA PUNTATA

Inviaci un tuo commento!

(la tua email email non verrà pubblicata nel sito)
I dati personali trasmessi saranno trattati direttamente da A.S.D. WATERPOLO PEOPLE quale titolare del trattamento ed esclusivamente per lo scopo richiesto garantendo la riservatezza e la sicurezza dei dati.

I dati personali saranno conservati solo il tempo esclusivamente necessario. Ogni interessato può esercitare il diritto di avere informazioni sui propri dati ai sensi dell'art. 7 dlgs 196/2003.

La preghiamo quindi di fornire il suo consenso al trattamento dei dati cliccando sull'apposito riquadro.

* campi obbligatori
Attendere prego...

Grazie della collaborazione!
Il tuo commento è stato registrato in archivio e sarà visibile nel sito dopo l'approvazione amministrativa.

Ok