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L'uomo che visse tre volte: Stefano Luongo (di Franco Carrella)

  Pubblicato il 04 Ott 2019  08:46
DA "LA GAZZETTA DELLO SPORT" DI OGGI (articolo di Franco Carrella)
 
Il filo d’oro che lega Gwangju a Tokyo, il trionfo mondiale e le speranze olimpiche, si posa sul campionato numero 101. Rilanciata dalle imprese del Settebello, all’alba della nuova stagione, la pallanuoto italiana rimette la Pro Recco al centro della scena e abbandona la Final Six che nelle intenzioni avrebbe regalato più incertezza. Invece i cannibali sono arrivati a 14 titoli di fila e promettono di allungare la serie, nell’anno in cui le principali rivali si sono risparmiate sul mercato.
Quel filo d’oro è anche tra le mani di Stefano Luongo, l’uomo delle mille rinascite. Rischiò di morire, perse la Pro Recco e la Nazionale. Ora è qui a godersi la vita, la riconquista del club più importante e della calottina azzurra. «I momenti più bui mi hanno fortificato, fisicamente e mentalmente. Ho imparato a gestire la pressione, ho capito che ogni ostacolo è superabile. S’è alzata la mia soglia di sopportazione. Se penso quando mi dissero “Non potrai più giocare a pallanuoto”...» sospira l’attaccante  di Chiavari, 29 anni, capocannoniere dell’ultimo torneo con la Sport Management Busto Arsizio (81 gol). Nel dicembre 2013, a Napoli, l’odissea: Luongo gioca nell’Acquachiara e prima del derby con la Canottieri accusa forti dolori all’addome. Si precipita al Pronto soccorso e gli viene diagnosticata un’enterite: «Stia tranquillo, vada a casa». Notte insonne, qualcosa non va. Nuova corsa all’ospedale, un’ecografia rivela infezioni provocate da una peritonite e si rende necessario l’intervento chirurgico. «Avevo litri di pus. Non sono un colosso, ma il fisico da atleta mi ha sorretto». L’incubo non è finito, perché Stefano nei giorni successivi continua a non sentirsi bene: la Tac riscontra due sacche di sangue formatesi probabilmente per la difficoltosa suturazione nel primo intervento, quindi è costretto a sottoporsi a un’altra operazione. Rientrerà in acqua l’8 marzo 2014, accorciando i normali tempi di recupero di un mese e mezzo. «Avevo due strade davanti: abbattermi o tornare più forte di prima. Ho scelto la seconda, anche perché sostenuto da tanto affetto».
Senza Giochi
Dal dramma vero alla delusione sportiva del 2016, quando Luongo viene escluso  dal Settebello che vola ai Giochi di Rio. Ci resta molto male e lo fa sapere pubblicamente, così la sua esperienza in azzurro sembra chiusa per sempre e si fa largo l’ipotesi di accettare l’offerta della Georgia. «Prendere la cittadinanza per meriti sportivi e giocare in quella Nazionale, un’idea che mi stuzzicava. Ma anche in questo caso ho tenuto duro, sperando che si riaprisse una porticina». Cosa che avviene ad aprile di quest’anno: la chiamata di Sandro Campagna per il collegiale di Novara. «Non me l’aspettavo anche perché ci eravamo lasciati a muso duro, ma il c.t. ha dimostrato ancora una volta di non dimenticare nessuno. A Busto, con la guida di  Baldineti, sono cresciuto difensivamente e sono diventato più altruista: fattori che hanno pesato nelle convocazioni di Campagna. I gol non sono tutto, anche se so farli... Pure le nuove regole, visto che so esaltarmi nell’uno contro uno, hanno contribuito a rilanciarmi». E a Gwangju è andato a segno in tutte le sei partite: il suo tiro improvviso dal «lato buono» è diventato un marchio di fabbrica. «L’oro mi ripaga anche dei Mondiali 2011 a Shanghai, quando vidi le partite dalla tribuna mentre i compagni vincevano il titolo: ero il 14°». Sarà però più dura la lotta per una calottina ai Giochi di Tokyo, visto che ogni squadra sarà composta da 11 e non 13 giocatori: «Una decisione non condivisibile, in una pallanuoto fatta di più espulsioni».
Domani, dunque, scatta il campionato. Figlio  (papà Marco e mamma Rossella) e fratello di pallanuotisti (Michele, bomber della neopromossa Rari Nantes  Salerno, e Luca), Stefano torna nel Recco con cui giocò nel 2012-2013 vincendo scudetto, Coppa Italia e Supercoppa europea. «Sono strafelice di lavorare con Rudic, un maestro. Anch’io credo che il gap con le rivali sia aumentato, ma non diamo niente per scontato: le nuove regole in A-1 sono un’incognita».
Franco Carrella
 

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