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Le riprese subacquee: l'opinione del regista Rai Dario Barone

  Pubblicato il 16 Gen 2116  10:16
Sembra che la questione delle riprese subacquee abbia suscitato un certo interesse. Vale forse la pena di parlarne un po’. Nelle manifestazioni importanti la regia ha di solito a disposizione due camere subacquee, posizionate nei pressi delle due porte, remotate, cioè guidate da una postazione e da un operatore che può farle girare sull’asse e zoomare. Normalmente, a quanto vedo, vengono utilizzate per mostrare immagini spettacolari, anche se non particolarmente mirate. Qualche volta, quando sembrano riferirsi all’azione del giocatore/trice, che ha subito un certo fallo o che ha fatto un bel movimento, vengono mostrate nel replay dell’ultima azione giocata, altre volte nell’ambito di hi-lights generici. Può anche capitare che, considerate le prese dei difensori, si vedano particolari diciamo intimi, in particolare tra le giocatrici che hanno il costume intero che meglio si presta alle prese “alte”. Dubito che, per la riproposizione di questi particolari, si vada a cercare volontariamente l’immagine galeotta, ma non escludo che non si faccia il possibile per evitarne la visione, se capitano (si consideri che il personale impegnato nelle produzioni è, nella quasi totalità, di sesso maschile). Che poi questo si possa ricondurre a una visione “slava” sminuente della figura femminile, mi permetto di escludere, pur senza averne l’assoluta certezza. Forse qualcuno ricorderà come alcuni anni fa si inquadrassero fin troppo spesso le mani dietro la schiena della pallavolista che in attesa del servizio chiamava lo schema con tutto ciò che si può vedere dietro le dita e devo aggiungere che una volta alcuni anni fa mi capitò che nella proposizione tempestiva di un replay  della camera stretta non subacquea, mi accorsi in onda che la presa della giocatrice di difesa aveva completamente scoperto il seno dell’avversaria. In definitiva credo che sia necessario coniugare l’interesse informativo, con quello spettacolare e, soprattutto, con i limiti del buon gusto.
Più in generale ci si dovrebbe chiedere che cosa si voglia mostrare con le camere sott’acqua. Non gli schemi, né l’azione. Certo aiutano chi non abbia dimestichezza con la realtà della pallanuoto a capire cosa accade veramente. E’ evidente che in quest’ottica e avendo l’obiettivo di spettacolarizzare, nel corso di una partita, sarà opportuno usarle con moderazione. Diventa piuttosto complicato utilizzarle con lo scopo di descrivere l’azione specifica, perché non è facile orientare la camera in modo da isolare la coppia che interessa; occorre inoltre un occhio particolarmente allenato ed esperto di pallanuoto per comprendere quando il movimento subacqueo è evidente e soprattutto decisivo per la migliore comprensione dell’azione nel replay. Quando ci occupammo delle riprese dei mondiali di Roma nel 2009, cercammo una soluzione, così congegnammo una doppia inquadratura puntata sulla coppia centrale, una telecamera dedicata da fuori acqua e quella subacquea. Con l’aiuto del replaysta accoppiavamo le due inquadrature sincronizzandone i tempi e dividevamo l’immagine in due metà, superiore con la parte al di sopra dell’acqua e inferiore con quella al di sotto. Quando l’azione era interessante cercavamo di riproporla così. L’idea era, credo, buona, ma molto complicata da realizzare anche perché non sempre la camera subacquea riusciva a isolare i corpi della coppia che interessava, e così i risultati non furono entusiasmanti, nel senso che, a fronte di alcuni replay molto belli, molte altre volte non riuscimmo nei tempi giusti a costruire l’immagine.
Per quanto riguarda le riprese di Belgrado, mi sembra che siano apprezzabili, almeno per quanto visto finora. I replay sono utilizzati perlopiù nei tempi giusti, poche le interruzioni indebite nelle immagini del gioco, molto giusta la decisione di evitare i tradizionali primi piani del portiere a inizio azione e di seguire la stessa azione puntandola sul gruppo di giocatori in trasferimento senza occuparsi della posizione del pallone, in quei casi sempre innocuamente nelle mani del portiere. Molto belle le immagini strette molto definite sui volti dei giocatori riproposte negli intervalli. Discutibile la posizione laterale delle microcamere fisse attaccate alla struttura delle porte. Inutile e, secondo me, brutto da vedere il riquadro col giocatore espulso che si avvia nel pozzetto, anche perché ripreso dalla camera dal lato opposto e quindi in “scavalcamento di campo”. Qualche replay inutile su situazioni poco significative e, per me la lacuna maggiore, quasi mai replay sulle azioni fallose importanti e anche sulle azioni che provocano i rigori. Vedremo se nelle fasi decisive ci sarà un implemento della dotazione. Se dovessi aggiungere qualcosa, punterei su una telecamera in alto che scorre su cavi, con l’inquadratura zenitale utile per apprezzare gli schemi di gioco.
Dario Barone
 
L'OPINIONE (di Stefano Carbone)
Trovo oltremodo fuori luogo i replay della regia internazionale (penso serba) che mostrano fuoriuscite di seni e tutto quanto fa... pruderìe (e non spettacolo come nella mitica Odeon di Brando Giordani ed Emilio Ravel, che con la presentazione della compianta Laura D'Angelo ci mostrò, appunto, i primi seni nudi in tv dal Crazy Horse). Io penso che se in presa diretta a causa di una trattenuta si mostra una fuoriuscita di un seno non ci sia proprio nulla di male, ma mi urta che si vadano a cercare scientemente riprese subacquee ad hoc al solo scopo di violare l'intimità di queste ragazze ed immolarla al voyeurismo maschile di una parte di pubblico.
Lungi da me il bigottismo (ho perfino fatto qualche felicissima esperienza naturista in Yugoslavia con una ex fidanzata) e a volte penso che il bikini sia la soluzione migliore a queste continue scorrettezze che il costume intero favorisce, però certe impostazioni registiche andrebbero evitate, tanto più in un momento storico allucinante come questo, con i vergognosi fatti di Colonia dove centinaia di esseri senza cultura nè rispetto per chi ne ha una (e aggiungo che personalmente sono profondamente di sinistra, ma sul rispetto non transigo) hanno mostrato a che infimi livelli può scendere la razza umana, in particolare il genere maschile. 
Non mi stupisce che la Serbia sia ancora così indietro nella pallanuoto femminile, sport nel quale avrebbero potenzialità e mezzi per dominare almeno quanto nella maschile se solo le donne avessero pari opportunità e pari rispetto. 
E mettere in burletta la pallanuoto giocata dalle donne non vorrei fosse un modo per screditare un torneo nel quale la loro nazionale colleziona figure ridicole a ripetizione, fra l'altro.
Stefano Carbone
 

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