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Le prime quattro puntate

  Pubblicato il 27 Nov 2119  19:51
Il vecchio salì con una velocità sorprendente per i suoi 76 anni la scala di pietra che dalla strada portava al giardino del professor Sirago. Aveva con sè un cestino di vimini. Erano da poco passate le 7. Si accovacciò sull'erba e rapidamente raccolse una decina di mele. Fece per dileguarsi ma...
"Dove cazzo crede di andare, Moccia?".
La testa riccioluta sale e pepe di Michele Sirago era spuntata dalla finestra della camera da letto del professore.
"Questa roba è mia!", rivendicò il vecchio e batte più volte la mano destra sul petto per ribadirlo con forza.
"Lasci le mele o chiamo la Polizia", intimò Sirago.
"Non ce n'è bisogno". Un uomo sulla cinquantina, con indosso il pigiama, sbucò dalla villetta confinante con quella del professore e raggiunse il luogo della disputa.
"Cosa diavolo ci fa lei qui?", chiese stupito Sirago.
"Chi cazzo è lei?", domandò il vecchietto.
"Polizia. Sono il commissario Noce".
"Certo, e io sono...", ma non aggiunse altro. Arcangelo Noce gli aveva spiattellato davanti alla faccia rugosa il suo distintivo.
"Se non ho sentito male, lei si chiama Moccia, giusto?", chiese il commissario.
L'uomo non rispose.
"Bene, signor Moccia. Cosa ha da dire a sua discolpa?", disse con aria severa al vecchio facendo l'occhiolino a Sirago.
"Discolpa? Discolpa di che? Io ho perfettamente ragione. Queste mele - e mostrò il cestino a Noce - sono cadute dal mio albero, quindi sono mie".
"Eh no, caro signor Moccia. La legge dice esattamente il contrario. L'albero appartiene a lei, le mele no. Sono cadute nel giardino del prof. Sirago e quindi adesso sono sue. E non è tutto, lei si è intrufolato senza permesso nella proprietà del professore: appropriazione indebita e violazione di domicilio. Lei è incensurato?".
Sirago, che era rimasto affacciato alla finestra, se la stava spassando. "E non è la prima volta che succede", disse ad alta voce.
"Stia zitto lei, potrà intervenire soltanto quando le darò il permesso di farlo", ammonì Noce aggiungendo immediatamente dopo: "Ecco adesso può parlare. Vuole sporgere denuncia?".
"Ma quale denuncia?", intervenne Moccia. "Ora mi ricordo di lei, è stato qui anche l'anno scorso. Più volte lei e quel bel tipo - e indicò Sirago - avete mangiato insieme sotto il suo porticato. Siete amici, quindi tutto quello che ha detto finora non vale un fico secco".
"Benissimo. Vuol dire che andrò a prendere il cellulare e chiamerò il vice commissario Ragozzino della polizia di Castellabate. Ci penserà lui a fare la denuncia d'ufficio", e s'incamminò verso casa.
"E va bene, tieniti le tue maledette mele!", sbottò il vecchio rovesciando il cestino sull'erba.
Noce tornò sui suoi passi, raccolse una mela, la pulì sommariamente sul dorso del braccio sinistro e l'addentò. "Complimenti, signor Moccia, sono davvero buone. E adesso si tolga dai coglioni".

***

"Che sorpresa, commissario!", esclamò Sirago stringendogli la mano.
"Veramente la sorpresa è mia. Che cazzo ci fa ancora qui a ottobre inoltrato?".
"Cosa ci faccio?". Sirago prese per le spalle il commissario e lo girò verso il panorama. "Ecco cosa ci faccio. Dove la trovo una vista così?".
"Ha ragione. Castellabate è uno spettacolo anche quando il mare è grosso come oggi".
Lei, piuttosto, non mi ha ancora detto come mai è tornato".
"La donna annegata agli scogli di San Marco".
Sirago si lasciò andare ad una smorfia di dolore: "Povera ragazza, che brutta fine... ma se si tratta di annegamento lei cosa è venuto a fare?".
"Ragozzino è convinto che si tratti di omicidio. Mi ha telefonato e mi ha chiesto di dargli una mano: la vittima è napoletana".
"Lei si è già visto con Ragozzino?".
"No, sono arrivato ieri sera tardi. Ho appuntamento con lui alle 9".
"Intanto posso sapere che idea si è fatto, commissario?".
"Dipende", sorrise maliziosamente Noce.
Il commissario aveva conosciuto Sirago nel settembre del 2017 in circostanze analoghe (un delitto commesso sulla spiaggia del Pozzillo) e già in quell'occasione aveva ricambiato l'ospitalità a pranzo e cena rendendo il professore partecipe di tutti gli sviluppi delle indagini alla faccia del segreto istruttorio.
"Dipende da come mi tratterà questa sera a cena", aggiunse Noce.
Sirago gli piaceva. Se non fosse stato della sponda opposta (il professore preferiva le donne, il commissario no) ci avrebbe fatto anche un pensierino. Ma Sirago andava più che bene anche come semplice compagno di conversazione: colto, arguto, ottimo osservatore. Dote, quest'ultima, che aveva affinato negli oltre trent'anni d'insegnamento di storia e letteratura italiana nel liceo classico di Cermenate, un paesino in provincia di Como dove Sirago viveva tuttora. La sua compagnia, inoltre, aveva il potere di migliorare Noce: trasformava quasi in un essere umano colui che al commissariato di Fuorigrotta, di cui era il responsabile, era conosciuto come "la iena" per la brutalità con la quale trattava i subalterni, Donatella Dell'Angelo compresa. Era il suo vice e possedeva un particolare primato: era l'unica in commissariato a non odiare Arcangelo Noce, verso il quale anzi nutriva profonda ammirazione per la sua straordinaria abilità nel risolvere anche i casi più complicati. "Dite quello che volete, ma il fatto che se ne sia andato per qualche giorno a Castellabate mi dispiace", aveva detto agli altri poliziotti del commissariato di Fuorigrotta quando la iena aveva comunicato che si sarebbe preso una settimana di ferie sorprendendo tutti: in una città dove l'assenteismo raggiungeva cifre da primato, Noce aveva stabilito il record opposto: 365 giorni su 365, festività comprese, era dietro la sua scrivania.
La sua costante presenza aveva reso il commissariato di Fuorigrotta la destinazione meno appetibile per tutti i poliziotti che per un motivo o per un altro venivano trasferiti a Napoli. Atei o credenti che fossero, erano accomunati da un'unica preghiera: "Madonna mia, fa che io non vada a lavorare con quella bestia".
Noce, per giunta, non era brutto soltanto dentro. Anche il contenitore contribuiva a renderlo sgradevole: scarni capelli neri tirati all'indietro, naso prominente e lineamenti taglienti gli conferivano un aspetto lugubre accentuato dalla sua abitudine ad indossare abiti scuri e da una magrezza sorprendente per chi, come Sirago, conosceva bene la quantità di cibo che la iena era solito consumare nei tre pasti giornalieri. Un'idrovora con le sembianze di un uomo.
Il professore, perciò, sapeva benissimo che in cambio del suo coinvolgimento nelle indagini avrebbe dovuto mettere sull'altro piatto della bilancia un contrappeso ragguardevole. "Poichè per il mare grosso non sono potuto andare a pesca, ho già detto a Carmine, il mio pescivendolo, di mettermi da parte un polpo. Stasera ce lo faremo all'insalata. Poi spaghetti con le cozze e impepata. E adesso mi dica quello che sa sulla morte della ragazza, altrimenti di tutto quel ben di Dio stasera le farò sentire soltanto l'odore".
"Lo sa come si chiama questa, professore? Estorsione. Punibile con una pena detentiva da 5 a 10 anni".
"Che io vada in galera oppure no - replicò Sirago - stasera non la farò avvicinare al mio porticato se non mi dirà immediatamente perchè Ragozzino crede che non sia stato un incidente".
E va bene, cedo alla violenza: "La ragazza era una pallanuotista e quindi sapeva nuotare molto bene".
"Non vuol dir nulla - ribattè Sirago -: questo tratto di mare è infido, non si contano le persone che ci hanno lasciato la vita negli ultimi dieci anni. E molti di loro erano abili nuotatori".
"Si, ma a quanto pare ci sono altri aspetti della vicenda che hanno indotto Ragozzino a pensare che si tratti di omicidio. Non mi chieda altro, la prego: le dirò tutto stasera a cena. Intanto voglio subito caffè e biscotti. Mentre lei prepara, io vado a farmi la doccia".

***

Al suo ritorno, accanto alla tazzina e al piattino dei biscotti, Noce trovò una quarantina di fogli spillati a mano. La iena li sfogliò rapidamente sotto gli occhi del professore: "Cosa sono, le sue memorie?".
"No, commissario. E' un racconto giallo, l'ho scritto l'anno scorso e sarei onorato se mi desse il suo parere. L'ho intitolato "Trappola sull'isola".
Noce non apprezzava particolarmente i racconti polizieschi. "Te lo puoi riprendere", rispondeva ogni qualvolta Donatella Dell'Angelo, che i libri gialli li divorava, gli portava l'ultima scoperta. "Questo è formidabile, commissario, non può non leggerlo".
"Questa è pura fantascienza", replicava Noce senza darle neppure la soddisfazione di sfogliarlo.
"Perchè vede, professore, lo scrittore di gialli è fondamentalmente un cialtrone: dovrebbe tenere conto accuratamente di tutti gli aspetti tecnologici che accompagnano un'inchiesta - cellulari, telecamere, tabulati telefonici - e invece li tratta sommariamente, come se non esistessero, perchè è particolarmente complicato collegarli alla struttura narrativa. E' lei, professore?", chiese a Sirago picchiettando con il dito destro sul dattiloscritto.
"Io ho fatto il furbo. Conoscendo tutte queste difficoltà, ho ambientato la storia in un luogo dove i cellulari non prendono. Se vuole, le leggo qualche pagina mentre fa colazione".
 
"Non è uno scherzo. Ne riceverà altri ventimila al suo arrivo".
Nella busta, oltre a diecimila euro, un biglietto aereo andata e ritorno per Venezia e un foglio dattiloscritto: "Al suo arrivo troverà ad attenderla un auto che la condurrà al porto, dove un motoscafo la porterà all'isola di Santa Cristina. Sarà mio gradito ospite per il week end".
In calce al biglietto la firma Avv. Giulio Brocca e un numero di telefono di Roma: 06.2453219.
"Sara, vieni, fai presto!".
"Un attimo, mi sto vestendo", rispose dalla camera da letto.
La giovane donna si abbottonò la camicetta azzurra, se la infilò nel jeans e lo raggiunse in cucina.
"Cosa sono quelli?", chiese guardando il denaro sparso sul tavolo.
Riccardo, sorridendo, prese una mazzetta di banconote e gliela spiattellò sotto il naso: "Sono diecimila euro".
"Diecimila?!". Lo stupore s'impadronì del grazioso volto di Sara. Altezza media, capelli castani, corporatura snella, martedì 22 settembre avrebbe compiuto 32 anni. Mancavano cinque giorni.
Poco più alto di Sara, Riccardo sembrava molto più giovane di lei. I folti capelli bruni e un volto da ragazzo gli toglievano un bel po' dei suoi 27 anni. "Adesso mi vesto anch'io, andiamo a fare una ricca colazione al bar, passiamo da Francesco, il gioielliere amico mio, e ti faccio un regalo di compleanno come Dio comanda".
"Aspetta, Riccardo, fammi capire", frenò Sara. "Come li hai avuti tutti questi soldi?".
"Quando mi sono alzato, ho trovato la busta infilata sotto la porta". Riccardo le passò il foglio dattiloscritto.
"Altri ventimila?! Non è possibile, deve essere uno scherzo", esclamò Sara. "E quelli sono sicuramente falsi", aggiunse indicando il denaro sul tavolo.
"A me sembrano buonissimi", replicò Riccardo dopo aver controllato controluce una banconata da 500 euro".
"Ah, dimenticavo che tu i pezzi da 500 li vedi tutti i giorni", ribattè ironicamente Sara.
"E comunque quest'avvocato Brocca ha lasciato un numero di telefono. Adesso lo chiamo", e mise la telefonata in viva voce.
"Studio legale Brocca...", rispose una voce di donna. E, quando Riccardo chiese spiegazioni, "le ribadisco che non si tratta di uno scherzo. Se vuole, può controllare la prenotazione del volo andando sul portale dell'Alitalia. L'avvocato Brocca? E' già sull'isola di Santa Cristina, quando lei arriverà le darà tutte le spiegazioni".
"Chiedile se posso venire anch'io", le sussurrò Sara proprio mentre Riccardo premeva il pulsante che interrompeva la comunicazione. "Amore, è chiaro che non puoi, l'invito è per una sola persona. Sta scritto chiaramente. Ma, non appena torno, con tutti quei soldi ci faremo il giro del mondo, te lo prometto. E adesso fammi andare a vedere com'è quest'isola di Santa Cristina".
Riccardo andò su google e... "Non è il massimo, è tutta pianeggiante. Ci sono soltanto due ville... ah, ecco, qui dice che la villa più grande si fitta. A meno che questo avvocato Brocca non sia il proprietario".
"Proprietario o no, io non sono tranquilla", disse Sara. "Si tratta di trentamila euro, chissà cosa ti chiederanno in cambio".
"Certo, una contropartita ci sarà, è ovvio, ma di sicuro non sarà qualcosa di illegale. Altrimenti non avrebbero messo il numero di telefono".
"E chi ti dice che non è fasullo?".
"Controlliamo subito". Riccardo smanettò sul cellulare e andò rapidamente su "Pagine Bianche". "Ecco... "Avvocato Giulio Brocca, via dei Platani 46". Il numero è quello. Contenta?".

"Allora, commissario?", chiese Sirago.
"La trama non è originale, professore. Il solito riccone che convoca da qualche parte il fesso di turno che abbocca all'amo. Ha ragione la ragazza ad essere preoccupata, chissà cosa capiterà a Riccardo sull'isola. E poi c'è qualcosa che non va nel dialogo: nessuno dei due si chiede come mai questo avvocato Brocca ha pensato proprio a lui".
"Ha ragione, commissario, provvederò ad inserirlo da qualche parte. C'è altro?".
"Si, non c'è scritto dove vivono Riccardo e Sara. Roma, Milano, Firenze, Pizzighettone... dove cazzo abitano?".
"A Firenze".
"E allora lo scriva, santo Dio. E poi ha dimenticato il movente".
"Quale movente?", chiese sorpreso il professore. "Finora non è morto nessuno".
"Il movente che spinge uno come Riccardo ad accettare un invito a scatola chiusa da uno sconosciuto. Lei nel racconto avrebbe dovuto precisare che Riccardo e Sara non se la passano bene economicamente".
"Giusto. Ce lo metto subito".
"E poi - aggiunse la iena - c'è la faccenda dei cellulari. Lei mi ha detto che ha ambientato il racconto in un luogo dove non prendono, ma oggi prendono dappertutto, anche sulle isole. Quindi è necessario che la dimora dove si svolge la vicenda sia schermata".
"Lo è, commissario. Se avrà la compiacenza di leggere il prosieguo del giallo, si renderà conto che non ho barato".
"D'accordo, ma ammetterà, caro professore, che qui non si è instaurato un semplice rapporto scrittore-lettore, io l'ho già corretta ben quattro volte nelle prime tre pagine. Si è configurato chiaramente un ruolo di consulente che necessità di adeguato compenso".
"Ho capito, non aggiunga altro", annuì Sirago allargando sconsolatamente le braccia. "Vanno bene un paio di aragoste?".

***

Al contrario di Noce, Alberto Ragozzino era benvoluto da tutti. Soprattutto dalle donne. Bruno, altezza media, fisico asciutto, il 44enne responsabile del commissariato di Polizia di Castellabate era l'incarnazione del "fascino della divisa", che Ragozzino esercitava - nonostante il pressing asfissiante della gelosissima moglie - con abilità pari a quella investigativa.
Assieme a Noce nel 2017 aveva giocato un doppio formidabile nel caso Bertan, il giovane francese ucciso sulla spiaggia di Castellabate, mostrando con il commissario un'intesa sorprendente: mai prima d'allora avevano lavorato insieme. "Mi avevano dipinto Noce come una persona insopportabile, ma per tutto il periodo delle indagini siamo andati d'amore e d'accordo", aveva detto alla moglie dopo la risoluzione del caso. Accolse, quindi, calorosamente la iena nel suo ufficio del commissariato di Castellabate, ma i convenevoli durarono pochissimo: c'era un delitto da risolvere.
"L'autopsia ha confermato i miei sospetti: Antonella Dello Iacono non è morta per annegamento, ma per soffocamento. L'assassino prima le ha tolto la vita, poi l'ha scaraventata in acqua".
"E allora mettiamoci subito al lavoro", tagliò corto Noce.
 
***

Martedì 8 ottobre
Il cadavere della 23enne Dello Iacono era stato ritrovato ai piedi della scogliera di San Marco di Castellabate alle 7 di mattina di domenica 6 ottobre da Giuseppe Miritello, un pensionato con la passione per la pesca. Interrogato da Ragozzino, aveva detto: "Tutti i giorni di buon'ora io sono là. Tranne, ovviamente, quando il mare è grosso. Non appena sono giunto sugli scogli ho visto il cadavere di quella poveretta, galleggiava a testa in giù. Ho preso il cellulare e vi ho avvertito".
"Ha aggiunto - riferì Ragozzino a Noce - di non aver visto nessuno sugli scogli nelle vicinanze, ma si tratta di un particolare di scarsa importanza: la ragazza è stata uccisa la sera prima tra le 22 e le 23. Ma non è l'unica informazione rilevante che l'autopsia ci ha fornito: Antonella Dello Iacono era incinta di un mese e mezzo".
"Che idea ti sei fatto sull'accaduto?", chiese Noce.
"Quando è stata ritrovata, la ragazza indossava il costume da bagno. Quindi, secondo me, i fatti sono andati così: poichè sabato sera qui ha fatto un caldo che sembrava di essere ad agosto, la Dello Iacono decide di andare a fare il bagno sugli scogli. Non sappiamo se da sola o in compagnia, ma di una cosa siamo certi: ha imboccato le scalette scavate nella roccia che dalla sommità degli scogli portano al mare. La zona non è illuminata, di sera quelle scalette sono la soluzione più pratica e meno rischiosa. E su quelle scalette è stata uccisa".
"Cosa te lo fa pensare?".
"Le tracce di sangue rinvenute sull'ultima gradinata. L'esame ha confermato che appartengono tutte alla vittima. Evidentemente è nata una colluttazione e la ragazza ha sbattuto violentemente con la schiena sulla parete sinistra della gradinata: il cadavere presentava tagli ed ecchimosi. Poi l'assassino l'ha uccisa prendendola alle spalle e soffocandola con la mano premuta sul naso e sulla bocca. Infine ha scaraventato il corpo in acqua: non è stata un'operazione particolarmente complicata, il mare è praticamente a contatto con gli ultimi gradini delle scalette".
"Sulle scalette o sugli scogli è stato trovato qualcosa che apparteneva alla ragazza?", chiese Noce.
"No. Chi l'ha uccisa ha portato via tutto, cellulare compreso: nell'abitazione della vittima non lo abbiamo trovato. E' una villetta a 150 metri dalla stradina sterrata che porta agli scogli. E' di proprietà della famiglia della ragazza, i Dello Iacono hanno un'azienda di elettrodomestici e vivono a Posillipo. Da sempre passano qui tutto il mese di agosto, ma Antonella di tanto in tanto veniva qui a trascorrere i week end, anche da sola. Prima che tu me lo chieda, ti dico subito che sabato sera nessuno ha visto la ragazza nel tragitto villetta-scogli nè in altra parte del paese. L'ultima persona che l'ha vista viva, a parte l'assassino, è la commessa del supermercato di San Marco, al centro del paese, che dista non più di trecento metri dalla villetta della ragazza. Sabato mattina Antonella ha fatto la spesa e ha acquistato cibarie per un totale di oltre 85 euro circa, compreso del vino rosso. Questo è un particolare molto importante: i famigliari della ragazza ci hanno detto che era astemia, quindi il vino non era per lei. Evidentemente aspettava l'arrivo di qualcuno, ma i famigliari non sanno chi possa essere".
"C'è una cosa che non quadra - rilevò Noce -: che ci faceva a Castellabate nel week end una pallanuotista? Da quello che so, il sabato giocano".
"Infatti la sua squadra, il Racing Posillipo, sabato scorso ha giocato in Coppa Italia. Ma lei era infortunata, un problema muscolare, e il medico sociale le ha prescritto sette giorni di riposo che la ragazza ha deciso di trascorrere a Castellabate. E' partita da Napoli venerdì 4 alle 8,30 in treno, è scesa a Salerno e a mezzogiorno è salita sull'aliscafo per San Marco di Castellabate. Dal porto ha raggiunto casa a piedi, non ci vogliono più di dieci minuti".
"Ovviamente - aggiunse Noce - nessuno ha notato se era da sola o in compagnia, altrimenti me lo avresti detto".
"Nessuno l'ha notata anche perchè l'aliscafo era pieno di gente - puntualizzò Ragozzino -. Venerdì il tempo era bello e anche quel giorno ha fatto un caldo pazzesco".
Noce detestava tutto quello che navigava, soprattutto le imbarcazioni di piccole dimensioni. "Mi fanno venire un fottutissimo mal di mare. Ecco perchè sono venuto in treno fino a qui. E mi chiedo perchè Antonella Dello Iacono non abbia fatto altrettanto. Mal di mare a parte, il treno è molto più comodo: scendi ad Agropoli, prendi un taxi o un pullman e in pochi minuti sei a Castellabate".
"Ci ho pensato anch'io. Forse si è fermata a Salerno per incontrarsi con qualcuno. Ma sia famigliari sia atlete e dirigenti della squadra non hanno la minima idea di chi possa essere. Sul tabulato telefonico della ragazza, inoltre, non ci sono numeri di persone che vivono a Salerno".
La iena chiese una pausa caffè. "Fatti portare anche dei cornetti - ordinò a Ragozzino -: ricordo che qui li fanno particolarmente buoni".
"E io ricordo - aggiunse il capitano - che lei in quanto ad appetito non scherza".
Nonostante avessero trascorso insieme più di dieci giorni nel 2017 per risolvere il caso Bertan, e benchè tra i due ci fosse reciproca stima e simpatia, Ragozzino continuava a dare del lei a Noce. Aspettava che il commissario gli desse il permesso per un approccio più confidenziale, ma quel "dammi del tu" anche stavolta non arrivò. La iena pretendeva del lei da tutti, questore compreso.
E dava del tu a tutti quelli che lavoravano nella Polizia, questore escluso.
"Le ultime telefonate della ragazza?", chiese Noce aspettando caffè e cornetti (ne aveva chiesti due)".
"L'ultima chiamata in uscita è di sabato sera alle 19, ha telefonato a Patrizia, la sorella maggiore. I Dello Iacono sono quattro, padre, madre e due figlie. Patrizia Dello Iacono mi ha detto che al telefono la sorella l'è sembrata tranquilla, serena. In pratica, nulla lasciava presagire cosa sarebbe successo. E ha aggiunto che...".
"...Antonella era un tipo schivo, molto riservato, non aveva nemmeno un profilo social. Le piaceva isolarsi, di recente gli unici viaggi in compagnia li ha fatti con la sua squadra di pallanuoto. Il padre del bambino? Non so chi possa essere. Che io sappia non era fidanzata, ma non posso dirglielo con certezza perchè della sua vita sentimentale non parlava con nessuno, nemmeno con me o con i nostri genitori. Non aveva amiche, neanche all'interno della squadra: lo posso dire con certezza perchè si lamentava spesso con me del rapporto con le compagne: non si trovava bene nel Racing Posillipo, più volte mi ha detto "Alla prima occasione me ne vado", ma benchè fosse proprietaria del cartellino non ha mai avuto offerte da altre squadre, e non c'è da meravigliarsi: pur essendo bravina, Antonella non aveva estimatori. Agli allenatori non piacciono i giocatori che non fanno gruppo come lei, lo posso affermare con cognizione di causa perchè anch'io ho giocato a pallanuoto".

***

"Da quello che ho potuto capire - disse il prof. Sirago quella sera dopo cena - sia lei sia Ragozzino escludete l'ipotesi che la ragazza possa essere stata uccisa in seguito ad un tentativo di rapina o di violenza, che a me invece sembra l'ipotesi più probabile. Del resto, dalle foto che visto, era una ragazza desiderabile: alta, bionda, ben proporzionata".
Noce lo guardò con aria commiserevole: "Se la pensa così, professore, scrivere gialli non è cosa. Lasci perdere. Lei conosce benissimo la zona dove è avvenuto il delitto, non è molto distante da qui: ci sono un sacco di case nelle vicinanze, se la ragazza fosse stata avvicinata sulle scalette da qualche ladruncolo o da qualcuno che voleva farle violenza si sarebbe messa ad urlare e sicuramente l'avrebbero sentita. Io credo, invece, che si tratti di omicidio volontario: l'assassino è sceso su quella scaletta con il proposito di ucciderla. E forse la donna lo conosceva. Stasera mi ha un po' deluso come investigatore, professore".
"Questo vuol dire che non continuerà a leggere il mio giallo?".
"Niente affatto", rispose la iena avviandosi verso casa. Non ho particolarmente sonno, lo utilizzerò per farmelo venire".

"Sono l'avvocato Brocca. Benvenuto sull'isola, signor Ballerini. Ha fatto buon viaggio?".
Riccardo se l'aspettava più vecchio. Brocca poteva avere al massimo una cinquantina di anni. Ed era atletico, vigorosa la stretta di mano con la quale accolse il giovanotto.
Brocca lo invitò ad entrare nella villa. Riccardo fu colpito dall'arredamento spartano: pochissimi i quadri alle pareti dell'ampio atrio rettangolare. Sul lato sinistro della stanza una grande porta a due ante in legno massiccio ("Sarà la camera da pranzo", pensò Riccardo), sulla destra il bancone del bar.
Il barman era gigantesco. Oltre un metro e novanta, mani enormi.
"Gradisce un caffè, qualcosa da bere?", chiese Brocca.
"Un caffè lo prendo volentieri", rispose Riccardo. Non era vero, fermarsi al bar gli serviva per intrattenere Brocca, per chiedergli spiegazioni.
"Se non le dispiace, avvocato, vorrei saperne qualcosa di più".
"Saprà tutto oggi pomeriggio alle 16. Nel frattempo potrà andare a riposare", e gli indicò l'ampia scala in fondo all'atrio. "La sua camera è al primo piano, è la numero 8", e gli consegnò la chiave.
"La ringrazio, ma..."
"Dica pure, signor Ballerini: se c'è qualcosa che posso fare per lei, sarò lieto di accontentarla".
"Vorrei sapere per quale motivo avete pensato proprio a me".
"Un po' di pazienza e lo saprà. Alle 16 le dirò tutto", ribadì l'avvocato. "Ah, dimenticavo, il pranzo sarà servito direttamente in camera alle 13".
Perplesso, Riccardo salì le scale ed entrò in camera. Anche l'arredamento della stanza era essenziale, "ma il letto è enorme, e in bagno c'è la vasca con l'idromassaggio".
Subito dopo il sopralluogo aveva chiamato Sara per informarla dell'accaduto. "Nella villa c'è una strana aria di mistero. Comunque Brocca ha detto che nel pomeriggio saprò tutto".
 
***
 
Mercoledì 9 ottobre - ore 8
Arcangelo Noce era impaziente. Aveva fame.
Era dalle 7,45 che gironzolava in giardino aspettando che Sirago si facesse vivo. "Quando cazzo ha intenzione di alzarsi dal letto, a mezzogiorno?", brontolò ad alta voce.
"Eccomi, commissario".
Michele Sirago sbucò dalle scalette che dalla strada conducevano alla sua villetta, pollice e indice della mano destra stretti sullo spago di carta che avvolgeva un cartoccio rettangolare. "Mi sono svegliato alle 7 per andare a prenderle i cornetti. Come può notare, li ho fatti mettere in una guantiera, altrimenti lei poi mi rompe i coglioni: "Nella busta si ammappuceano, etcetera, etcetera".
"Ammappu-che?". Per cortesia, non parli ostrogoto con me. Le rammento che sono marchigiano".
"Ammappuceano, commissario. Voce del verbo ammappuciare. Ovvero, si deformano stando a contatto l'uno con l'altro nella busta. Nella guantiera troverà anche due graffe, me ne lasci una perfavore. Io intanto vado a mettere il caffè sul fuoco".
Noce liberò la guantiera dalla carta e addentò un cornetto. "Manca l'acqua, professore. Vuol farmi morire di sete? Anzi, faccia ancora meglio: mi porti del succo di frutta, possibilmente freddo. Ieri mattina era caldo da fare schifo. Ah, le volevo dire che ieri sera ho letto un paio di pagine del suo racconto".
Sirago abbandonò il caffè sul fuoco, afferrò il succo di frutta in frigo e si precipitò nuovamente in giardino. "A che punto è arrivato?".
"Mi sono fermato quando Riccardo racconta a Sara il suo approccio con l'avvocato Brocca", precisò la iena addentando il secondo cornetto.
"Qualche osservazione critica anche stavolta?", chiese il professore preoccupato.
"Si, ma su questioni di secondaria importanza: lei non ha descritto con sufficiente dovizia di particolari l'avvocato, sappiamo soltanto che ha più o meno cinquantanni ed è ben messo fisicamente, ma il resto? E' bello o brutto, biondo o bruno, alto o basso? Sono particolari che non possono essere trascurati, il lettore ha il diritto di farsi un'idea più o meno completa dell'aspetto dei personaggi principali".
"C'è altro?", chiese ansioso il professore.
"Una domanda: non è che Riccardo è stato chiamato per ammazzare qualcuno? Se è così, me lo dica subito: è talmente una banalità che preferisco non andare avanti".
"Non è così, commissario. Stia tranquillo".
"La prendo in parola. Vedo che finalmente il mare si è calmato, voglio fare un sopralluogo agli scogli sul luogo del delitto. Le va di accompagnarmi?".
Sirago non se lo fece ripetere due volte.
 
***

Il bel tempo aveva riportato a Castellabate anche il caldo. Sirago indossava una t-shirt rosso fuoco su un paio di bermuda azzurri, Noce un completo blu e una camicia celeste.
"Ma non crepa di caldo, così?", chiese il professore.
"No, sto benissimo. Lei, piuttosto, crede di essere ad agosto?".
L'unica concessione che la iena si era permesso era l'assenza della cravatta. Ma era nella tasca destra della giacca, pronta per essere infilata al collo.
"Cosa spera di trovare?", chiese Sirago mentre i due imboccavano la stradina sterrata che portava agli scogli.
"Nulla, assolutamente nulla. Voglio solo dare uno sguardo di assestamento".
"Uno sguardo di che?", chiese Sirago visibilmente sorpreso dalla risposta.
"Visto che lei ambisce a diventare uno scrittore di gialli, deve sapere innanzitutto una cosa: per cominciare le indagini è indispensabile che l'investigatore entri anima e corpo nella vicenda. Ecco cosa intendo per assestamento. Quindi per prima cosa ho bisogno di conoscere il luogo dove è stato commesso il crimine".
"Ho capito. Lei è venuto qui per annusare l'aria. Come un segugio".
"A proposito, proprio davanti ai suoi piedi c'è una merda: veda di non calpestarla. Quello che non capirò mai è perchè la gente prende un cane: sporcano, rompono i coglioni abbaiando dalla sera e la mattina e li devi pure portare fuori a fare i bisogni. Passi per i cani di piccola taglia, ma c'è gente che si prende dei bestioni e poi li abbandona in giardino come se fossero dei nanetti di Biancaneve. Ecco, io quelli li arrestei volentieri".
"I cani, i nanetti o i padroni?", chiese Sirago ottenendo un risultato rimarchevole: fece ridere la iena. Pur avendo questo soprannome, Arcangelo Noce non rideva quasi mai. Soprattuto quando c'era un assassino a piede libero da scovare.
"E non capisco neppure quelli che vanno a fare il bagno sugli scogli", aggiunse Noce mentre i due raggiungevano il luogo del delitto. "Sono scomodi, non c'è riparo dal sole, se scivoli sono cazzi e...".
"...se ci vai la sera tardi c'è pure la possibilità di finire ammazzato", concluse Sirago.

***

L'uomo che si presentò al commissariato di Castellabate, mentre Noce e Sirago effettuavano il sopralluogo sugli scogli, si chiamava Valerio Maglione, aveva 39 anni e lavorava nell'azienda di elettrodomestici della famiglia Dello Iacono.
"Sono io il padre del bambino".
Altezza media, capelli neri e folti come la barba che gli incorniciava il viso, Maglione indossava un completo beige sopra una camicia azzurra.
"Perchè si è presentato soltanto oggi?", chiese Ragozzino.
"Perchè sono sposato e ho due figli", rispose prontamente Maglione. "E poi soltanto ieri i media hanno reso noto che si tratta di omicidio".
"Quando e come ha conosciuto Antonella Dello Iacono?".
"Tre mesi fa è venuta in azienda per parlare col padre, ci siamo incontrati in ascensore e due giorni dopo siamo finiti a letto insieme".
"Come fa ad essere così sicuro che il bambino era suo?".
"Perchè Antonella non era persona da frequentare due uomini contemporaneamente".
"Quindi, da quello che ho potuto capire, la Dello Iacono non le ha detto che aspettava un bambino".
"Esatto. L'ho appreso dai giornali".
"Come mai questa reticenza nei suoi confronti?".
"Fin dall'inizio della nostra relazione io sono stato chiaro con Antonella: "Non intendo lasciare la mia famiglia per te". Lei non ha battuto ciglio, evidentemente quello che voleva non era un compagno, ma un figlio. E mi ha utilizzato a mia insaputa. E adesso sulla coscienza non ho soltanto lei, ma anche il bambino".
"Come sarebbe a dire?", chiese Ragozzino.
"Sabato pomeriggio l'ho raggiunta a Castellabate. Sarei dovuto rimanere a cena, ma abbiamo litigato per una sciocchezza, l'ho piantata in asso e sono tornato a Napoli. Se non avessi fatto il coglione, se fossi rimasto con lei, adesso sarebbe viva".
"Sua moglie era a conoscenza della sua relazione?".
"Non ha mai sospettato nulla".
"Ne è certo, signor Maglione?".
"Si, assolutamente. Ma perchè, che differenza fa?".
"Una differenza enorme. Se era a conoscenza della relazione, sua moglie è tra i sospettati".
"Chi, Mariella? Se lo tolga dalla testa. Non farebbe del male a una mosca e, in ogni caso, non potrebbe essere stata lei. Antonella era più alta di me e ben piazzata fisicamente, mia moglie raggiunge a stento il metro e sessanta ed è minuta. Come avrebbe potuto avere la meglio in una colluttazione? E se tutto ciò non bastasse, mia moglie sabato scorso era a Firenze: è andata a trovare la sorella e ha portato con sè i bambini".
 
***

"Quindi, se non è stata la moglie, come possibile assassino per il momento rimane soltanto lui", disse Ragozzino a Noce dopo averlo messo a conoscenza del colloquio con Maglione. "Ammazza l'amante, lascia passare qualche giorno e poi si presenta da noi facendo la sceneggiata. Del resto, un alibi inattaccabile non ce l'ha. Dice che alle 19 ha preso a Battipaglia l'autostrada per tornare a Napoli - ed è vero, abbiamo controllato - ma dopo aver pagato il pedaggio può essere tranquillamente uscito dall'autostrada ed aver fatto dietro front tornando a Castellabate per la strada statale. L'omicidio è avvenuto tra le 22 e le 23, i tempi ci sono tutti. Ma quello che lascia perplessi - aggiunse Ragozzino - è la totale assenza di alibi per l'ora del delitto: Maglione ha detto che sabato sera, al ritorno da Castellabate, è tornato subito a casa ed è andato presto a dormire".
 
***
 
"Prego, si accomodi. Mancava soltanto lei".
"Chi sono quei due?", si chiese Riccardo avvicinandosi al tavolo ovoidale al centro della sala delle riunioni. "E che cazzo ci fanno qui?", si domandò mentre prendeva posto accanto ad un uomo alto e biondo con il volto bucherellato dall'acne, che lo salutò con un cenno della testa.
L'altro, anch'egli più o meno della stessa età di Riccardo, era esattamente di fronte a lui dall'altra parte del tavolo. Grosso, barba e capelli castani, senza alzarsi gli tese la mano destra e strinse forte quella di Riccardo. "Questo bue me l'ha quasi stritolata. Ha un volto familiare, dove cazzo l'ho già visto?".
Otto sedie intorno al tavolo. Quattro rimasero vuote. L'avvocato Brocca si sedette a capo tavola dalla parte opposta a quella dei tre ospiti, faccia verso la grande porta d'ingresso. La sala, al pianterreno della villa, era anch'essa arredata con lo stretto necessario, con mobilio di poco prezzo.
Alle spalle di Riccardo due grandi finestre. Affiacciate sul giardino laterale della villa, irradiavano nel salone il caldo sole che batteva sulle vetrate, protette da robusti cancelli di ferro. "Strano, siamo su un'isola e siamo gli unici abitanti: che cazzo li hanno messi a fare?", si domandò Riccardo.
L'avvocato Brocca prese una valigetta nera, l'aprì, ne tolse tre mazzette di denaro e le consegnò agli ospiti. "Ecco a voi il resto della somma pattuita".
"Si, ma non ci ha detto ancora cosa dobbiamo fare. E come mai siamo in tre? Nella lettera non c'era scritto", disse il giovanotto biondo e butterato.
"Un attimo di pazienza e saprete tutto", rispose Brocca.
La porta del salone si aprì, entrarono due uomini. Uno era il gigantesco barman, l'altro Riccardo non l'aveva mai visto nella villa prima di allora. Anch'egli era ben piazzato, ma più basso dell'altro e completamente calvo. Entrambi indossavano un completo grigio scuro, camicia bianca e cravatta blu. Chiusero la porta a chiave e si piazzarono davanti ad essa come due sentinelle.
"Cosa ci fanno lì quei due? Perchè hanno chiuso la porta a chiave?", chiese Riccardo visibilmente spaventato.
Per tutta risposta l'avvocato Brocca prese dalla valigetta una grossa pistola nera e la poggiò sul tavolo davanti a sè.
Il giovanotto butterato si alzò di scatto rovesciando la sedia. "Che cazzo sta succedendo qui dentro?!".
Brocca impugnò la pistola e gliela puntò contro. "Torni a sedere, non me lo faccia ripetere. E adesso credo sia giunto il momento di fare le presentazioni, benchè voi tre già vi conosciate. Ma sono trascorsi sei anni, forse avete dimenticato. Io no. Alzatevi uno per volta e dite nome, cognome, età, luogo di nascita e professione",
"Ma si può sapere cos'è questa buffonata?", protestò Riccardo.
"Mai stato più serio in vita mia. Faccia quel che le ho detto altrimenti le piazzo una pallottola in fronte".
Riccardo obbedì: "Riccardo Ballerini, anni 27, nato a Firenze, insegnante di Educazione Fisica".
"Molto bene. E adesso tocca a lei", è indicò il giovanotto grosso e barbuto seduto di fronte a Riccardo.
"Federico Severino, nato a Pisa, anni 29, autista di pullman".
Senza aspettare l'invito di Brocca, subito dopo si alzò il giovanotto biondo e butterato: "Cosimo Risso, anni 29, nato a Genova, infermiere".
Brocca tirò fuori dalla valigetta una Bibbia e la fece scivolare sul tavolo verso i tre ospiti. "E adesso, uno per volta, mettete la mano destra sulla Bibbia e dite "Giuro di dire tutta la verità, nient'altro che la verità".
I tre si guardarono negli occhi, increduli, ma eseguirono l'ordine.
"Vi ho invitato a dare le vostre generalità e a completare la procedura con il giuramento - spiegò Brocca - perchè oggi qui si celebrerà un processo. Uno di voi ha ucciso mio figlio e voglio sapere chi è".
"Ma lei è pazzo!", esclamò Severino.
"Stia calmo. Se non è stato lei, da questo processo avrà tutto da guadagnare". Brocca aprì nuovamente la valigia, prese tre grosse mazzette di denaro in biglietti da mille e le lanciò verso il terzetto. Sono trecentomila, cento a testa. Alla fine del processo l'assassino ovviamente me li restituirà, gli altri due potranno tenerseli. Ad una sola condizione: che collaborino nell'individuazione dell'assassino".
 
***

Mercoledì 9 ottobre - Ore 22,15
La lettura del racconto fu interrotta dalla telefonata di Ragozzino. "Scusi l'ora, commissario, ma mi ha chiamato la segretaria del Comitato Campano della Federazione Nuoto. Dice che mercoledì 2 ottobre, cioè tre giorni prima di essere uccisa, Antonella Dello Iacono le ha telefonato per chiedere informazioni sulla serie B femminile e in particolare sulle date dei playoff, che sarebbero la fase finale del campionato. Le ha chiesto inoltre informazioni sul regolamento che disciplina i trasferimenti e le ha fatto capire di avere intenzione di lasciare il Racing Napoli per andare a giocare nella Canottieri Salerno, una squadra che milita in B. Si è fatta dare anche i recapiti telefonici della società".
"Ma se era incinta di un mese e mezzo!", obiettò Noce.
"E' quello che ho pensato anch'io. Però questo spiegherebbe perchè venerdì 4 ottobre, prima di andare a Castellabate, la Dello Iacono è stata a Salerno. Mi sono fatto dare dalla segretaria del Comitato il numero di cellulare del presidente della Canottieri Salerno, ma era spento. Riproverò domattina e le farò sapere. Buonanotte commissario".

***

Giovedì 10 ottobre - Sede della Canottieri Salerno - Ore 10 
Alberto Ragozzino non beveva, non fumava. Ma pur avendo una moglie nel fiore degli anni, e che a 17 anni era stata eletta Miss Castellabate, aveva il vizio di andare a beccare un po' qui e un po' là, ovunque si presentasse un'occasione che valesse la pena di correre il rischio di essere cacciato di casa dalla consorte.
L'occasione stavolta aveva i capelli neri e gli occhi castani di Mara Bisogni, 42enne presidente della Canottieri Salerno. Non aveva vinto concorsi di bellezza in vita sua e non aveva mai avuto neppure i requisiti minimi per parteciparvi (a cominciare dall'altezza, superava di poco il metro e 60), ma non appena Ragozzino la vide desiderò mettere al più presto in orizzontale il suo corpo perfetto, al quale dava vita la voce più sensuale che avesse mai ascoltato in vita sua. Roca e con una deliziosa erre alla francese.
Il vice commissario rimpianse di essersi portato dietro Arcangelo Noce, che intuì immediatamente l'interesse di Ragozzino per la donna. Un conflitto d'interesse che non giovava alla causa, acquisire cioè il maggior numero di informazioni possibili. Per cui decise di condurre il colloquio estromettendo di fatto il collega, il quale non se ne ebbe a male, anzi: avrebbe potuto concentrarsi meglio sulle strategie da adottare per raggiungere il suo scopo nonostante la fede che Mara Bisogni portava al dito. Non era certo la prima volta che Ragozzino ci aveva provato, e con successo, con donne sposate.
Mentre il vice commissario cominciò il suo silenzioso corteggiamento incollando i suoi occhi azzurri su quelli del presidente, Noce chiese: "A che ora la Dello Iacono si è presentata da lei venerdì 4 ottobre?".
"Alle 10,30. Mi aveva telefonato mercoledì 2 ottobre per chiedermi un incontro: voleva lasciare il Racing Napoli per giocare nella nostra squadra. Io rimasi sorpresa: dalla massima serie alla B è un salto all'indietro notevole, inusuale, pallanuotisticamente assurdo. Ma Antonella mi ha spiegato che si trattava di una scelta di vita: voleva avvicinarsi a Castellabate. "Voglio andare a vivere là", mi ha detto con una decisione che mi ha convinto della serietà delle sue intenzioni. Sono stata entusiasta, quindi, di darle un appuntamento qui in sede: quest'anno vogliamo fare il salto di categoria e per riuscire ad ottenere la promozione in A2 abbiamo bisogno di giocatrici di categoria superiore come lei".
"Ma la Dello Iacono le ha detto che era incinta?".
"Certo, ma non era un problema. Vede, commissario, l'unica fase che veramente conta in B femminile è quella dei playoff, che si giocano in soli due giorni a fine giugno. Antonella sarebbe uscita di conto a metà maggio, quindi aveva tutto il tempo per rimettersi in forma in vista dei playoff, ai quali siamo certi di prendere parte. Abbiamo trovato anche uno sponsor importante, un'azienda che produce costumi da bagno: ci fornirà anche il materiale tecnico".
Fu un assist per Ragozzino, non attendeva altro. Prima che i due investigatori lasciassero la sede della Canottieri Salerno, il vice commissario prese in disparte il presidente e le propose "una sinergia con il Comune di Castellabate. Voi avete pallanuotiste e costumi da bagno da mostrare al pubblico degli appassionati di sport, Castellabate litorali e spiagge magnifiche. Il sindaco è un mio buon amico, sarò lieto di presentarglielo".
Mara sorrise e lasciò di stucco Ragozzino rispondendo: "Se quello che desidera è un appuntamento con me, non c'è bisogno che ci giri intorno. Mi chiami tra un paio di ore, il numero del mio cellulare lo conosce".

***

"E allora, com'è andata stamattina a Salerno?", chiese Sirago. Lui e Noce erano l'uno di fronte all'altro in una pizzeria di Castellabate. Il professore aveva davanti una margherita con funghi praticamente ancora intatta, la iena aveva già fatto fuori metà del suo ripieno.
"A Ragozzino molto bene, alla nostra indagine un po' meno", rispose Noce dopo aver mandato giù un lungo sorso di Heineken".
"In che senso?", chiese Sirago.
"Ragozzino si è impegnato attivamente per fare colpo sul presidente della Canottieri Salerno, che è una donna, e dal sorriso ebete che aveva in faccia per tutto il viaggio di ritorno mi sa tanto che c'è riuscito. Per quanto riguarda il resto, abbiamo ottenuto soltanto notizie di scarso interesse per l'inchiesta: il presidente della Canottieri Salerno ci ha detto che la Dello Iacono si è presentata da sola al colloquio, che si è concluso alle 11.30, giusto in tempo per consentire alla ragazza di prendere l'aliscafo per Castellabate. E' stata la stessa Bisogni - è questo il nome del presidente - ad accompagnarla al porto e ha precisato che per tutta la durata del tragitto la ragazza le è sembrata serena, tranquilla e felice di aver concluso l'accordo con la sua società".
"E' andato avanti con il mio racconto?", chiese Sirago.
"Si, ma perchè non mangia, professore? La pizza non è di suo gradimento? Se non le va, me la passi, lei sa bene che io non faccio complimenti. Si vede chiaramente che lei è più interessato al mio giudizio sul suo giallo che alla margherita. Si, ho letto un altro paio di pagine, e devo dire che stavolta sono rimasto piacevolmente sorpreso: la descrizione della scena della riunione è corretta, e anche i dialoghi sono discreti. Quello che continua a non convincermi è la trama. Di vicende come la sua le librerie sono piene: l'idea del riccone che raduna con un pretesto una serie di persone per scoprire l'assassino di un suo consanguineo è tutt'altro che originale".
"Ma come fa a dirlo - obbiettò Sirago - se per sua stessa ammissione ha affermato che i gialli non li legge".
"Perchè guardo la televisione e più di una volta mi sono imbattuto in vicende poliziesche simili alla sua. L'ambientazione sull'isola, quella sì è originale. Nessuno può fuggire, quindi è chiaro che l'assassino non avrà scampo".

***

Senza tregua fu la lotta, il corpo a corpo che sostennero Alberto Ragozzino e Mara Bisogni in un albergo di Battipaglia, più o meno a metà strada tra Salerno e Castellabate. Il campo neutro trovò immediatamente l'approvazione di entrambi, desiderosi di evitare incontri che avrebbero potuto mettere in pericolo il menage familiare dell'uno e dell'altra. Fu per lo stesso motivo che il responsabile del commissariato di Castellabate e il presidente della Canottieri Salerno decisero di passare direttamente a vie di fatto senza preamboli poco prudenti quali inviti a cena o quant'altro. Si diedero appuntamento alle 15 davanti all'albergo e alle 18 tornarono alle rispettive occupazioni.
"Ci rivedremo?", chiese Ragozzino prima di congedarsi.
"Assolutamente no - rispose Mara -: è stato bello, una delle migliori scopate che abbia fatto in vita mia, ma finisce qui. Io amo mio marito e non ho assolutamente intenzione di perderlo: ho già rischiato troppo".

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