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Le piscine di Albaro non riapriranno neanche per l’attività agonistica federale

  Pubblicato il 05 Nov 2120  08:29
(comunicato stampa) - Decine di migliaia di euro di investimenti per garantire salute e sicurezza, adeguando tutta la struttura ai più rigidi protocolli in essere per contrastare la pandemia da coronavirus. Presenze ridotte e accessi solo attraverso una prenotazione telematica. Applicazione stringente di tutte le norme in vigore, tant’è che la recente ispezione dei Carabinieri del NAS (Nucleo Anti Sofisticazione) non ha evidenziato alcun problema, come del resto accaduto anche nelle altre strutture. Nonostante questo, le piscine oggi sono di nuovo chiuse. E le Piscine di Albaro non riapriranno neanche per l’attività agonistica federale. “In questo contesto normativo poco chiaro non possiamo non considerare le responsabilità penali e sociali – spiega Luca Baldini, direttore del centro natatorio genovese -. Il primo lockdown ci è costato il 40% del fatturato. Malgrado questo, abbiamo riaperto appena è stato possibile, spendendo decine di migliaia di euro, per rispetto della collettività, dei nostri clienti e frequentatori, degli atleti e dei nostri dipendenti e collaboratori. In Italia non esiste un impianto storico delle dimensioni delle Piscine di Albaro, che sia gestito in forma privata senza contributi pubblici. Fino ad oggi, dalla riapertura del 2008, ci siamo riusciti con margini risicati e rischi enormi. Abbiamo fornito un servizio di eccellenza alla città e dato lavoro a tante persone che fanno parte di una grande famiglia che non possiamo permetterci di abbandonare”.
Eppure, già il primo lockdown aveva avuto effetti devastanti. Piscine di Albaro paga elevati canoni di locazione ad un soggetto privato, effettua costanti manutenzioni ordinarie e straordinarie ad un impianto di proprietà del Comune per mantenerlo in servizio ad alti livelli. “Facciamo tutto questo con le nostre forze – prosegue Baldini – senza ricevere alcun contributo pubblico o sovvenzione. Ospitiamo volentieri e a prezzi agevolati, e non solo per rispetto della convenzione in essere, le società sportive di nuoto, pallanuoto, tuffi e nuoto sincronizzato, nel rispetto di un piano economico-finanziario che oggi, purtroppo, non ci consente di proseguire in questo modo. Auspichiamo che le istituzioni si convincano che lo sport, anche quello agonistico, debba essere sostenuto economicamente dal pubblico affinché la sua funzione sociale e sanitaria possa essere sfruttata da tutti, in sicurezza, in continuità e impedendo che fare sport diventi una ‘cosa da ricchi’”.
 
 
I VOSTRI COMMENTI
 
La situazione era angosciante già da Marzo. I visionari avevano capito che questa sarebbe stata la deriva. Per tutto lo sport non solo per le piscine, il nuoto e la pallanuoto. Il problema è grave ed è stato sottovaluto da tutti: mancheranno generazioni di agonisti allo sport e aumenteranno problemi di salute per gli altri. Lo sport è vita, salute e socialità. La deriva invece è quella del distanziamento che nulla a che fare con salute, vita e socialità. La Solidarietà a parole è il minimo ma serve a poco o nulla. Contributi, sgravi fiscali e mantenimento delle persone che lavorano nel settore sino alla fine della 'peste' è invece il dovere. Non è il singolo impianto o la singola società che fanno uno sport: sono tutte le federazioni sportive che oggi versano in uno stato da terapia intensiva. La pallanuoto: temo che un campionato di A1 con una formula approssimata e che veda poche squadre pronte (più o meno) tra mille difficoltà e protocolli, possa essere il cartello della resistenza. Dietro peró, avanza un esercito con le 'scarpe di cartone' (A2, B, C giovanili...). Pro Recco, Brescia, Quinto, Savona...non bastano: 'ha vita breve il predatore senza le sue prede'. Buona Fortuna.
Oreste

Siamo alla follia , INVITO IL PRESIDENTE A NON PRESENTARE LA SQUADRA ALLA FARSA DELLA PRIMA GIORNATA . LO VOLETE CAPIRE CHE LE PISCINE O MEGLIO LE SOCIETÀ NON HANNO ENTRATE ????????? GLI SPONSOR SCAPPANO SIETE DA RICOVERO
LUCA
 
Come non essere d'accordo con il presidente, esprimendo tutta la nostra solidarietà? - Come si può mantenere una struttura senza avere introiti? - Come si pensa di mantenere la fascia agonistica che, sappiamo bene, essere un costo e non un ricavo? - Sarebbe interessante sentire "i tecnici" che hanno partorito questa scemenza. - L'impianto sportivo della CSS Verona si trova nella stessa identica situazione: privati che gestiscono una struttura comunale senza nessun aiuto o sovvenzione da parte della PA. - Mi domando quanto potrà sopravvivere un'attività in queste condizioni, mi domando come pensiamo di poter andare avanti... - Hanno chiuso attività che portano economia e che applicavano tutte le normative richieste con aggravio di spese e rinunce. Hanno lasciato aperti e senza regole restrittive gli unici ricettacoli possibili: i centri commerciali e i supermercati. Per non parlare del trasporto pubblico. Le ultime regole del DPCM non influiranno minimamente sull'andamento di questa patologia mentre sarà per molti l'ultima fermata prima di arrendersi.
Loris
   
 

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