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Japan Style, la pallanuoto che piace. Il CT Omoto: "Prepariamo le Olimpiadi migliorando il nostro gioco"

  Pubblicato il 27 Dic 2120  21:14
Julio Velasco, uno dei più grandi allenatori della storia dello sport, qualche anno fa raccontava come i giapponesi, nel volley, sono stati gli inventori de "la veloce", uno degli schemi d'attacco più efficaci in assoluto, che consiste nel far saltare lo schiacciatore senza, però, servirgli la palla ingannando, così, il muro avversario. "Roba da giapponesi", commentavano in Europa, "Figurati se un giocatore latino possa saltare a vuoto senza schiacciare la palla". Adesso la "veloce" è la soluzione offensiva più utilizzata al mondo: dalle categorie giovanili, alle prime squadre, alle selezioni nazionali maggiori.
Un pò quello che sta accadendo nella pallanuoto con la nazionale maschile giapponese che, nonostante il piazzamento all'undicesimo posto nel ranking mondiale di Gwangju, ha raccolto consensi, strappando applausi, dagli addetti ai lavori ed appassionati della pallanuoto mondiale.
Uno stile di gioco innovativo, che più si adatta alle caratteristiche fisiche ed atletiche dei propri giocatori; pressing forte in difesa - spesso fatto in anticipo e sulla spalla preferita del proprio avversario -, ripartenze veloci ed un ritmo dinamico, intenso, fatto di entrate ma anche di buone letture tattiche. 
L'artefice principale di questo cambiamento che ha portato tanti giocatori giapponesi ad essere corteggiati dalle formazioni europee si chiama Yoji Omoto, head coach della nazionale nipponica. Commissario tecnico dal 2001 al 2006, è tornato alla guida della selezione biancorossa nel 2012 conquistando l'argento agli Asian Games, due ori agli Asian Swimming Championship ed agli Asian Waterpolo Championships e due ottimi piazzamenti in World League, quarto e sesto posto.
Di sicuro il risultato più prestigioso è stata la qualificazione alle Olimpiadi di Rio de Janeiro nel 2016; una partecipazione che mancava da oltre trent'anni e che, nell'estate 2021, tornerà a vedere protagonisti i nipponici già qualificati per i Giochi di Tokyo essendo paese ospitante.
 
Innanzitutto, complimenti per la crescita ottenuta con la nazionale giapponese in questi anni. Come ci è riuscito?
"Grazie mille. Abbiamo studiato parecchio per capire come adattare le nostre qualità fisiche e tecniche alla pallanuoto moderna. Siamo partiti da un concetto elementare per il quale tutti gli sport che si giocano con un pallone ed una porta hanno come obiettivo quello di fare quanti più goal possibili. Spesso, però, questo sembra non accadere nella pallanuoto; sembra quasi che l'obiettivo principale delle squadre sia guadagnare quante più espulsioni possibili, magari con un passaggio al proprio centroboa. Rispetto ad altri sport, inoltre, l'acqua rallenta i movimenti e le regole tecniche che consentono e tollerano l'afferrarsi a vicenda inibiscono il fascino del gioco con la palla che è racchiuso, secondo me, in due elementi: velocità e fantasia. Da qui nasce l'idea che per poter competere contro atleti molto più grandi fisicamente è fondamentale alzare il ritmo, giocando con un'intensità maggiore. Tra l'altro ritengo che giocare una pallanuoto più veloce possa aumentare anche la spettacolarità di questo sport, migliorandone la diffusione. Il focus sul quale mi sono concentrato è il tempo. Un fallo equivale a dare circa 3 secondi all'avversario per attaccare per cui ho chiesto ai miei ragazzi di non commettere mai falli inutili. Inoltre potranno aumentare le occasioni di controfuga in fase d'attacco incrementando, così, il numero di azioni per partita; il che rende il gioco più interessante, non credete?".
 
Come vanno gli allenamenti con la nazionale in questo periodo?
"Purtroppo a causa della pandemia non possiamo più viaggiare all'estero e confrontarci con le migliori formazioni europee quindi organizziamo dei collegiali qui in Giappone circa dieci giorni al mese. Ovviamente, poi, i giocatori si allenano regolarmente con i propri club".
 
Immaginiamo avevate preparato un programma di allenamento diverso in vista dei Giochi Olimpici, modificato in seguito all'eopidemia di Covid-19...
"Quello che più ci penalizza è non poterci confrontare con altre squadre in Europa e nel resto del mondo. L'anno scorso abbiamo viaggiato molto; siamo stati in sei paesi europei diversi nel giro di due mesi consecutivi ed al rientro in patria ho notato subito un grande miglioramento per tutto il gruppo. Quest'anno sarà diverso, purtroppo". 
 
Come ci si sente a disputare le Olimpiadi da padrone di casa? Sente il peso della responsabilità?
"E' un'occasione da sfruttare per noi in quanto, in Giappone, la pallanuoto è considerato sport minore. Sarà un grande onore poter partecipare ai Giochi nel nostro paese".
 
Tutti sperano che i Giochi possano regolarmente svolgersi la prossima estate. Che sensazioni ha al riguardo?
"Le Olimpiadi si dovrebbero svolgere regolarmente anche se, quasi sicuramente, ci saranno delle restrizioni sul numero di spettatori sulle tribune e sulle modalità di viaggio per raggiungere il nostro paese o per spostarsi da una città all'altra. In Giappone sentiamo molto questo evento ed abbiamo uno spirito fortemente nazionalista; faremo scrupolosamente rispettare le regole che saranno imposte e sarà certamente un magnifico evento".
 
I progressi fatti dal Suo Giappone hanno fatto sì che diversi atleti della nazionale nipponica fossero corteggiati ed ingaggiati da formazioni europee. Certamente un motivo d'orgoglio per Lei...
"In Giappone purtroppo non esiste un campionato professionistico di livello, per cui sono molto favorevole che i ragazzi giochino in Europa. Abbiamo davvero dei buoni giocatori ma sento che siamo ancora un gradino sotto per cui ben vengano questo tipo di esperienze".
 
Come pensa che il Coronavirus cambierà il futuro della pallanuoto?
"Il Coronavirus si stabilizzerà e sarà un bene per l'intera umanità. Credo che dovremmo cogliere questa occasione per rivedere le regole. Un esempio? Capire meglio le dinamiche di alcuni falli da espulsione come quello per cui dovresti essere espulso se afferri l'avversario quando sei faccia a faccia. Infine introdurrei una limitazione di tempo in cui il giocatore può sostare in posizione di centoboa, un pò come accade nel basket con l'area piccola. Siamo l'unico sport al mondo in cui un atleta può restare così a lungo davanti alla porta: questa è, secondo me, una regola che andrebbe cambiata".
 
Gianluca Leo
 
 

 

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