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Devono sudare fino alla fine gli Stati Uniti che nel primo quarto di finale del torneo femminile piegano 10-9 l’Australia e guadagnano così l’ingresso in semifinale, turno in cui sfideranno la vincente del confronto Spagna-Canada. Partita dai due volti per le statunitensi che, complici i giorni di riposo dopo la fine della prima fase e la mancanza di partite impegnative ad eccezione di quella d’esordio contro l’Olanda, partono piano subendo l’ottimo avvio delle oceaniche che ribaltano lo svantaggio iniziale e si portano sul 3-2 ad inizio secondo parziale con il sigillo di Arancini.  Il primo sigillo di giornata della calottina numero nove scuote le statunitensi che alzano il ritmo, aumentano l’intensità della difensiva, riescono a ripartire in controfuga e fanno male alle avversarie scavando il solco che si rivelerà decisivo con il 6-1 dei due parziali centrali e lasciando a secco le avversarie per sedici minuti. Quando la Romer sigla, a poco meno di sei minuti dalla conclusione, il punto del provvisorio 10-4 l’incontro sembra ormai pronto a scivolare via senza sussulti ulteriori ma a quel punto succede l’imponderabile perché le ragazze a stelle e strisce tirano i remi in barca, iniziano a pensare alla semifinale e alzano il piede dall’acceleratore mentre Andrews  e compagne, ad un passo dal baratro, giocano il tutto per tutto, iniziano un’insperata rimonta e confezionano un devastante break di 5-0 che gli permette di arrivare ad un passo dall’impresa con la doppietta della giovane Green. Gli Stati Uniti riescono però a stoppare l’ultima conclusione di Halligan e portano a casa il match ma senza nemmeno festeggiare più del dovuto perché Krikorian fa capire alle sue ragazze che, risultato a parte, c’è poco da gioire.