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Il cammino fin qui compiuto risulta ampiamente positivo e l’esito del prossimo step non intaccherà minimamente il giudizio. Il percorso di una squadra vogliosa di diventare grande non può non passare dal confronto con i più forti del lotto e dalla capacità di riuscire a superarli anche nelle condizioni più difficili. Nell’incontro di ritorno dei quarti di finale di Euro Cup l’AN Brescia sfida a Kragujevac, fischio d’inizio previsto domani alle ore 20:00, il Radnicki dopo aver impattato sul 9-9 la sfida di andata disputata lo scorso 27 Febbraio a Mompiano. I leoni arrivano in Serbia animati dalla consapevolezza di dover affrontare un’autentica battaglia contro una delle migliori espressioni del panorama continentale e in un ambiente caldo che si schiererà compatto al fianco dei propri beniamini. Quello del Radnicki è un progetto in fortissima crescita che punta a portare il club ad orbitare stabilmente nei piani alti del panorama internazionale. Uros Stevanovic, Ct della Nazionale serba, vanta nel suo roster diversi fuoriclasse assoluti, alcuni di essi pluridecorati campioni olimpici. Innegabile assegnare ai serbi il vantaggio dei pronostici per il fattore campo a propria disposizione, per l’esperienza degli elementi cardine abituati a vivere partite di questo tipo e per una differenza di chili e centimetri che potrà avere il suo peso in caso di partita fisica. I leoni non partono però battuti ed entreranno in acqua per giocarsi a viso aperto le proprie possibilità nell’arco di trentadue minuti in cui affrontare una battaglia contro tutto e tutti. Il sette in calottina scura è chiamato ad interpretare una prova maiuscola sui due versanti della vasca coniugando con la necessaria lucidità l’impeccabile fase difensiva al cinismo in fase conclusiva per concretizzare le occasioni create. Fondamentale approcciare bene il match, difendere forte e cercare di sfiancare gli avversari sul piano natatorio nel tentativo di creare le premesse per sfruttare la possibilità di attaccare la profondità ripartendo in controfuga.

 

Credit: Carlo Di Santo