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Ecco l'ultima puntata del nostro giallo sulla pallanuoto

  Pubblicato il 04 Ago 2019  22:40
Lunedì 27 maggio - Ore 15
Arcangelo Noce non aveva simpatia per quelli della Scientifica.
“Non ricordo una sola volta che non abbiano incasinato la scena del delitto”, era solito dire a Elio.
“Pasticcioni, rompipalle, incapaci”, aggiungeva dimenticando tutte le volte - ed erano innumerevoli – che il loro aiuto era stato decisivo per la soluzione di un caso.
Il 34enne Ervin Dolce, tra tutti gli uomini della Scientifica, era colui che più di ogni altro la iena avrebbe volentieri evitato. Antipatia a pelle.
A cominciare dal nome. “Cos’è, uno spot enologico?”.
E poi gli innumerevoli tatuaggi sulle braccia. “Come cazzo ha fatto ad entrare in Polizia conciato in quel modo?”.
Infine, e soprattutto, detestava la lentezza, la pignoleria con la quale Dolce era solito esporre i risultati del suo lavoro: “L’esame dell’autovettura Hyundai I10 rosso amaranto, targata CP 606 WZ e di proprietà della signora Wirz Claudia, ha richiesto l’impiego di tre tecnici che hanno provveduto a rimuovere tutte le parti smontabili della vettura”.
“E quindi?”, lo sollecitò Noce.
“Non m'interrompa, la prego. Stavo per dirle che al lavoro è stata data precedenza assoluta in ossequio alla premura che ci è stata raccomandata”.
La stessa, grandissimo cazzone, che ho io in questo momento”, avrebbe voluto dirgli la iena. E invece, pazientemente, continuò ad ascoltare in silenzio nella speranza che prima o poi Dolce arrivasse al dunque.
“I tecnici impegnati nel lavoro – proseguì Dolce – hanno cominciato dall’abitacolo e dal portabagagli, però l’ispezione non ha rilevato nulla di anormale. In genere, commissario, è l’interno dei sedili anteriori il luogo scelto per occultare denaro, droga o altri oggetti di valore, ma quelli della Hyundai I10 della Wirz non presentavano alcun tipo di manomissione”.
“E allora?”, chiese la iena ormai al limite della pazienza.
“E allora gli uomini impiegati nel lavoro hanno esaminato il vano motore e, smontandolo pezzo dopo pezzo, hanno rilevato l’esistenza di un lungo contenitore di plastica occultato sotto la mascherina presente nella parte superiore del vano motore”.
Dolce prese dalla sua "24 ore" una grande busta gialla e la consegnò a Noce: “Ecco le fotografie. Se ha qualche domanda da sottopormi, sono a sua disposizione”.
“Nel contenitore che avete rinvenuto è possibile occultare delle tele?”.
“Tele di quadri, intende? Direi di si, anche se di dimensioni non elevate”.
 
***
 
Alle 15,20 Ervin Dolce lasciò il commissariato di Fuorigrotta, due minuti dopo prese il suo posto nell’ufficio di Noce Antonio Riccio, scusandosi per “averti lasciato da solo. Non ho potuto fare prima, ho dovuto sistemare i guai che hanno fatto in commissariato in mia assenza e, per giunta, ci si è messa anche mia moglie: “Se nemmeno oggi vieni a pranzo a casa, giuro che prendo i ragazzi e me ne vado da mia madre”. Ma veniamo a noi. Ho visto uscire Dolce, come è andata?”.
“E’ fatta! Nel vano motore della macchina di Claudia Wirz hanno trovato le prove del contrabbando d’arte. Guarda”, e gli mostrò le foto scattate dalla Scientifica”.
“Porca troia, avevi ragione. Chapeau, monsieur Noce”.
“Lascia perdere i complimenti, non è il momento e nemmeno il caso. Adesso viene la parte più difficile: inchiodare Masini. Tu cosa proponi?”.
“Dando per scontato che la Wirz non era a conoscenza dei traffici dell'antiquario, e che li ha scoperti per caso, è molto probabile che si sia resa conto di quello che avveniva a sua insaputa esattamente come hanno fatto gli uomini della Scientifica: guardando nel cofano della sua Hyundai”.
“O meglio - corresse Noce - guardando nel cofano dopo che ci ha messo le mani il suo meccanico di fiducia. Data la posizione del nascondiglio del contenitore utilizzato per occultare le tele, è davvero improbabile che la Wirz possa averlo rinvenuto in prima persona”.
“Mi stai dicendo – proseguì Riccio – che deve essere successo qualcosa al motore della macchina da indurre il meccanico della Wirz a metterci le mani?”.
“Esatto. E lui ha rinvenuto il contenitore e ha comunicato la scoperta a Claudia Wirz”.
“Quindi - concluse Riccio - non ci resta che trovare questo meccanico”.
 
***
 
Non ci misero molto. Bastò fare un colpo di telefono a Benedetta Daniele, il presidente della squadra di pallanuoto, per avere nome e numero di telefono di Armando Balice, il meccanico di fiducia di Claudia Wirz. Era lo stesso al quale si rivolgeva il presidente e gran parte della squadra.
“Si, sono stato io a rinvenire quello strano contenitore - confermò Balice per telefono -. Ho chiamato immediatamente la proprietaria e l’ho informata di quello che avevo scoperto”.
“Avrebbe fatto bene ad avvertire anche la Polizia, signor Balice”, disse la iena.
 “Certo – ribattè il meccanico -, ma la signora Wirz mi ha detto che ci avrebbe pensato lei”.
“In ogni caso, dopo che è avvenuto il delitto, lei avrebbe dovuto comunque informare la Polizia, e non lo ha fatto. Lasciamo perdere… Piuttosto, ci dica quando ha scoperto la presenza di quel contenitore”.
“E’ stato pochi giorni prima del delitto. La Wirz, dimenticandosi di mettere l’olio, aveva fuso il motore e mi ha portato l’autovettura per la riparazione”.
“Parliamo del contenitore, adesso. Conosce qualcuno, nel giro dei suoi colleghi, che fa lavoretti del genere?”.
“No, commissario. Mi spiace di non poter esserle d’aiuto”.
 
***
 
“E adesso?”, chiese Riccio.
“Adesso siamo nelle mani del Procuratore – rispose la iena -: se ci dà un bel mandato di perquisizione per l’abitazione e i negozi di Masini, siamo a cavallo. Altrimenti siamo fottuti”.
 
***
 
“Per riuscire a risolvere un caso – diceva sempre la iena ad Elio – occorrono tanta pazienza, intuito e soprattutto una buona dose di culo”.
La Dea Bendata intervenne in aiuto di Noce e Riccio spedendo all’ospedale Giacomo D’Obici, il procuratore che aveva seguito il caso Wirz fino a quando un attacco di appendicite non lo aveva messo fuori causa. Dal 23 maggio l’omicidio dell’allenatore di pallanuoto era diventato di competenza di Mauro Amitrano, magistrato molto meno rigido del collega, molto più malleabile. “Se ci fosse stato D’Obici al posto mio, col cazzo che lo avrebbe avuto questo mandato, commissario Noce. Mi raccomando, ne faccia buon uso”.
 
***
 
L’uso che ne fecero Noce e Riccio portò un unico risultato, ma sostanzioso: l’individuazione del meccanico che per conto di Masini aveva piazzato il contenitore nel vano motore di Claudia Wirz. Si chiamava Raffaele Croce e non ci mise molto - dietro la promessa di un trattamento di riguardo da parte della Polizia circa la sua posizione – a vuotare il sacco e a mettere Masini in un mare di guai: “Si, è stato lui a ordinarmi quel lavoro. Sempre per  conto suo, ogni volta ero io stesso a inserire le tele nel contenitore. Tutto molto facile: la Wirz di solito lasciava l’autovettura per strada, non lontano dalla sua abitazione di via Bernini. Io andavo di notte, prendevo la macchina, me ne andavo in un posto tranquillo, dieci minuti di lavoro e mezzora dopo la Hyundai era di nuovo al suo posto”.
 
***
 
Interrogatorio di Silvio Masini condotto dal procuratore Mauro Amitrano alla presenza del legale di Masini, Duccio Moralli, e dei commissari Arcangelo Noce e Antonio Riccio.
 

Procuratore Amitrano: “Lei conosce il signor Raffaele Croce?”.
Masini: “E’ la prima volta che sento questo nome”.
Procuratore Amitrano: “Strano, perché questo Croce, che di professione fa il meccanico, sostiene di aver montato dietro suo incarico sulla Hyundai di Claudia Wirz un contenitore nel quale egli stesso ha nascosto di volta in volta - sempre per suo conto, signor Masini  - tele di opere d’arte destinate al contrabbando”.
Masini: “Questo Croce deve essere pazzo e, se non lo è, riceverà un querela per diffamazione”.
Procuratore Amitrano: “Lei nega, in altre parole, di aver utilizzato la signora Claudia Wirz, a insaputa della stessa, per traffici illegali di opere d’arte”.
Masini: “Certo che lo nego. Sono fandonie”.
Avvocato Moralli: “Del resto, signor procuratore, non c’è alcuna prova a sostegno di questa tesi. Soltanto le dichiarazioni del signor Croce, le quali lasciano il tempo che trovano”.
Procuratore Amitrano: “E allora mi spieghi, avvocato, quale interesse può avere il signor Croce a chiamare in causa il suo cliente”.
Avvocato Moralli: “Non lo so, signor procuratore. E’ a lui che deve chiederlo, non a me. E’ lui che sta mentendo”.
Procuratore Amitrano: “E allora, signor Masini, vuol dirmi cortesemente quali erano i suoi rapporti con la Wirz”.
Masini: “Credo di averlo spiegato più volte, signor procuratore. Ma evidentemente non sono stato ascoltato: Claudia Wirz era una mia collaboratrice, punto e basta. Tutto il resto, tutto quello che ho sentito in questo ufficio è pura fantascienza”.
Procuratore Amitrano: “Ha mai frequentato Claudia Wirz al di fuori del lavoro?”.
Masini: “Mai”.
Procuratore Amitrano: “Dov’era la mattina di domenica 19 maggio, il giorno in cui è stata uccisa Claudia Wirz”.
Masini: “L’ho detto e ripetuto al commissario Noce non so quante volte”.
Procuratore Amitrano: “Lo dica anche a me, per favore”.
Masini: “Ero a casa, bloccato a letto da un fortissimo attacco di labirintite”.
Il procuratore prese la sua borsa di pelle e tirò fuori una cartellina, dalla quale estrasse una foto che mise sotto il naso di Masini: “Questa foto è stata scattata proprio quel giorno sul luogo del delitto durante la visita guidata delle 10. La guardi bene e risponda a questa domanda: “E’ lei o non è lei l’uomo in jeans e camicia celeste?”.
 
***
 
“Da dove è spuntata fuori quella foto?”, chiese Elio dopo aver servito il caffè alla iena?”.
“Dalla testardaggine di Donatella Dell’Angelo. Quando abbiamo convocato in commissariato tutti coloro che avevano preso parte alla visita guidata, mancavano all’appello, oltre a Masini, anche altre due persone. Donatella, confrontando i nomi dei presenti con quelli di coloro che avevano prenotato la visita, è riuscita a scoprire i nomi degli assenti, Marco Boccaccini e sua moglie Laura, due pensionati di Livorno che il giorno dopo il delitto, ignari di quello che era accaduto, hanno lasciato Napoli per andare direttamente in un’isola greca sperduta nell’Egeo. Donatella ha provato a rintracciarli ugualmente, inviando più volte sui loro cellulari un messaggio che li invitava a mettersi in contatto con il commissariato di Fuorigrotta. I due per evitare rogne non hanno risposto, ma ieri al rientro dalla Grecia finalmente hanno contattato Donatella e le hanno inviato il filmino che avevano girato sul luogo del delitto…”.
“…nel quale si vede chiaramente la presenza di Masini”, aggiunse Elio.
“Esatto. L’antiquario durante la visita si è defilato per non essere ripreso dalle macchine fotografiche dei presenti, ma il video dei due livornesi lo ha beccato ugualmente. Durante l’interrogatorio Masini ha negato, ribadendo che lui a quell’ora era a casa, ma è una prova più che sufficiente per inchiodarlo”.
 “Dunque non può essere che Masini l’assassino di Claudia Wirz”, commentò Elio.
 “Si, ma non è stato lui ad uccidere Franco Pollio”.
“Come siete giunti a questa conclusione?”, chiese Elio.
“Interrogando i suoi vicini di casa. Alle 21,40 di quella sera Armando Del Buono, che abita sullo stesso pianerottolo di Masini, ha bussato alla porta dell’antiquario e gli ha chiesto: “Mi puoi prestare il tuo pestacarne?”.
“E Masini cosa gli ha risposto?”.
“E’ andato in cucina a prenderlo e al ritorno gli ha detto: “Mi spiace, non riesco a trovarlo. Strano, ero convinto che ci fosse”.
 
***
 
Interrogatorio di Manuela Belli condotto dal procuratore Mauro Amitrano alla presenza del legale Duccio Moralli e dei commissari Arcangelo Noce e Antonio Riccio.
 
Procuratore Amitrano: “Signora Belli, lei dove si trovava domenica 19 maggio alle 21,40”.
Belli: “A casa assieme a mio marito”.
Procuratore Amitrano: “Cosa stava facendo?”.
Belli: “Riposavo. Sono andata a dormire presto”.
Procuratore Amitrano: “Alle 21,40 Armando Del Buono, il vicino di casa, ha bussato alla vostra porta e ha parlato con suo marito. Strano, lei ci ha detto che il signor Masini quella domenica è stato tutta la giornata a letto a causa di un forte attacco di labirintite”.
Belli: “Evidentemente si è sentito meglio e si è alzato per andare ad aprire”.
Procuratore Amitrano: “Suo marito dorme in jeans e maglietta, signora Belli? Era vestito così quando ha aperto la porta a Del Buono”.
Belli: “Io sono andata a dormire alle 21,20 e ho preso immediatamente sonno. Ero stanca morta, ho passato tutto il week a fare da infermiera a mio marito. Non so assolutamente nulla di quello che è successo dopo”.
Procuratore Amitrano: “Dunque non sa che il signor Del Buono ha chiesto a suo marito di prestargli il pestacarne”.
Belli: “Io non sapevo nemmeno che avesse bussato alla nostra porta. Mio marito non me l’ha detto, l’ho saputo soltanto adesso da voi”.
Procuratore Amitrano:  “Suo marito è andato in cucina a cercare il pestacarne ma non l’ha trovato”.
Belli: “Non mi meraviglia. Noi non possediamo un pestacarne”.
Procuratore Amitrano:  “Strano, perché suo marito ha detto testualmente a Del Buono “Ero convinto che ci fosse”.
Belli: “Guardi che mio marito non sa fare neppure un uovo sodo. E in cucina non ci mette mai piede, noi mangiamo nel tinello. Il pestacarne se lo sarà sognato”.
Procuratore Amitrano:  “Lei possiede un’autovettura, signora Belli?”.
Belli: “Si, una Fiat 500”.
Procuratore Amitrano:  “La tiene in un garage pubblico?”.
Belli: “Si, in un garage di via S.Domenico”.
Procuratore Amitrano:  “Ci risulta che domenica 19 maggio, alle 18.23, lei ha prelevato la sua vettura dal garage. Dov’è andata?”.
Belli: “A far visita ad un’amica, Antonella Chiosi. Se volete potete controllare”.
Procuratore Amitrano:  “Già fatto, la Chiosi ha confermato. Ci ha detto che lei è rimasta a casa sua fino alle 20,40. Suo marito sta male e lei va a far visita ad un’amica… non le sembra inopportuno?”.
Belli: “Mio marito, mi pare di averlo già detto, stava meglio. Tanto è vero che il giorno dopo è tornato al lavoro”.
Procuratore Amitrano:  “La sua amica abita in via Cilea, a 400 metri da casa sua. Eppure, per andarle a farle visita lei ha preso la sua 500”.
Belli: “Ero molto stanca, glie l’ho già detto. Ho preferito prendere la macchina”.
Procuratore Amitrano:  “E come mai l’ha riportata al garage soltanto lunedì pomeriggio?”.
Belli: “Quando sono rientrata a casa domenica sera ho trovato posto sotto casa e ho preferito parcheggiarla lì. Glie l’ho già detto, ero molto stanca: il garage è a 300 metri dalla nostra abitazione”.
Procuratore Amitrano:  “Se era così stanca, come mai è andata a far visita alla sua amica?”.
Belli: “Le avevo promesso da tempo di andarla a trovare. E’ una cara amica, ci conosciamo da quando eravamo bambine. Non crede sia una ragione più che sufficiente per vincere la stanchezza?”.
Procuratore Amitrano:  “Io credo invece che lei sia andata dalla sua amica soltanto con lo scopo di depistare le indagini. E ritengo inoltre che lei, dopo aver fatto visita alla signora Chiosi, non sia tornata a casa. E’ risalita sulla sua 500 e ha raggiunto il cinema “America Hall”, dove ha ucciso Franco Pollio per mettere subito fine al tentativo di ricatto nei confronti di suo marito”.
La Belli saltò in piedi di scatto: “Ma lei è impazzito, signor procuratore? Cosa avrei fatto io?”.
Procuratore Amitrano:  “Torni a sedere e stia calma. Le dico subito come sono andati i fatti: Franco Pollio, presente anche lui alla visita guidata di domenica 19 maggio nel corso della quale suo marito ha ucciso Claudia Wirz, assiste per caso al delitto e decide di ricattarlo. Si mette subito in contatto con lui e, poiché ha immediatamente bisogno di soldi, gli dà appuntamento per la sera stessa al cinema “America Hall” per intascare un anticipo sulla somma richiesta. E qui interviene lei: vedendo suo marito particolarmente provato per tutto quello che è accaduto, decide di andare al suo posto all’appuntamento, ma con ben altre intenzioni: suo marito aveva deciso di pagare, lei no. A sua insaputa, oltre ai soldi, porta con sé il pestacarne preso dalla cucina, ammazza Pollio, torna a casa e lascia la 500 per strada: non può riportarla al garage, altrimenti la sua versione dei fatti sarebbe andata a farsi benedire. Lei deve amare molto suo marito per aver fatto tutto questo”.
 
***
 
Silvio Masini fu condannato a 30 anni di reclusione per l’omicidio di Claudia Wirz.
Manuela Belli fu assolta in tutti i gradi di giudizio per l’omicidio di Franco Pollio per insufficienza di prove. Fu condannata a tre anni di reclusione per favoreggiamento nel delitto di Claudia Wirz.
Mario Corcione
FINE

(La prima puntata del nuovo giallo sarà pubblicata giovedì 8 agosto)
 
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