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Ecco l'ottava puntata del nostro giallo sulla pallanuoto

  Pubblicato il 24 Apr 2017  10:01

Venerdì 3 febbraio - Ore 10,00
 
A Busto quella settimana il termometro era sceso in picchiata e le previsioni non parlavano d'imminente risalita. Arnò non sapeva cosa avrebbe dato per starsene a letto abbracciato alla sua Silvia, ma anche un bel termosifone dove appoggiare il fondoschiena poteva andare bene. C'era un problema, però: in quel momento il commissario non si trovava nel suo ufficio, ma in Procura, dove il pm Paolo Rossi stava per procedere all'interrogatorio di Mario Vecchi. Accanto al pallanuotista c'era il suo avvocato. Si chiamava Greta Pesci, e già quel curioso accostamento Pesci-Rossi era sufficiente ad alimentare la fantasia dei giornalisti. Ma c'era un particolare che preoccupava ancor di più il procuratore: l'avvocato Pesci era nana. La stampa ci sarebbe andata a nozze: un pm alto quasi due metri contro un'avvocatessa in miniatura. Rossi ringraziò il cielo che non esistevano più le vignette della Domenica del Corriere.
Era altro, invece, che preoccupava Arnò: conosceva Greta Pesci di fama, era un uno dei penalisti più brillanti della Lombardia. Sarebbe stato un osso duro. Si chiese come Vecchi potesse permettersi, inguaiato finanziariamente com'era, un avvocato così costoso. La risposta l'avrebbe avuta qualche giorno dopo: erano stati gli stessi genitori della Forbes a procurarglielo. Evidentemente erano certi dell'innocenza del genero.
Mario Vecchi era passato ufficialmente dalla posizione di "persona a conoscenza di fatti" a "sospettato". Sospettato di conoscere talmente bene i fatti da essere lui l'assassino. Esaurita la procedura di rito, il pm cominciò l'interrogatorio.
Rossi: "Ci dica come si sono svolti i fatti la sera in cui sua moglie è stata uccisa".
Vecchi: "Come tutti i lunedì ho accompagnato mia moglie al cinema Manzoni, dove aveva appuntamento con le amiche. L'ho lasciata davanti all'ingresso del cinema alle 20,20 e sono tornato a casa, dove tutti i lunedì gioco a poker con amici, sempre gli stessi: Marco Amerini, Fabio Colla e Sergio Ballerini. Sono rientrato alle 20.40, ho preparato come sempre qualcosa da mangiare e da bere per gli ospiti e alle 21, minuto più minuto meno, abbiamo cominciato a giocare. E' inutile che vi dica che più tardi, non ricordo esattamente l'ora, mi sono allontanato dal tavolo per una decina di minuti per andare al bagno: lo sapete già. Volete conoscere anche i dettagli?".
Rossi: "No. Vorremmo solo sapere perchè, pur essendoci un bagno nella stanza dove giocate a poker, lei si è servito di quello del primo piano...".
Avvocato Pesci: "In trent'anni di carriera non ho mai assistito ad un interrogatorio del genere. Mi viene solo da ridere al pensiero che la Procura pensi di andare in tribunale con questo tipo di argomenti. In ogni caso d'ora in poi il mio cliente non risponderà ad altre domande".
 
***
 
Venerdì 3 febbraio - Ore 10,30
 
Rimasti soli, il pm Rossi e Arnò fecero il punto della situazione. Non prima, però, di aver ordinato al bar un cappuccino bollente.
"Se l'avvocato ha interrotto l'interrogatorio, teme che Vecchi possa dire qualcosa di compromettente".
Arnò la pensava allo stesso modo: "Io credo che era preoccupata di quello che Vecchi avrebbe potuto dire sul passaggio in macchina che lui dice di aver dato alla moglie la sera del delitto".
Erano tre le ipotesi, infatti, secondo Arnò:
1. Vecchi non ha ammazzato la moglie, ma durante il tragitto casa-cinema Manzoni è accaduto qualcosa che potrebbe peggiorare la sua posizione, e quindi l'avvocato non vuole che se ne parli.
2. Vecchi ha ammazzato la moglie e non ha fatto il percorso casa-cinema Manzoni.
3. Vecchi ha ammazzato la moglie e quel percorso casa-cinema Manzoni lo ha fatto lo stesso, ma da solo, per crearsi un alibi.
"Forse è proprio questo  che l'avvocato teme", disse Rossi sorseggiando il suo cappuccino. "Se Vecchi ha fatto la sceneggiata, sicuramente si è fatto vedere da qualcuno durante il tragitto, ma quel qualcuno ovviamente non può aver visto anche la moglie, che era già morta. Evidentemente il pallanuotista non ha pensato che la sceneggiata, invece di avvantaggiarlo, lo penalizzerebbe agli occhi di una giuria".
"Ma l'avvocato sì che ci ha pensato! E forse è proprio per questo motivo - osservò il commissario - che ha interrotto l'interrogatorio. Perciò, se lei è d'accordo, faremo lo stesso percorso di quella sera per appurare se qualcuno ha visto Vecchi quando ha accompagnato la moglie al cinema Manzoni".
"Ottima idea. E magari proviamo a sentire cosa dice l'amante di Vecchi. Sicuramente lui l'avrà indottrinata a dovere, ma non si sa mai".
 
***
 
Venerdì 3 febbraio - Ore 16,30

 
Arnò si aspettava da un momento all'altro che Alessandra Fantoni si mettesse a cantare "Believe". L'amante di Mario Vecchi era la copia di Cher: stesso fisico, stessi capelli ricci, stesso ovale del viso. Ma le mancava la cosa più importante: lo sguardo che ha fatto di Cher una delle donne più affascinanti del pianeta. Non per questo, però, la Fantoni era da buttare. Arnò avrebbe fatto molto volentieri un duetto con lei, ma non canoro.
"Quando e come ha conosciuto Mario Vecchi?".
"Circa un anno fa. Io lavoro come segretaria in uno studio legale. Mario si rivolse a noi per una questione legata alla sua attività di pallanuotista, venne in ufficio e il giorno dopo mi telefonò per un appuntamento. Ma non di lavoro, come può immaginare. Ci siamo visti più volte e la cosa è diventata seria".
"Seria fino a che punto?".
"Al punto che più volte abbiamo parlato di andare a vivere insieme, ma non se n'è fatto nulla: Mario non se la sentiva di lasciare la moglie, sia perchè non voleva darle un dolore così forte sia perchè i suoi debiti di gioco lo obbligavano a stare con lei: senza le garanzie di Allyson Forbes la banca non gli avrebbe concesso il prestito".
"Una situazione piuttosto scomoda per lei, non crede?".
"Certo, ma io sono giovane, ho soltanto 24 anni, non c'era alcuna fretta: prima o poi Allyson si sarebbe stufata di lui e me lo avrebbe lasciato davanti alla porta di casa. I fatti mi hanno dato ragione".
La relazione di Allyson Forbes con Flavio Manzi: erano quelli i fatti ai quali si riferiva Alessandra Fantoni. Se qualcuno non l'avesse ammazzata, sicuramente la pallavolista avrebbe dato il benservito al marito.
"Vecchi era a conoscenza della relazione della moglie?".
"No. Lo ha saputo soltanto qualche giorno fa proprio da lei, commissario". E accompagnò la risposta con un bellissimo sorriso alla Cher.
 
***
 
Venerdì 3 febbraio - Ore 20,10

 
Si chiamava "Villa Brenda" la casa dove avevano vissuto Allyson Forbes e il marito. Brenda era il nome della cavalla che i genitori della pallavolista le avevano regalato per il suo decimo compleanno. A  una cinquantina di metri di distanza c'era "Villa Paola". Non era il nome di una cavalla. Era il nome della moglie di Luigi Palermo, il commerciante all'ingrosso di carni con il quale il vice commissario Alluzzo stava parlando. Erano nella mastodontica e confortevole cucina della villa, dove  il ragusano Palermo - felicissimo di ospitare un corregionale - aveva stappato un pregiato Nero d'Avola il cui costo equivaleva allo stipendio di una settimana del vice commissario.
Alluzzo non era andato da lui nè per una visita di cortesia (prima di allora non sapeva neppure dell'esistenza di Luigi Palermo) nè per parlare della loro bella Sicilia. L'argomento del colloquio era Mario Vecchi, e in particolare quello che il marito di Allyson Forbes aveva fatto la sera di lunedì 23 gennaio, il giorno in cui sua moglie era stata uccisa. E grazie a Palermo il vice commissario scoprì che "quella sera Vecchi è venuto a casa mia per restituirmi il trapano elettrico che gli avevo prestato il giorno prima. Erano circa le 22, lo posso dire con certezza perchè quando bussò al citofono della villa avevo cominciato a guardare da poco una partita di calcio che avevo registrato proprio a quell'ora".
"E' andato lei al cancello della villa oppure...".
"Ancora con questo lei! Ma non avevamo detto di darci del tu? Si, sono andato io a prendere il trapano, ne ho approfittato per depositare la spazzatura".
"Vecchi era a piedi o in macchina?".
"In macchina, una Volvo grigio metallizzata. Ci ho fatto caso perchè è uguale alla mia".
"Ha notato... hai notato se c'era qualcuno in macchina con lui?".
"No, anche perchè l'aveva parcheggiata abbondantemente più avanti. L'ho invitato a casa a prendere un caffè, mi ha risposto che non poteva: aveva fretta perchè stava accompagnando la moglie al cinema. Ho preso il trapano, ho posato il sacchetto della spazzatura e sono rientrato".
"Sei proprio certo che si trattava di lunedì 23 gennaio?".
"Certissimo. Io gioco al calcio scommesse e quella sera ero incazzato nero perchè il Genoa, pareggiando in casa col Crotone, mi aveva fatto perdere una bolletta di 1500 euro".
"Non me ne parlare. Quella domenica il Palermo ha perso in casa con l'Inter. E' stato l'inizio della fine, ormai solo un miracolo ci può salvare dalla B".
"Un altro bicchiere?".
"No,  grazie, devo guidare. E grazie mille per le informazioni, mi sei stato di grande aiuto".
"Prima di andare, dimmi una cosa: sarò chiamato in tribunale a testimoniare?".
"Se Mario Vecchi sarà incriminato, dovrai ripetere durante il processo sotto giuramento le stesse cose che hai detto a me".
"Allora devo dirti un'altra cosa. Non l'ho detto prima perchè non mi piace fare la spia, ma qui si tratta di omicidio e non voglio andarci di mezzo. Qualche giorno fa Mario Vecchi è venuto da me in ufficio e mi ha detto: "Ricorda quella sera quando sono passato da lei per riportarle il trapano? Ebbene, se qualcuno viene a farle qualche domanda, gli dica che quella sera non ci siamo visti. Gliene sarei molto grato".
 
***
 
Martedì 7 febbraio - Ore 10,30

 
"Non è stato lui ad uccidere mia figlia, commissario".
Dopo le rivelazioni di Luigi Palermo, il vicino di casa di Mario Vecchi, il pallanuotista era stato rinviato a giudizio per l'omicidio della moglie. Ma il padre di Allyson Forbes era certo dell'innocenza del genero: "Il vero assassino è ancora a piede libero".
John Forbes aveva preso un aereo da Los Angeles proprio per parlare con Arnò. "Si, è vero, Mario ne ha fatto di sciocchezze in questa vicenda, non ultima quella di andare nell'ufficio di Luigi Palermo per raccomandargli di smentire quell'incontro che avevano avuto la sera del 23 gennaio, ma le ha fatte soltanto perchè aveva paura di essere incriminato. Ricorda il colloquio che avete avuto in piscina? Mario mi ha detto che dopo quell'incontro non riusciva più a dormire la notte per l'angoscia, era certo che sospettavate di lui. Perciò è andato da Palermo, ma lo ha fatto in perfetta buona fede. Non è lui l'assassino, commissario. State solo perdendo tempo prezioso".
"Signor Forbes, si metta nei panni del procuratore: al posto suo cosa avrebbe fatto? Converrà che ci sono tutti i presupposti per il rinvio a giudizio".
"Non lo metto in dubbio. Quello che non mi convince è il movente. Perchè avrebbe dovuto uccidere mia figlia? Per gelosia, forse? Perchè anche Allyson si era fatta un'amante? Ma se neppure lo sapeva... Per denaro allora? Ma non diciamo sciocchezze! Si, è vero, Mario era pieno di debiti, ma aveva fatto un prestito in banca per tamponare la situazione ed Allyson stessa si era detta disponibile ad aiutarlo".
"Lei dimentica, però, che la situazione sentimentale di sua figlia era radicalmente cambiata da quando aveva conosciuto Flavio Manzi. Sarebbe stata ugualmente disposta ad aiutare il marito in caso di bisogno? Chi ci assicura, infatti, che Mario Vecchi non fosse già a conoscenza della relazione con Manzi? Sua figlia può avergliene parlato, magari gli ha chiesto il divorzio e lui l'ha uccisa per intascare il premio dell'assicurazione e parte del suo patrimonio".
"Lei può portarmi tutti gli argomenti che vuole, ma io non cambierò idea. Sono qui perchè pretendo che si faccia giustizia per la morte di mia figlia, e non è incolpando Mario Vecchi che giustizia sarà fatta".
Mario Corcione
 
 

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