"Eccolo là che esce dall'Università, quel figlio di puttana. Chiunque al posto suo avrebbe già abbandonato l'indagine, ma lui no! Quel morto di fame si vuole tenere il lavoro e continua, continua, continua a fare domande, a ficcare il naso. Ho paura che prima o poi scoprirà tutto. No, non ho paura per me, ma per lei. Per lei ho già ucciso quattro persone e sono pronto a farlo ancora, se necessario. Cazzo, sembrava tutto finito, tutto risolto. Quella carogna aveva avuto il fatto suo, la Polizia aveva archiviato l'indagine e invece... ecco che si ricomincia. Questa storia non avrà mai fine e io non riuscirò più a trovare pace. E' chiaro che quel figlio di una troia è andato a parlare con qualcuno dell'Università per avere notizie su Di Michele. E poi comincerà anche con Tonello... La mia fortuna è che non ha ancora capito chi dei quattro volevo uccidere, ma devo stare in guardia, ecco perchè ho cominciato a pedinarlo".
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"Dunque, signor Gori, Siria Tozzi ha aperto un conto presso la nostra banca a marzo del 2013. Il versamento iniziale è stato di 12.000 euro, poi gli altri si sono succeduti con una certa regolarità temporale, più o meno una volta al mese, ma con cifre quasi sempre diverse. Ecco, guardi lei stesso".
Riccardo Locchi, il giovane direttore della filiale di via Milano della Sekur Bank, si era messo immediatamente a disposizione dell'investigatore non appena la famiglia Tozzi gli aveva fatto pervenire la richiesta di autorizzazione. Alto, slanciato, capelli corvini e occhi verdi, avrebbe potuto essere tranquillamente su una rivista di moda maschile anziché dietro una scrivania, sopra la quale Locchi aveva messo in bella mostra la foto di una splendida bionda e di tre bambini, tutti maschi, tutti bruni come lui, quasi a voler avvertire la clientela di sesso femminile: "Mi spiace, sono felicemente sposato, provate altrove".
Le cifre dei versamenti andavano da un minimo di 6.000 a un massimo di 25.000 euro. In totale erano stati 14, per un ammontare di 272.000 euro. C’erano stati anche prelievi, compreso quello di 70.000 euro con il quale la giovane donna aveva acceso il mutuo per la casa. Il saldo finale, quello che la banca aveva consegnato agli eredi, ammontava a 153.412 euro.
Dove aveva preso Siria tutti questi soldi? Ovviamente era una domanda alla quale Locchi non era in grado di dare una risposta. Ma c'era un particolare molto interessante: mentre i prelievi erano cessati il 22 marzo 2015, cioè a cinque giorni dalla morte della giovane donna, l'ultimo versamento era stato effettuato il 24 novembre 2014, cioè quattro mesi prima. Non c'era altra spiegazione: improvvisamente la fonte dei guadagni di Siria Tozzi si era esaurita.
"Io non sapevo neppure che fosse cominciata", disse Barbara Lodi. Gori quella sera era tornato nell'appartamento che la prosperosa estetista aveva diviso con Siria e anche stavolta la visita era stata accompagnata da un supplemento d'indagini nella camera da letto, dove Barbara si era sottoposta al... terzo grado senza alcuna reticenza, senza la benchè minima resistenza. Massima collaborazione. Ancora una volta, però, Gori aveva lasciato quella casa soddisfatto solo a metà. Professionalmente la serata si era rivelata un fiasco, esattamente come quella precedente. "Come ti ho già detto, tra me e Siria non c'erano rapporti di amicizia - aveva ribadito Barbara -. Dividevamo l'appartamento, tutto qui. Di questa sua improvvisa ricchezza, quindi, io non sapevo assolutamente nulla. Altrimenti te l'avrei detto... No, non c'è stato mai nulla nell'atteggiamento di Siria, nei suoi comportamenti che potesse indurmi a sospettare qualcosa. E' sempre stata una donna semplice, educata e gentile e ha continuato ad esserlo anche negli ultimi tempi. Nemmeno il suo abbigliamento è cambiato, mai visti addosso a lei nè gioielli nè vestiti particolarmente costosi. Certo che è strano: una ragazza fa una valanga di soldi e non lo dice nemmeno ai genitori, nemmeno alla sorella".
Era evidente che non si trattava di guadagni leciti. E neppure di vincite tipo superenalotto, altrimenti la famiglia della ragazza ne sarebbe venuta a conoscenza. “Il nostro rapporto è sempre stato bellissimo, Siria era la figlia che tutti avrebbero voluto”, aveva detto Giovanni Tozzi, il padre della giovane donna, durante la visita del’investigatore a Roccapia.
Anche la grande quantità dei versamenti bancari fatti da Siria escludeva l'ipotesi che il suo improvviso benessere fosse dovuto all’aiuto della Dea Bendata sotto forma di un biglietto della Lotteria o di una combinazione vincente di numeri. No, la fonte di tutto quel denaro andava ricercata altrove e Gori si stava convincendo sempre più che la parola “estorsione” era la più indicata al caso. Siria Tozzi per un anno e mezzo aveva ricattato qualcuno, e forse quel qualcuno aveva deciso di toglierla di mezzo.
“Me lo dica un’altra volta perché non ci credo”. Anche Sauro Marini, il direttore di Canale 12, la televisione dove aveva lavorato Siria fino al giorno della sua morte, cadde dalle nuvole quando Gori gli telefonò per comunicargli la notizia dell’improvviso benessere della ragazza. “Sono allibito, non so che dirle. Io credevo che Siria campasse con lo stipendio che le dava la televisione e che non superava, trattenute comprese, i 2.000 euro. Ma evidentemente mi sbagliavo. Estorsione? Ma che le salta in mente Gori, per caso è impazzito?! No, mi rifiuto categoricamente di accettare questa ipotesi, è impossibile. Siria che ricatta qualcuno! Fantascienza, pura fantascienza. Lei è fuori strada, Gori, completamente fuori strada. Siria non era persona da fare queste cose, mi creda: era una ragazza perbene, una grande lavoratrice, non ha mai chiesto un giorno di permesso. Ha sempre avuto un comportamento irreprensibile, da grande professionista, e se qualcuno non l'avesse ammazzata avrebbe fatto una grande carriera, ne sono certo. Parli con gli altri dipendenti della televisione: tutti, nessuno escluso, le diranno esattamente le stesse cose che le sto dicendo adesso. Mi venga nuovamente a trovare, le toglieremo quella strana idea che lei si è messo nella testa... estorsione! Mi viene da ridere solo al pensarlo".
Ma Gori non aveva alcuna intenzione di tornare nuovamente a Canale 12. Tempo perso, fatica sprecata. Siria Tozzi era stata molto abile nel condurre una doppia vita e nel nascondere a tutti i suoi conoscenti, parenti compresi, la parte che non voleva che venisse alla luce.
A questo punto soltanto i tabulati della scheda telefonica della giovane donna avrebbero potuto dare una mano a Gori. Ottenerli era praticamente impossibile per chiunque, ci sono leggi precise a tutela della privacy, ma se fai l’investigatore privato e non riesci ad entrare in possesso di informazioni del genere è meglio che cambi mestiere. E infatti, dopo due giorni da quando Gori ne aveva fatto richiesta, giunse sulla sua casella di posta elettronica l’elenco di tutte le telefonate e di tutti i messaggi fatti e ricevuti da Siria Tozzi da gennaio 2013 al giorno della sua morte. Era ora di pranzo, l’investigatore si fece portare dalla pizzeria presso la quale si serviva abitualmente due tranci di pizza e una birra. Mentre addentava un pezzo di margherita ai funghi, cominciò a spulciare l’elenco delle telefonate facendo particolarmente attenzione a tutti i numeri, in entrata e in uscita, che si ripetevano con una certa frequenza.
Ma fu l’elenco dei messaggi a metterlo sulla pista giusta. A partire dal 5 settembre 2013 e fino all’8 novembre 2014, Siria Tozzi aveva ricevuto, con una frequenza di due-tre volte la settimana quasi sempre lo stesso messaggio, e sempre da un numero con la dicitura “privato”. Il testo diceva: “Domani, ore 22” oppure “Domani ore 22,30”.
Gori aveva scoperto qual era stata la fonte dell’improvviso benessere di Siria. Ormai non c’erano dubbi. La giovane donna era entrata in un giro di prostituzione di alto bordo. Di giorno giornalista per poco più di 50 euro, di sera puttana per cifre da capogiro. Una doppia vita che le aveva permesso di guadagnare un quarto di milione di euro nel giro di un anno e mezzo.
“Poi, evidentemente, paga di quello che era riuscita a mettere da parte, la ragazza ha smesso e ha salutato i suoi datori di lavoro. Ne conosco tante di queste storie, Gori, ormai sono quasi al’ordine del giorno”.
Di fronte al’investigatore, negli Uffici della Buoncostume di Pescara, il vice questore Alberto Cavallo stava spiegando a Gori come funzionavano certi giri nella città cara a D’Annunzio. “Esattamente come in tante altre città d’Italia: c’è un’organizzazione che contatta clienti danarosi ai quali offrire, per cifre che raggiungono anche i 5000 euro a serata, i favori delle proprie ragazze. Si tratta per lo più di studentesse, ma ci sono anche giovani donne sposate desiderose di ottenere facili guadagni. Generalmente all’insaputa del marito, ma non mancano casi di donne che lo fanno anche con la benedizione del coniuge”.
A Gori non interessava sapere perché questi giri di prostituzione continuavano a esistere e a prosperare nonostante il fatto che la Polizia ne fosse a conoscenza. C’era una domanda, invece, che destava la sua curiosità, e Cavallo lo accontentò immediatamente: “Come fanno a mantenere l’anonimato le prostitute? E’ semplice: o ricevono il cliente in ambienti con scarsissima illuminazione oppure, ed è questa la soluzione più semplice ed efficace, indossano una maschera durante il rapporto”.
In questo modo Siria Tozzi aveva potuto continuare, senza il timore di essere riconosciuta, l’attività di giornalista e la sua normale vita di relazione. Adesso Gori ne era certo: se di omicidio volontario si era trattato, non era la ragazza il bersaglio dell’assassino.
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“Ci mancava la Polizia, adesso. Perché quel maiale è andato in Questura? Con chi è andato a parlare, e perché? No, non è possibile che mi abbia scoperto… Evidentemente è andato a cercare informazioni, non a darne. Un investigatore privato non si mette a spifferare alla Polizia le notizie di cui è venuto a conoscenza. Però, anche se mi dico che non c’è motivo di allarmarsi, non riesco lo stesso a stare tranquillo. La sera prendo sonno a fatica, la notte mi sveglio di soprassalto, comincio a pensare e non riesco più a prendere sonno. Di questo passo rischio di mandare tutto a puttane, lavoro compreso, e non me lo posso permettere”.
Mario Corcione
(fine della sesta puntata)
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