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Se inanellare successi in serie testimonia in maniera inequivocabile la forza di un club che ha scritto e continua a scrivere la storia della pallanuoto sia italiana che internazionale vincere dopo una sconfitta dimostra in maniera esemplare come il campione non sia colui che non perde mai ma chi, dopo una sconfitta, sa rialzarsi più forte di prima. La Pro Recco ha dimostrato come un gruppo solido e forte dal punto di vista umano sia capace di reagire ad una delusione e sappia trovare la forza per andare a vincere la nona Champions League della sua storia. Pietro Figlioli, attaccante della formazione ligure, ripercorre l’entusiasmante percorso della truppa allenata da Gabi Hernandez e che sotto la guida del nuovo tecnico Sandro Sukno ha chiuso il cerchio vincendo la Supercoppa europea.

 

Che cosa significa per il percorso di un gruppo rinnovato aver terminato da imbattuti i primi tre mesi di stagione?
È importante, vincere aiuta a vincere. Abbiamo cambiato diversi giocatori e l’allenatore, questi primi mesi di stagione ci sono serviti per amalgamarci e conoscerci meglio in vista dei prossimi mesi in cui giocheremo le partite decisive.

 

La vittoria ottenuta in Supercoppa contro il Szolnok chiude idealmente il cerchio con la scorsa annata?
È vero chiudiamo un percorso fantastico che ci ha portato a vincere tutte le tredici partite di Champions League che abbiamo disputato; peraltro è stata un’annata particolare, la prima dopo lo stop per la pandemia, con una formula che prevedeva le “bolle” di Ostia con tre-quattro partite una dietro l’altra e a distanza di 24 ore. È stata una grande cavalcata conclusa a Belgrado con tre vittorie straordinarie.

 

Ritorniamo indietro di qualche mese.  Quale emozioni hai provato quando lo scorso giugno avete alzato al cielo la Champions League?
Una grande gioia, è stata la mia quinta Champions League ma non si finisce mai di emozionarsi. Peccato solo aver esultato in una piscina vuota, non aver potuto condividere quel momento con i nostri tifosi.

 

Decisivi probabilmente sono stati i giorni trascorsi tra la finale scudetto persa contro l’AN Brescia e l’arrivo a Belgrado. Quale credi sia stata la molla che vi ha consentito di reagire?
Ognuno di noi ha trovato dentro di sé la forza per cancellare quella delusione e riversare in acqua l’enorme volontà di reazione che ci animava. Questa è la vita degli sportivi, quando si cade bisogna subito rialzarsi: la Final Eight di Champions League dopo qualche giorno ci dava l’opportunità di voltare pagina.
 

Quando avete capito che il trofeo avrebbe preso la strada della Liguria?
Il 9-5 segnato da Di Fulvio a 3 minuti e 15 secondi dall’ultima sirena ci ha dato qualche certezza in più, il rigore parato da Bijac quando mancavano 40 secondi dalla fine sul 9-6 ci ha fatto capire che la coppa tornava a Recco.

 

Che cosa vi ha detto mister Hernandez nel pre partita con il Ferencvaros?
Di credere in noi stessi, di nuotare più di loro e di fare una grande difesa.

 

Che cosa vi siete detti quando vi siete ritrovati in cerchio prima del fischio d’inizio della finalissima?
Abbiamo ripassato l’impostazione per la partita che ci aveva dato il mister e ci siamo detti di andare forte fino alla fine.

 

Credit: Schenone