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Best of 2021: il presidente Andrea Malchiodi rivive l’entusiasmante cavalcata tricolore dell’AN Brescia

  Pubblicato il 02 Gen 2122  12:58

Una cavalcata entusiasmante grazie alla quale uno dei club che issano in alto la bandiera della pallanuoto italiana in ambito internazionale ha scritto due tra le pagine più belle della sua storia. Andrea Malchiodi, presidente dell’AN Brescia, rivive il percorso che ha condotto la formazione lombarda alla vittoria del titolo tricolore e alla conquista del terzo posto in Champions League.
 
Un trionfale 2021 non poteva non chiudersi con una nuova impresa. Quali sensazioni le ha regalato la battaglia vinta contro l’Olympiacos?
L’Olympiacos era un punto di riferimento perché veniva da una partenza di stagione da imbattuta con qualità di gioco elevate ed una serie di campioni nella compagine incredibile. Aver battuto i greci mi regala la consapevolezza di una squadra che possa primeggiare da regina in Europa.
 
Torniamo a quello che ha rappresentato l’appuntamento con la storia. Quando ha capito che lo scudetto avrebbe preso la strada di Brescia?
Fin dall’inizio della stagione ho avuto la consapevolezza, insieme a Sandro Bovo, di aver in mano una squadra mai così forte, non solo per la formazione dei singoli ma perché vedevo un gruppo ben amalgamato, molto unito e particolarmente voglioso di raggiungere il risultato. È stata una sorpresa negativa la batosta rimediata in Coppa Italia ma per tutta la stagione ho avuto la convinzione che la squadra potesse arrivare fino in fondo.
 
Che cosa ha pensato dopo aver perso gara 2 e dopo aver visto un Renzuto stellare prendere per mano i compagni e trascinarli alla vittoria nella decisiva gara 3?
Renzuto è stato l’ultimo tassello aggiunto all’organico l’anno precedente. Mi ha sorpreso non solo per le qualità del giocatore perché le conoscevo ma volevo vederle valorizzate anche nella nostra società.  Con il suo carattere Vincenzo ha saputo trasmettere una grande grinta e trascinare molti dei compagni ma anche è stato da amalgama con il gruppo. Quando a gara 3 è stato decisivo ho detto a me stesso: “Renzuto è la sorpresa più bella della stagione”.
 
Se deve provare ad indicare il fattore decisivo che vi ha permesso di spezzare l’egemonia tricolore della Pro Recco dove concentra la sua attenzione?
Sono anni che ci proviamo ma mai come lo scorso anno avevamo una squadra che era in grado di potersi confrontare con le stesse possibilità dei liguri. Vedevo i giocatori avere tutti la consapevolezza di potercela fare, tutti potevano contare sugli altri e non c’erano punti deboli. Nelle stagioni precedenti abbiamo sempre lottato per provare a conquistare il titolo ma pagavamo forse dazio alla panchina corta. Il fatto di avere un tredici all’altezza e di poter avere tutti i titolari ci dava la forza di poter affrontare il nostro avversario. Questo è stato il punto di forza che ci ha permesso di rompere l’egemonia della Pro Recco.
 
Che cosa ha detto alla squadra e al mister il giorno dopo la vittoria del tricolore?
Dopo il tricolore ancora non ci credevo perché mi sembrava talmente difficile e quasi impossibile riuscire a strappare lo scudetto alla Pro Recco dopo nove finali perse. Ho detto ai ragazzi e al mister: “Siamo nella storia, non solo del Brescia perché il fatto di aver conquistato il secondo scudetto nella storia del club ci inserisce nell’albo d’oro societario ma nella storia della pallanuoto perché tutto il mondo ci ha guardato perché siamo riusciti in quello che sembrava impossibile per tutti. Abbiamo scritto la storia compiendo un’impresa.
 
La scorsa stagione la Leonessa ha conquistato il 3° posto in Champions. Un risultato importante o si aspettava di più?
Il terzo posto ci sta stretto perché se fossimo arrivati con tutti gli atleti in salute, ricordiamoci che Di Somma non ha potuto giocare per un dito rotto e sia Presciutti che Vlachopoulos han giocato con delle costole fratturate, e abbiamo perso ad un secondo dalla fine contro il Ferencvaros. Se avessimo avuto la compagine al completo avremmo saputo come affrontare la Pro Recco e avremmo avuto notevoli possibilità di vittoria. Mi godo però il terzo posto, il miglior risultato nella storia del Brescia.
 
Sandro Bovo e l’AN Brescia. Un progetto in crescita, come disse tempo fa il patron Marco Bonometti in un’intervista. Bovo che importanza ha in questo disegno tracciato dalla società?

È un percorso che dura da dieci anni. Io ho iniziato con un accordo fraterno con Marco Bonometti di portare avanti un progetto che aveva il perno in Sandro Bovo, intorno al quale abbiamo costruito un percorso dove volevamo consolidare Brescia come società che non solo punta a vincere ogni competizione a cui partecipa ma volevamo anche allargare le nostre basi. Il nostro settore giovanile, negli anni, è cresciuto. Ad oggi circa trecento atleti possono puntare a far parte dell’elité della pallanuoto ed arrivare nella prima squadra. Il percorso è stato strutturato in maniera molto chiara. Ciascuno aveva dei compiti specifici assegnati e ben chiari anche all’esterno. Il presidente fa il presidente ed il coach ricopre al meglio il ruolo di responsabile tecnico. Non ci sono mezze vie. Sandro Bovo è stato il protagonista ma a livello dirigenziale è doveroso citare Alessandro Morandini che ha seguito tutti gli step di crescita del club. Non bisogna dimenticare lo spirito che ci ha trasmesso l’indimenticato Piero Borelli perché ci ha insegnato che dopo ogni sconfitta c’è sempre il giorno dopo e bisogna subito pensare alla ripartenza perché vogliamo riconquistare ciò che non siamo riusciti a far nostro.
 
Quali sono le linee guida che avete seguito per rinnovare, ancora una volta nel migliore dei modi, il roster dopo le diverse partenze di giocatori importanti nell’ultima sessione di mercato?
Sono partiti giocatori importanti alla fine della scorsa stagione e ciascuno per delle motivazioni diverse. Al di là del dispiacere umano e personale perché con ciascuno dei ragazzi si era instaurato un ottimo rapporto l’idea è stata, vista l’impossibilità di reperire profili identici a quelli dei partenti, quella di trovare il meglio che si possa adattare al gruppo che già abbiamo. Abbiamo ingaggiato elementi di altissima qualità e con grandissime motivazioni, chi per confermare il proprio livello, chi per trovare delle riconferme, vedi Vapenski, o la definitiva consacrazione come nel caso del portiere Tesanovic. Il segreto è stato quello di trovare giocatori motivati e in grado di inserirsi nel gruppo di livello che avevamo. Cito anche Luongo che è venuto da noi con una grande voglia di rivincita dopo che forse nella Pro Recco era stato, almeno in parte, in ombra.
 
Secondo lei è più gratificante confrontarvi con le maggiori potenze del panorama continentale o partecipare ad un campionato che, a parte la Pro Recco, sembra ormai scontato?
Siamo nella competizione internazionale e nazionale. Il campionato italiano non garantisce partite adrenaliniche se non con poche squadre. Aspettiamo, forse, solo le fasi finali per arrivare ad avere la frenesia di voler vedere la partita e quel pathos che solo alcuni incontri assicurano. Quest’anno il girone di ferro che la Champions ci ha riservato ci regala sempre partite combattute, ogni sfida offre l’opportunità di vedere grandi performances della squadra e dei giocatori. Si alimenta così la passione sportiva che emerge solo quando c’è agonismo tra le partecipanti.
 
Se le concedessero l’opportunità di scegliere un solo traguardo tra vittoria dello scudetto e finale di Champions su quale potrebbe essere la sua scelta?
Se devo dire quale mi attrae di più oggi mi attrae di più la Champions e se devo esprimere una preferenza penso che la vittoria europea darebbe il coronamento del percorso fatto e quella consacrazione internazionale che oggi ci sentiamo di meritare.
 
Fotografia: Matteo Marioli
 

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