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Atene 2004, Grego: “Quel Setterosa non sapeva perdere. L’alchimia allenatore-squadra il nostro segreto”

  Pubblicato il 29 Ago 2124  10:13
Esistono momenti che brillano, indelebili, nella vita di uno sportivo, istanti che fissano il proprio nome nella storia. Dalle sue mani è passato il pallone che ha regalato all’Italia della pallanuoto femminile la storica vittoria dell’Olimpiade di Atene 2004. Melania Grego, match winner della finale con la Grecia, ci aiuta a rivivere le emozioni e le atmosfere di quella magica serata, il culmine del percorso di una squadra fortissima animata dalla feroce determinazione di chi digerisce difficilmente anche un argento mondiale perché punta sempre al traguardo più prestigioso.
 
Se deve riassumere il trionfo contro le greche con un’immagine quale sceglie?
Non saprei ... ho poca fantasia.
 
Quanto vi ha caricato dover giocare la sfida per il titolo contro le padrone di casa?
Per una finale olimpica sei carica a prescindere dalla squadra contro cui giochi. Certo è che la tribuna era piena (e quasi tutta, giustamente, di tifoseria greca) e ad un numero di spettatori così cospicuo non eravamo abituate...ma durante la partita non ricordo di aver sentito il pubblico. Ero totalmente concentrata su quello che succedeva in campo... Le greche le avevamo battute facilmente nel girone ma sapevamo che in una finale si azzerava tutto e che sarebbe sicuramente stata una partita differente.
 
C’è stato un momento in cui avete temuto di non farcela?
Sicuramente c'era una sorta di preoccupazione perché non riuscivamo ad esprimere il nostro solito gioco e avevamo difficoltà ad imporci contro le avversarie ma credo che nessuna di noi abbia mai pensato di non farcela.
 
Se deve individuare il momento chiave del vostro torneo dove concentra la sua attenzione?
Non saprei ... Forse la partita vinta con gli Stati Uniti in semifinale grazie alla rete di Manuela Zanchi a fine partita.
 
Quale è stata la prima emozione che ha provato quando ha visto terminare la sua corsa in fondo al sacco al pallone che valeva l’oro olimpico?
Non c'è un'emozione ma un turbinio di emozioni! Come in tutta la partita ma bisogna mantenere la concentrazione, quindi soddisfatta di averla messa in porta anche se la partita non era ancora finita, quindi in quel momento non ho pensato che sarebbe stato il gol che valeva l'oro olimpico.
 
Che cosa rendeva unico e, per certi versi, indistruttibile quel Setterosa?
La determinazione. Eravamo un gruppo che potrei dire non sapeva perdere .... un argento mondiale per noi era difficile da accettare e si lavorava per migliorare e puntare all'oro. Nelle squadre vincenti è sempre un insieme di fattori che le rende tali, è un'alchimia che si crea fra giocatori e allenatore.
 
È innegabile che la pallanuoto femminile italiana non viva oggi il suo momento migliore. Che cosa serve per riportare il movimento alla dimensione che gli compete?
Servono i numeri, servono tanti iscritti al movimento. La Federazione dovrebbe investire affinché si parli di pallanuoto. Trasmissioni, pubblicità e magari creare dei personaggi che attirino l'attenzione dei bambini. Presentare la pallanuoto in modo bello ed accattivante come fu fatto per esempio con la Nazionale di calcio femminile un po' di tempo fa prima dei mondiali.
Di sicuro la Federazione non ha saputo cogliere quel momento d'oro della pallanuoto femminile. Se non se ne parla come fa una bambina a scegliere di giocare a pallanuoto? Sull'onda dell'oro olimpico la Federazione avrebbe potuto fare di più. Ma come è possibile che solo in competizioni importanti come Olimpiadi e Mondiali le immagini della partita siano nitide e chiare mentre se trasmettono la finale scudetto si vede sempre il riverbero dell'acqua, le immagini sono sgranate e di scarsa qualità? Chiunque guardi dopo un po' cambia perché non capisce niente....
 

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