"Provo a indovinare", disse Elio mentre Noce grattava il fondo del caffè con il cucchiaino.
"Sentiamo", invitò la iena.
"La terza ipotesi potrebbe essere questa: Carolina raggiunge Marino che l'aspetta in macchina poco fuori il paese fantasma. L'uomo, per provare nuove emozioni, convince la ragazza a fare l'amore in una casa abbandonata, dove succede qualcosa: Marino s'incazza di brutto, picchia la ragazza e se ne va. Le compagne di squadra, che avevano seguito Carolina, salgono al secondo piano e completano l'opera. Giusto?".
"Giusto un cazzo. Se avevano visto Carolina assieme a Marino, non l'avrebbero seguita. Come potevano immaginare che i due avrebbero litigato e che la ragazza sarebbe rimasta sola? La terza ipotesi è questa: "Carolina raggiunge Marino in macchina, ma improvvisamente lo pianta e, prima di scendere dall'auto, s'impossessa dell'accendino".
"Cioè la versione dei fatti di Marino".
"Esatto. Ma ti prego di non interrompermi. Piuttosto, vammi a prendere un pezzetto di parmigiano, mi è venuto il desiderio".
"Il parmigiano dopo il caffè?".
"Perchè, non si può? E' forse vietato dalla legge? Ecco, per sparare le tue cazzate, come al solito mi hai fatto perdere il filo del discorso... Dov'ero rimasto? Ah, si... Carolina scende dalla macchina e pianta Marino, ma non perchè abbia timore di fare incazzare l'allenatore: la ragazza non è proprio il tipo da preoccuparsi per queste cose. Ha fretta perchè deve vedersi con qualcun altro. I due raggiungono la casa abbandonata e fanno l'amore, ma prima di andare via Carolina dice qualcosa che fa incazzare l'uomo, forse gli annuncia che la loro storia è finita, come ha già fatto tante altre volte con i suoi amanti. Lui però non la prende bene, perde la testa, picchia la ragazza e l'ammazza. Poi fruga nelle tasche del jeans della ragazza per prenderle il cellulare e trova anche l'accendino. Sa che non può essere di Carolina, perchè lei non fuma, e allora per sviare le indagini lo getta nel buco del pavimento assieme al corpo".
E qui Elio si guadagnò i complimenti della iena: "L'assassino non può essere stato tanto fesso da gettare l'accendino nel buco dopo averlo toccato. Sicuramente ha cancellato le sue impronte".
"Giusta osservazione la tua, non ci avevo pensato". Noce tirò fuori l'accendino dalla giacca e lo mise sul tavolo. "La scientifica lo ha già esaminato, non è stato pulito. Sopra ci sono le impronte di Carolina e quelle di un altro uomo, sicuramente Marino, il quale ha ammesso che l'accendino è suo. E dunque l'ipotesi n. 3, alla luce della tua considerazione, necessita di una variazione: è stata Carolina, per qualche motivo che non conosciamo, forse semplicemente per mostrarlo all'uomo, a tirare fuori l'accendino. Poi lo ha rimesso in tasca e l'assassino, dopo averla ammazzata, se n'è impossessato avendo cura di non lasciarci sopra le sue impronte. Bravo Elio, sei meno fesso di quello che pensavo".
Il ristoratore, tutto eccitato, decise di festeggiare: "Col parmigiano un goccio di spumante ci sta benissimo". Prese bottiglia e calici e chiese: "A chi brindiamo?".
"A questa cazzo di testa di serpente", e rimise l'accendino nella tasca della giacca.
***
Era passata da poco l'1 di notte. Mentre Elio mandava giù la saracinesca del locale, la iena si avviò a piedi verso casa. Abitava a non più di mezzo chilometro dalla trattoria, all'inizio di via Consalvo. "Aspetti, commissario, l'accompagno".
"Che vuoi sapere ancora a quest'ora?", chiese la iena.
"Abbiamo parlato di questa terza ipotesi, ma una cosa non mi ha detto: in questo caso, chi potrebbe essere l'assassino?"
"Un bel po' di gente, Elio. Innanzitutto i tre che quel giorno erano a Roscigno: l'allenatore, il vice allenatore e l'addetto stampa. Sappiamo per certo che Carolina Mazzi aveva una relazione con l'allenatore, ma al momento nulla esclude che ad ammazzarla possa essere stato uno degli altri due. Anche per questo ho organizzato un sopralluogo per domani pomeriggio nel paese fantasma. Ci saranno tutti, voglio ricostruire con i loro aiuto, nel limite del possibile, quello che è successo il giorno del delitto a Roscigno".
"Non pretenderà che l'accompagni anche stavolta? Domani devo lavorare".
"Non preoccuparti, andrò con Donatella Dell'Angelo. E che Dio me la mandi buona", esclamò la iena occhi al cielo".
"Ma davvero fa tanto schifo come autista?".
"Guida a scatti come la maggior parte delle donne, e non sa prendere le curve. Ti basta come spiegazione?".
"Mi basta. Non mi ha ancora detto chi altri potrebbe aver ucciso Carolina secondo la terza ipotesi.
"Ci sono quei due che la ragazza frequentava, Buonfante e Dell'Annunziata. Li attendo in commissariato domani mattina... Anzi, stamattina", si corresse guardando l'orologio.
Erano giunti in via Consalvo, strada tappezzata per tutto il suo percorso da una quantità incredibile di tombini. "Adesso te la faccio io una domanda: perchè voi napoletani li chiamate saettelle?".
Non glielo aveva chiesto a caso. Quando non cucinava o non s'intratteneva con qualche bella signora, Elio leggeva. Libri sulla storia di Napoli. Ne possedeva oltre trecento. "Se muoio prima di lei, commissario, glieli lascio in eredità".
Noce, quindi, era certo che il suo amico avrebbe dato una risposta alla sua domanda. "Ma senza antefatti, per favore. E' tardi e voglio andare a dormire".
"Sarò brevissimo. Pare che il termine saettella, ma sarebbe più corretto dire saittella, abbia origini toscane. Viene da saiettiera: nel medioevo chiamavano così lo spazio tra i merli del castello".
"E sai spiegarmi perchè in questa cazzo di via Consalvo ce ne sono centinaia?".
"No, commissario. Domani provo a fare una ricerca e giuro che la chiamo proprio mentre sta interrogando la squadra di pallanuoto a Roscigno".
"Ed io ti arresto per intralcio alle indagini". E, ridendo, gli augurò la buonanotte.
***
Il tabulato del cellulare di Carolina Mazzi presentava una quantità impressionante di telefonate. Con grande fatica, e ovviamente con l'aiuto del gestore telefonico, Donatella Dell'Angelo risalì a tutti i nominativi. Nell'elenco c'erano anche il vice allenatore Franco Silvestri e l'addetto stampa Giuseppe Troccola.
Silvestri giustificò così la telefonata fatta a Carolina lunedì 23 maggio, due giorni prima del delitto: "L'ho chiamata per comunicarle l'appuntamento per la trasferta, l'ho organizzata io. Ho telefonato a tutte le altre ragazze, potete controllare". Sul tabulato non c'erano nè altre telefonate nè messaggi provenienti da quel numero.
Troccola, l'addetto stampa, negli ultimi due mesi aveva telefonato a Carolina più volte, l'ultima martedì 24 maggio, il giorno prima del delitto: "Tutte telefonate di lavoro - spiegò a Donatella Dell'Angelo -: Carolina era il portiere di riserva, questo è vero, ma io la chiamavo spesso quando dovevo fare i comunicati di presentazione delle partite: a differenza della maggior parte delle sue compagne di squadra, non diceva mai cose banali. E poi era una bella ragazza, faceva presa sia sulla tifoseria sia sui colleghi della stampa".
Donatella Dell'Angelo controllò la veridicità delle affermazioni di Silvestri e Troccola. "Ciò non toglie - disse alla iena - che l'addetto stampa possa aver parlato con Carolina anche di questioni private. Tuttavia Alessandra Romano, l'amica del cuore di Carolina, ignora che tra i due possa esserci stata una relazione. "Carolina non me ne ha mai parlato".
"Telefonate di Buonfante e Dell'Annunziata?", chiese il commissario.
"Tantissime, ma nessuna nei giorni immediatamente precedenti il delitto", rispose Donatella. Piuttosto, c'è una valanga di chiamate senza risposta di un certo Arturo Coviello. Alessandra Romano non sa chi possa essere, neppure i genitori di Carolina l'hanno mai sentito nominare".
***
"E' uno sfigato che andava dietro a Carolina da un paio di mesi", disse Sergio Dell'Annunziata alla iena. "Ho fatto l'errore di presentargliela ad una festa, da quel momento non le ha dato tregua tempestandola di telefonate. E quando è venuto a sapere che Carolina ed io avevamo una relazione, ha cominciato a tormentare anche me. E' arrivato perfino ad aggredirmi nel parcheggio della piscina Scandone: è successo la domenica prima del delitto, dopo il derby femminile vinto dall'Aquatic Napoli".
La iena andava per simpatie e antipatie. Quel giovanotto dai capelli rossi non appena mise piede nel suo ufficio finì nella parte di destra della lavagna, quella riservata ai cattivi. E senza aver fatto nulla per meritarlo.
Anzi, il giovane pallanuotista della squadra maschile dell'Aquatic Napoli per tutto il colloquio mostrò grande spirito di collaborazione e non battè ciglio quando la iena gli chiese senza il minimo tatto o preavviso: "Lei dov'era il giorno del delitto?".
"A casa, a studiare, e non mi sono mosso da lì. Sono iscritto alla facoltà di Ingegneria e stavo preparando un esame particolarmente impegnativo, che ho dato proprio ieri prendendo 28".
"Dei suoi voti universitari non so che farmene", commentò acido la iena. Mi dica piuttosto: al di là dei suoi familiari, la cui testimonianza lascia il tempo che trova, c'è qualcuno che può confermare il suo alibi?".
"No, commissario. Ma la mia macchina in quei giorni è stata dal meccanico, ho fuso il motore. E l'unica altra vettura esistente in famiglia, quella di mio padre, era con lui fuori Napoli. Fa il rappresentante per una grossa azienda vinicola. Quindi, non vedo come avrei potuto raggiungere Roscigno".
"Controlleremo. Un'ultima domanda: secondo lei Arturo Coviello potrebbe essere stato capace di uccidere Carolina Mazzi?".
"Non lo so, commissario. Non lo conosco sufficientemente per darle una risposta. Una cosa è certa, però: più di una volta gli ho raccomandato di lasciar perdere Carolina, stava rischiando una denuncia per stalking. Ma non mi è stato a sentire".
***
"Che mi dici di questo Coviello? Potrebbe essere sta lui?", chiese l'uomo di sotto.
"Ti posso dire questo - rispose Gabriele Marino -: suo padre è un politico di destra molto noto a Napoli, più volte indagato per intrallazzi vari. I media ci hanno ricamato un bel po' sul figlio, nullafacente e viziato. Poi, improvvisamente, la stampa non ha più parlato di lui ed è tornata ad accanirsi sul sottoscritto. A fregarmi, te l'ho già detto, è stato quel maledetto accendino".
"A me i serpenti fanno schifo", commentò l'uomo di sotto.
"Anche a me, infatti non l'ho scelto io. E' un regalo di quella pazza con la quale sono stato prima di Carolina. Quella che fa atletica al Virgiliano. Me l'ha dato per il mio compleanno con questa dedica: "Così pensi a me quando ti striscio sopra".
"E che cazzo vuol dire?", chiese l'uomo di sotto.
"Francesca - si chiama così quella spostata - aveva l'abitudine di legarmi a letto mani e piedi. Una sera ha preso proprio l'accendino con la testa di serpente, ha acceso una candela e mi ha fatto colare la cera bollente su tutto il corpo. Più urlavo per il dolore e più si eccitava. Siamo stati insieme per sei mesi, poi non ce l'ho fatta più: possessiva, gelosa, completamente fuori di testa. Ho sopportato la sua invadenza soltanto perchè era una femmina pazzesca".
L'uomo di sotto si alzò, si affacciò sul letto di sopra e disse a Gabriele Marino: "E se fosse stata proprio lei ad uccidere Carolina?".
Gabriele Marino ebbe un sussultò. "Ripeti un attimo, per favore".
L'uomo di sotto prese una delle sedie della cella 26 del Padiglione Genova di Poggioreale e si sistemò a cavalcioni, con il mento appoggiato alle braccia conserte sullo schienale. "Potrebbe essere stata lei, non credi? Possessiva, gelosa, fuori di testa. Ed è anche un'atleta, quindi sufficientemente forte per strangolare un'altra donna. Nessuno ha preso in considerazione questa ipotesi durante l'inchiesta?".
Gabriele Marino si drizzò a sedere sopra il letto: "No, nessuno! Colpa mia che non ci ho pensato, e colpa soprattutto di quel coglione del mio avvocato. Eppure abbiamo parlato non so quante volte di quel dannato accendino, ma a nessuno - neppure durante le udienze - è venuto in mente di chiedermi chi me l'avesse regalato. Qui ci vuole un'altra sigaretta".
Marino scese dal letto e aprì nuovamente la finestra. Erano le 4,32 del 30 settembre 2019. Aveva smesso di piovere, anche il vento si era calmato. "Oggi avremo una bella giornata di sole", pronosticò con entusiasmo, che scemò immediatamente: "Si, ma anche se è stata lei, come faccio a dimostrarlo? Ormai è troppo tardi".
"Quando hai scaricato questa Francesca?", incalzò l'uomo di sotto.
"Fammici pensare... a marzo del 2018. Proprio in quei giorni quella pazza era andata in un'agenzia per prenotare un viaggio in India per Pasqua da fare assieme al sottoscritto. E senza dirmi nulla. Ho preso la palla al balzo, ho fatto finta d'incazzarmi e l'ho piantata".
"E lei come ha reagito?".
"Per più di una settimana mi ha tempestato di telefonate e messaggi, ai quali non ho risposto. Poi mi ha lasciato un ricordino. Aveva le chiavi di casa, purtroppo. E' entrata mentre ero al lavoro e per dispetto ha collegato il mio telefono di casa con un numero porno a pagamento. Uno scherzetto che mi è venuto a costare più di settecento euro. Più altri duecento per cambiare la serratura della porta d'ingresso. Da quel giorno, fortunatamente, ha smesso di perseguitarmi".
"Ma questo non vuol dire che si sia messa l'anima in pace. Potrebbe aver cominciato a pedinarti, potrebbe aver scoperto la tua relazione con Carolina, potrebbe averti seguito a Roscigno e...".
"...potrebbe aver gettato quel maledetto accendino assieme al cadavere per inguaiarmi. Certo...".
Gabriele Marino accese un'altra sigaretta, andò a sedersi sul letto di sotto e, guardando il suo compagno di cella, scosse la testa: "Pensandoci bene, è una storia che non sta in piedi: che ci facevano Carolina e Francesca insieme al secondo piano della casa abbandonata? Carolina non sarebbe mai salita lassù assieme a una persona che non conosceva. E se Francesca l'ha ammazzata altrove, come ha fatto a trasportare da sola il cadavere al secondo piano? Tirandola per i capelli? No, è un'ipotesi che non regge. Carolina è stata ammazzata dalle compagne di squadra oppure da uno degli altri suoi amanti".
***
"E' stata ammazzata senza aver avuto la possibilità di difendersi". Subito dopo aver effettuato l'autopsia del cadavere di Carolina Mazzi, Guido Torchia chiamò il commissario Noce. La iena fu felicissimo di ascoltare la voce del giovane e avvenente medico legale.
"Ha sputato in faccia all'assassino, o ha tentato di farlo. E' stata l'unica reazione della vittima", precisò Torchia. "Abbiamo trovato tracce di saliva sia sulla parte inferiore del volto della ragazza sia sugli abiti. Niente frammenti di pelle sotto le unghie, l'assassino non le ha dato nè tempo nè modo di graffiarlo. Forse, prima di strangolarla, le ha sbattuto la testa sul muro per stordirla, il cadavere presenta un grosso ematoma sulla parte posteriore del capo. Ho detto forse perchè l'ematoma potrebbe essere conseguenza della caduta: il corpo ha fatto un salto notevole quando è stato gettato nel buco del pavimento".
"La ragazza era incinta?", chiese Noce.
"No, e prima di essere uccisa non ha avuto rapporti sessuali completi", precisò Torchia, aggiungendo poco dopo un "Cosa è stato?".
"Nulla, vada avanti", rispose la iena dopo aver sferrato un violento cazzotto sulla scrivania. "Nessun rapporto sessuale completo", una grande fregatura per il commissario. Se Carolina prima di essere uccisa avesse fatto l'amore con l'assassino, la iena avrebbe potuto escludere l'ipotesi n. 2: quella che attribuiva l'omicidio alle compagne di squadra della ragazza.
"Non ho altro di rilevante da aggiungere", disse il medico legale. "C'è qualcos'altro che vorrebbe chiedermi?".
"Un appuntamento", pensò la iena. Invece domandò: "Lei ha detto che la ragazza è stata presa a calci. Non potrebbe essere stata la caduta nella legnaia a provocare queste contusioni?".
"Assolutamente no - rispose con fermezza il medico legale -: l'assassino ha infierito ripetutamente sul corpo della vittima, non c'è alcun dubbio".
"E, dopo aver gettato il cadavere nel buco del pavimento - aggiunse telefonicamente un tecnico della scientifica - l'assassino utilizzando uno straccio ha provveduto a cancellare tutte le impronte lasciate dalle suole delle scarpe nella stanza del delitto, sul pianerottolo del secondo piano, sulle scale e nell'ingresso della casa abbandonata. Ovviamente ha cancellato le impronte anche alla tavola di legno che copriva il buco. L'abbiamo trovata poco distante dalla casa".
***
Antonio Buonfante, il giovane meccanico che aveva avuto una relazione con Carolina Mazzi, avrebbe potuto essere un assassino perfetto.
Il movente c'era: "Ero geloso di Carolina". disse a Noce". Ma sopportavo, facevo buon viso a cattivo gioco. Altrimenti lei mi avrebbe mollato".
Anche le capacità fisiche erano all'altezza della situazione. Alto e robusto, Buonfante aveva un paio di mani enormi che avrebbero potuto strangolare il sottile collo di Carolina Mazzi senza darle alcuna possibilità di reagire.
E inoltre, dal garage-officina presso il quale lavorava, Buonfante avrebbe potuto prendere in prestito più di un'autovettura per raggiungere Roscigno senza esporsi a rischi utilizzando la sua 500.
Però... "non posso essere stato io a uccidere Carolina. Per tutta la giornata di mercoledì 25 aprile ho lavorato alla trasmissione di una Passat. Non c'è soltanto la testimonianza del mio datore di lavoro, ma anche del proprietario dell'autovettura: alle 17,30 è venuto a riprenderla, glie l'ho consegnata proprio io".
***
"E quindi - disse Elio - dobbiamo togliere Buonfante dalla lista dei possibili autori del delitto".
La iena guardò l'orologio. Erano le 14,50 di giovedì 10 maggio. Alle 15 Donatella Dell'Angelo sarebbe passata a prenderlo con la sua Golf per portarlo a Roscigno, dove alle 17 avrebbero effettuato il sopralluogo nel paese fantasma con gli allenatori, l'addetto stampa e le giocatrici dell'Aquatic Napoli.
"Oggi devo mantenermi leggero", aveva detto ad Elio alle 13,10 sedendosi al tavolo n. 5, sempre lo stesso da quando per la prima volta aveva messo piede nella trattoria di via Lepanto.
Ordinò, e fece fuori senza lasciare una briciola, frittura all'italiana, rigatoni alla salsa di noci, arrosto di vitello con patate al forno e due porzioni di tiramisu.
"Si, Buonfante possiamo tranquillamente cancellarlo. Abbiamo controllato il suo alibi, non può essere stato lui", confermò Noce.
"Devo portarle il caffè e l'amaro oppure non c'è tempo?", chiese Elio.
"Porta, porta. Tanto, anche se partiamo in ritardo, quella pazza lo recupera immediatamente. Sull'autostrada non va mai sotto i 160". E, dopo aver provveduto ad una abbondante grattata, aggiunse: "Qualora per sopraggiunto decesso durante il viaggio non dovessimo vederci, ti nomino sin da ora commissario ad honorem e ti affido il prosieguo delle indagini. Sicuramente ne capisci più tu di tutte quelle teste di cazzo del commissariato di Fuorigrotta messe assieme".
"Per me è un onore. Per la mia investitura, al posto della spada, suggerisco il coltellaccio da cucina. Vado tosto a prenderlo assieme al caffè e all'amaro".
Alle 15, in perfetto orario, la Golf di Donatella Dell'Angelo comparve davanti alla vetrina della trattoria. Il vice commissario annunciò il suo arrivo con un colpo di clacson, Noce rispose con un cenno della mano sinistra mentre con la destra provvedeva a mandar giù l'ultimo sorso di amaro. "Ti saluto, Elio. Ah, dimenticavo: sotto il tovagliolo ho lasciato una piccola busta, casomai non dovessimo vederci più. Non farti illusioni, non sono soldi, c'è soltanto un biglietto con il nome dell'assassino".
Elio, che stava riportando in cucina la moka con il caffè, per poco non la fece cadere. "Come sarebbe a dire, il nome dell'assassino? Quindi lei sa già chi è stato".
"Per ora è soltanto una sensazione, Elio. Una scommessa con me stesso. Ovviamente, se torno vivo dal viaggio con quella pazza, guai a te se apri la busta. La guarderemo insieme alla fine dell'inchiesta".
Inviaci un tuo commento!