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Atene 2004, Allucci:” Le diverse esperienze ci hanno forgiato. Non era facile reagire al ko di Palermo con la Russia”

  Pubblicato il 01 Set 2124  09:13

Un gruppo forte e coeso conta su tanti leader, ognuno sa di dover assumere la sua parte di responsabilità ma c’è sempre chi indica la strada, chi apre la strada alle compagne nei momenti di difficoltà. Lilli Allucci, il capitano del Setterosa oro olimpico ad Atene 2004, ci svela l’anima di un gruppo forgiato dalle innumerevoli esperienze condivise e capace di rimettersi sempre in gioco, pronto, davanti ad una grande delusione, a ricompattarsi e a reagire andando a conquistare la vittoria più grande nella carriera di uno sportivo.
 
Se deve riassumere il trionfo contro le greche con un’immagine quale sceglie?
Non è facile. Ripenso allo stadio pieno e a noi che ci prepariamo prima della partita. Quest’immagine prevale sulle altre.
 
Quanto vi ha caricato dover giocare la sfida per il titolo contro le padrone di casa?
Ricordo che eravamo arrabbiate perché loro avevano avuto un percorso più facile mentre noi avevamo affrontato partite più difficili fin dalla fase di
qualificazione e questo ci ha caricato.
 
C’è stato un momento in cui avete temuto di non farcela?
No. Non perdevamo tempo a farci affossare dai pensieri negativi e cercavamo di concentrarci su cosa fare per rimontare. In certi momenti non guardi il tabellone ma pensi solo alla prossima palla che non puoi non mettere dentro.
 
Quale è stata la prima reazione quando ha visto il pallone scagliato da Grego terminare la sua corsa in fondo al sacco?
Finalmente! Era un sospiro di sollievo anche perché ho guardato quei momenti da fuori e con le compagne della panchina spingevamo con tutto quanto avevamo. Aspettavamo con ansia il fischio finale.
 
Il trionfo di Atene nasce il giorno dopo la delusione per la sconfitta di Palermo con la Russia che, da campionesse iridate, vi ha escluso da Sydney 2000. Che cosa ha detto alle sue compagne in quell’occasione?
Non ricordo le parole esatte. Ci siamo prima disperate e poi abbiamo detto basta. L’unico motivo per andare avanti tutte insieme era arrivare ad Atene e prendere la medaglia. Reagire a quella delusione non è stato assolutamente facile perché ci sentivamo preparate.
 
Che cosa rendeva unico e, per certi versi, indistruttibile quel Setterosa?
Non lo so. Penso l’aver vissuto tante esperienze che ci hanno fatto crescere. Abbiamo fatto fare il salto di qualità alla nazionale e abbiamo condiviso ogni tipo di esperienza temprandoci attraverso diverse battaglie. Abbiamo sempre rimesso in gioco quanto avevamo appena guadagnato.
 
È innegabile che la pallanuoto femminile italiana non viva oggi il suo momento migliore. Che cosa serve per riportare il movimento alla dimensione che gli compete?
Più partecipazione. Vivo a Palermo e vedo le difficoltà della Piscina Comunale, al momento non ci sono più società femminili e questo mi rammarica perché è il segno che succede qualcosa nel movimento. Bisogna puntare ad avere il maggior numero possibile di ragazze che provino questo sport e magari se ne possano innamorare. Ci perdiamo tante nuotatrici che ad un certo punto non intravedono più sbocchi e potrebbero invece essere una preziosa risorsa da valorizzare.
 
 

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