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Editoriale

Rassegna Stampa: Gioia Settebello

  Pubblicato il 05 Ago 2015  08:40
DA LA GAZZETTA DELLO SPORT (articolo di Stefano Arcobelli)
Il Settebello si riscopre magnifico. S' illumina di notte, immenso. Diligente e spietato. Freddo e cinico, senza scomporsi neanche quando va sotto di due reti. Stende, piuttosto, sul più bello (nel break finale) l' Ungheria campione del mondo nei quarti ed è promosso ancora tra le 4 grandi dei Mondiali: con Croazia e Grecia(che s' incroceranno) e con la Serbia (che sfiderà domani in semifinale), ad una vittoria dai Giochi di Rio. E' un successo doppio, stupendo e pesante, questo contro i giocolieri magiari guidati da Tibor Benedek: rosolati, sorpassati e salutati dopo una partita di altissimo contenuto tecnico. Un quarto di finale che diventa un tesoro di esperienza soprattutto per i sette debuttanti lanciati nel torneo iridato dal c.t. Campagna e ai quali ha fatto capire dal vivo dove e come si gioca la vera pallanuoto. Era la partita-chiave, la più difficile, contro i detentori, anche se non la più delicata, considerate le due sconfitte con Grecia e Russia: quando ha visto il baratro, questa squadra ha saputo rimettere ordine al suo interno (soprattutto in difesa e nei meccanismo di un gioco obbligatoriamente corale) ed ha tirato fuori il meglio per continuare l' avventura russa e far felice il c.t., fiero di aver portato in semifinale l' Italia per il terzo Mondiale consecutivo, e per il settimo anno ancora tra le big che si contenderanno da domani le medaglie e i pass olimpici. Non può finire, a questo, punto, come a Barcellona 2013, sotto il podio, perché come dice Velotto «l' esperienza è il nostro entusiasmo», e quando hai in squadra ragazzi desiderosi di vivere emozioni nuove, è difficile fermarsi.
Capolavoro Una partita-capolavoro dopo una prestazione che non ha mai preoccupato Campagna: «Quando eravamo sul 3-5 ho detto ai ragazzi di non preoccuparsi, stavano rispettando il piano». L' Ungheria riesce a sfruttare sette vote l' uomo in più per superare Tempesti, ma nella fase finale cede al vigore maggiore degli azzurri che trovano la doppietta pesante di Stefano Luongo, la prima rete di Nicholas Presciutti, ancora un Di Fulvio da vetrina e un Figlioli che sbroglia un momento delicato. Si sacrificano tutti davanti a Tempesti. Campagna parla di squadra «sparagnina», di «sfide che mi piacciono», cioè quello di cercare nel rinnovamento le chiavi per sperare in un ritorno «sul podio olimpico tra un anno. E se vogliamo arrivarci non può essere una sfida con la Serbia a preoccupaci». Figlioli si gode la vittoria e già parla di «scogli da costruire» in acqua contro la fisicità ed un gruppo tetragono come quello serbo. Ma questa vittoria con gli ungheresi diventa un bivio cruciale non solo per le ambizioni concretamente ritrovate, bensì perché apre un mondo ai giovani e fa capire loro di quali risorse sia dotato questo Settebello: ora ed in prospettiva. «Ogni volta che ci danno per morti resuscitiamo -- dice Campagna - ma sapevo che questa squadra ha un potenziale diverso da quello espresso nella prima fase». E che ora fa urlare di gioia quel Giorgetti sempre più leader che ringrazia Dio, i compagni e soprattutto Presciutti, «che ha segnato il gol più importante» e per la vittoria più prestigiosa e sentita: «Questa partita l' abbiamo vinta prima di giocarla, prima di entrare in vasca, vedevo gli ungheresi impauriti, timorosi di noi, questo è il Settebello che viene fuori nei momenti importanti. Abbiamo disputato una partita di cuore e di freddezza: siamo ad otto tempi dal grande bis». Lui c' era a Shanghai 2011 con Tempesti, Aicardi e Figlioli, sa cosa significa arrivare sino in fondo. «In un torneo non si può giocare sempre al massimo, a noi riuscì nel 2011, ma c' è troppo equilibrio e anche un mezzo tempo può sovvertire tutto. Ma io h sempre creduto in questa squadra che ha mantenuto la promessa: mi ha fatto emozionare». E anche la Serbia ora lo sa.
Stefano Arcobelli