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Editoriale

Lettera aperta al presidente Barelli

  Pubblicato il 16 Set 2015  08:55
Caro presidente Barelli,
innanzitutto complimenti per la stagione che si è appena conclusa. Tutti gli sport gestiti dalla Fin hanno fatto registrare buoni risultati, alcuni ottimi. Ne sono testimonianza le dichiarazioni rilasciate dal presidente della Fidal Alfio Giomi dopo il disastroso mondiale di Pechino: "Devo chiedere consiglio a Barelli". Come dire: l'atletica deve prendere esempio dal nuoto.
Ma anche la pallanuoto, in extremis, ha raddrizzato con il 2° posto ai Mondiali Under 20 una stagione non proprio esaltante in campo maschile e l'Italia ha concluso il 2014-2015 con un confortante terzo posto globale nella nostra speciale classifica a punti mondiale riservata alle nazionali.
Risultati che Ella, probabilmente, elencherà il 24 settembre durante la presentazione dei campionati di A1 a Roma. Sta per cominciare la stagione 2015-2016 a livello di club ed è giusto che il presidente di una Federazione faccia sfoggio delle cose positive emerse nella stagione precedente. Ma Ella sa bene che la nostra pallanuoto a livello di club si porta dietro da tempo, mai risolti, anche gravissimi problemi che non ha evidenziato soltanto il sottoscritto per anni sul sito web Waterpolo Development World e adesso su questo portale. C'è anche, a riguardo, una splendida inchiesta pubblicata recentemente su "Il Secolo XIX".
Problemi, preoccupazioni ribaditi anche dalle recentissime dichiarazioni di Paolo De Crescenzo e Alessandro Bovo. Quest'ultimo, in particolare, ha detto: "E' dal 2006 che le presenze di spettatori in A1 maschile diminuiscono progressivamente. E c'è, purtroppo, anche un altro segnale allarmante: sono in calo anche le presenze di pubblico durante le partite del Settebello. E' successo a Bergamo in World League e anche a Roma nel Sette Colli".
Ma rimbombano ancora anche le parole che Eraldo Pizzo ha detto qualche mese fa nella trasmissione Controfuga: "La pallanuoto italiana si è impoverita".
Parlano i fatti: anno dopo anno, oltre agli spettatori, diminuiscono lo spazio sui giornali, gli sponsor di grande nome che investono nella pallanuoto, la presenza di grandi campioni nei nostri tornei e gli stipendi dei giocatori.
Le società hanno precise responsabilità in questa situazione. Ed Ella ha fatto benissimo, come spesso è accaduto, ad esortarle a impegnarsi di più, a investire maggiormente nei vivai, nella propaganda della pallanuoto. Ma non crede che anche la Federazione debba fare qualcosa per arginare una crisi che dipende solo in parte dalla crisi economica generale?
Ella non ha certo bisogno di consigli su come agire. Sa benissimo che non è allargando il numero delle squadre in A1 che si risolvono i problemi della pallanuoto italiana di club. I problemi si affrontano sedendosi ad un tavolo, con grande frequenza, non saltuariamente. Ed a questo tavolo, per ottenere risultati, non devono sedersi soltanto i rappresentanti della Federazione, ma anche coloro che la pallanuoto la vivono giorno dopo giorno: dirigenti di società, tecnici, atleti, arbitri. Se una nave sta per affondare, è una follia interpellare solo il capitano. Ci vuole l'aiuto di tutto l'equipaggio.
Mario Corcione