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Tokyo 2020, la Serbia supera 13-10 la Grecia al termine di una splendida battaglia e bissa l’oro di Rio 2016

  Pubblicato il 08 Ago 2121  11:38
GRECIA-SERBIA 10-13 (parziali 3-6, 4-2, 2-2, 1-3) 
Grecia: Zerdevas, Genidounias, Skoumpakis 2, Kapotsis, Fountoulis 2, Papanastasiou 1, Dervisis, Argyropoulos, Mourikis 1, Kolomvos 1, Gkiouvetsis 1, Vlachopoulos 2. All. Vlachos
 
Serbia: B. Mitrovic, Mandic 3, Dedovic, Randjelovic, Lazic,  Pijetlovic 2, Rasovic, Aleksic, Jaksic 3, Filipovic 2 , Prlainovic 3 , S. Mitrovic. All. Savic
 
Arbitri: Goldenberg (Usa) e Buch (Esp)
 
Note: sup. num. Grecia 7/17, Serbia 6/9.  Usciti 3 f. Randjelovic 24’20’’, Dedovic 28’08’’, Aleksic 29’42’’
 

Le due migliori espressioni del torneo a cinque cerchi si sfidano al Tatsumi Waterpolo Centre nel match che mette in palio il titolo. La Grecia vuole completare il suo capolavoro conquistando il primo successo olimpico della propria storia mentre la Serbia punta a bissare il trionfo di Rio per iscrivere il suo nome nella leggenda. Al termine di una splendida battaglia nella quale le due contendenti si affrontano a viso aperto e non lesinando il minimo sforzo i serbi s’impongono per 13-10 e tornano così sul gradino più alto del podio, risultato che mette così la ciliegina sulla torta al ciclo vincente che pone di diritto la formazione allenata da Savic tra le squadre che hanno scritto pagine memorabili di questo sport. A decidere le sorti di un confronto che vive sui binari del sostanziale equilibrio per gran parte della sua durata, anche se sono i giocatori in calottina scura che dettano l’andamento della sfida tentando più volte la fuga vincente, il devastante break di 3-0 operato dai campioni in carica con le firme di Prlainovic su rigore, Jaksic e Mandic, entrambi a segno con l’uomo in più, dopo il provvisorio 10-10 siglato da Skoumpakis. Alla formazione allenata da Vlachos bisogna riconoscere la capacità di lottare senza alcun timore di sorta al cospetto dei più quotati rivali per provare a vincere il torneo ma nel momento della verità la maggiore esperienza e la capacità di gestire al meglio i momenti chiave dei serbi, eccellente il 6/9 messo a referto nel fondamentale della superiorità numerica, unita alla fame agonistica di chi vuole arrivare a tutti i costi al traguardo riescono ad avere la meglio. Deve far riflettere la gestione con cui Savic ha accompagnato i suoi verso il trionfo rosa composta da dieci giocatori che avevano già vinto la precedente edizione dei giochi e la capacità di portare l'organico a raggiungere l’apice della forma nel momento decisivo della manifestazione. Nella finale di consolazione l’Ungheria piega 9-5 la Spagna piazzando il decisivo break di 4-0 nella seconda parte della sfida e torna così su quel podio olimpico dal quale mancava dal 2008.
Fotografia: Total waterpolo
 

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