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IL DIBATTITO - Movimento giocatori, Guidaldi punta il dito: "Non c'è coerenza"

  Pubblicato il 20 Nov 2120  15:21
Il post social pubblicato dal giocatore della Metanopoli Alessandro Di Somma alla vigilia del rinvio dei match della prima giornata di campionato, ripreso e condiviso da numerose persone, sembrerebbe aver scosso il mondo della waterpolo italiana, in particolare la componente dei giocatori.
 
Qualche giorno dopo Waterpolo People ha voluto approfondire con Di Somma il concetto già chiaramente espresso sulla sua pagina Facebook con un'intervista esclusiva che, anche in questo caso, ha fatto parlare.
 
Tematica principale dell'intervento è stata la necessità, secondo l'ex Bogliasco e Trieste, di coniugare gli interessi dei suoi principali protagonisti - gli atleti - con quelli dell'intero movimento sportivo. Per prima cosa, provare ad unire in qualche modo tutti i giocatori, pallanuotisti di alto livello e non, portando avanti alcune istanze che siano nell’interesse della pallanuoto". 
 
Abbiamo, quindi, deciso di aprire un dibattito ascoltando chi, seppur con opinioni talvolta diverse, si è sempre esposto - e continua a farlo - alimentando il sogno di migliorare l'attuale status quo della pallanuoto.
 
Tra questi vi è Gian Marco Guidaldi, giocatore del Bogliasco, che circa dieci anni fa, giovanissimo, si fece promotore della costituzione dell'AGP, l'associazione giocatori di pallanuoto.
 
"Con Alessandro Di Somma c'è un confronto quotidiano, essendoci anche un rapporto professionale comune, ed ovviamente abbiamo parlato anche dell'idea che aveva lanciato. Io diversi anni fa ci ho sbattuto la testa: avevamo creato l'Associazione Giocatori che aveva l'idea di essere rappresentativa per tutti, non solo per i big; la verità è che vi è poco interesse da parte dei giocatori. L'analisi fatta da Giovanni Bianco qualche giorno fa è la prova analitica: ogni giocatore ha differenti esigenze e vive differenti situazioni". 
 
Il fine ultimo, però, dovrebbe essere, per tutte le componenti, il bene della pallanuoto.
"Il nostro è uno sport assuefatto: ormai si dice che va tutto bene quando sappiamo che non è così. Attenzione a parlare di sport povero: ci sono ingaggi, nel massimo campionato e non, che fanno invidia anche al mondo del lavoro. Per un ragazzo giovane prendere certe cifre, nonostante ci siano club che dicono di essere in difficoltà, è un lusso. Siamo lo sport dalle mille contraddizioni: durante il lockdown di Marzo, società che millantavano una crisi economica tale da non poter proseguire il campionato, dopo poche settimane si rendono artefici di una campagna aqcuisti faraonica. Pesnate che il nostro è un sistema capace anche di non rispettare le regole che esso stesso si da. La FIN decide che si può giocare con almeno tre componenti del gruppo-squadra indisponibili ma proprio oggi abbiamo visto che anche con meno di tre componenti positivi accertati non si gioca. O si rispettano le regole o sarà un continuo creare un nuovo precedente. Lo abbiamo visto due settimane fa, lo abbiamo visto anche adesso. Non ha senso andare avanti così secondo me".
 
Una fetta di responsabilità che anche Guidaldi attribuisce, in parte, al comparto giocatori. "A dire il vero non dovremmo essere noi giocatori a farci carico di tutte le problematiche ma è pur vero che noi non facciamo nulla per cambiare o migliorare la situazione. Eppure potremmo prenderci la briga visto che tra noi atleti vi sono ragazzi in gamba, con idee innovative, laureati, ecc. Il problema è che inevitabilmente ti scontri con chi ha  poca voglia di cambiare le cose. Sarà un problema di sistema con presidenti di club che hanno anche un incarico federale, con società che guardano al proprio orticello e si accontentano non facendo, però, il bene del movimento. Non c'è stata compattezza nemmeno durante il lockdown della scorsa primavera. Durante la pandemia era stato chiesto di giocare per concludere la stagione ma si è deciso di non farlo visto il numero di contagi e lo scenario che vivevamo; oggi, con lo stesso numero di contagi e lo stesso livello di rischio, si decide di giocare. Non comprendo come gli stessi che non volevano rischiare allora, oggi scendono in acqua. Non è coerente".
 
 
 
 

Commenti

  21 Nov 2020   11:31
Maurizio Migliaccio: E" sempre e solo una questione di soldi e di coraggio di esporsi che e" sempre mancata

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