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Il calcio bussa a quattrini per l'emergenza. La pallanuoto che ne pensa? Il parere di Vucenovich

  Pubblicato il 26 Mar 2120  17:29
Walter Vucenovich, presidente del Kally Nuoto Milano, è preoccupato "innanzitutto per la salute di tutti, che deve avere la precedenza su qualsiasi cosa".
Poi anche per il futuro della pallanuoto, anche in conseguenza del rinvio delle Olimpiadi al 2021. Si unisce, cioè, alle perplessità di tanti addetti ai lavori i quali ritengono che "un altro anno olimpico, con tutti i problemi che comporta, l'attività di club potrebbe non sopportarlo. Perciò - aggiunge Vucenovich - sarebbe stato meglio rinviare i Giochi Olimpici al 2022".
Il presidente del Kally Milano condivide anche l'opinione di coloro i quali preferiscono - a patto che la situazione di emergenza finisca - "che in qualche modo i campionati siano portati a termine, soprattutto per dare un importante segnale di continuità".
La sopravvivenza di sport come la pallanuoto è legata anche alla possibilità di ottenere dallo Stato contributi che possano aiutare i club a riprendere l'attività una volta conclusa l'emergenza. Ma se chiede soldi anche il calcio, e li ottiene, non sarà facile ottenere contributi sufficienti. "Il calcio - dice Vucenovich - può bussare a quattrini quanto vuole, ma la precedenza devono averla gli sport minori. Il calcio pensi innanzitutto a tagliare gli stipendi milionari ai propri giocatori".
 
L'OPINIONE DI STEFANO POSTERIVO
Il calcio e l'emergenza coronavirus. Dalla Germania, e precisamente dal Borussia Moenchengladbach, arrivano notizie di iniziative coerenti: i giocatori si sono tagliati lo stipendio, cosa che permetterà alla società di risparmiare un milione di euro al mese "e farà si - sottolinea il direttore sportivo del Borussia Max Eberl - che gli altri dipendenti della società possano mantenere il loro posto di lavoro”.
Sui giornali italiani, invece, si sono lette cose che invece fanno rabbrividire. Ad esempio "ciò che serve è una rete di contributi governativi che permetta a chi mette soldi nel calcio di non andare gambe all’aria".
Ciò che serve - è l'opinione di chi firma questo articolo - è che il calcio italiano di serie A riduca gli stipendi milionari dei suoi giocatori. Avrebbe già dovuto farlo in tempi normali, figuriamoci in questo periodo d'emergenza.
C'è chi propone per il calcio anche sgravi fiscali, ad esempio il presidente del Brescia Cellino: "Il governo ci sconti i contributi sugli stipendi dei calciatori. Per lo Stato sarebbe una perdita da 150 milioni, ma non è peggio se fallisce il calcio italiano, ad oggi terza azienda del Paese?".
Una perdita di 150 milioni per la quale, ovviamente, lo Stato sarebbe costretto a rifarsi sui cittadini. In altre parole i contributi di Ronaldo dovremmo pagarli noi.
Ma a rimetterci, se lo Stato aiuterà il calcio, non saranno soltanto gli italiani in generale ma anche tutte quelle altre discipline sportive che, al contrario del calcio, rischiano veramente il fallimento. E tra queste la pallanuoto. Pertanto abbiamo deciso di ascoltare l'opinione di alcuni addetti ai lavori. Cominciamo con Stefano Posterivo, allenatore del Plebiscito Padova femminile.
"Il nostro sport vive principalmente degli introiti derivanti dalle piscine, che in questo momento sono chiuse, e dei contributi degli sponsor. I danni in termini economici che la pallanuoto sta subendo sono tali da ritenere legittimo e indispensabile un aiuto da parte dello Stato. Il calcio? Ha spalle forti, senza aiuti governativi può farcela ugualmente. Altre discipline sportive no: se non riceveranno un aiuto economico da parte dello Stato, saranno tanti i posti di lavoro in pericolo, diretti o collegati all'indotto".
Aiuti governativi che non potranno essere sufficienti se anche il calcio si metterà in fila con richieste improponibili davanti alla cassa dello Stato. Se ciò accadrà la pallanuoto, così come altre discipline, rischia di non ripartire, almeno per quanto riguarda l'attività di club.
Ripartenza che, in termine di spazio in calendario, potrebbe trarre giovamento dal rinvio delle Olimpiadi. "In questo momento l'obiettivo delle varie federazioni è quello di portare a termine i vari campionati - dice Posterivo -. La priorità, ovviamente, spetta alla sicurezza degli atleti e degli appassionati che seguono il nostro sport: quindi, se effettivamente il coronavirus non costituirà più un pericolo in tal senso, si potrebbe ipotizzare la conclusione dei campionati nel periodo estivo, cioè tra giugno, luglio e gli inizi di agosto. Ciò permetterebbe anche di valutare quali sarebbero i benefici, in termini soprattutto di pubblico, che avrebbe il nostro sport con lo spostamento dell'attività nella bella stagione".
E se l'emergenza coronavirus dovesse protarsi anche in estate? "Allora - risponde Posterivo - l'unica soluzione possibile a mio avviso è quella di annullare i campionati. Concluderli in fretta e furia, magari con playoff e playout arrangiati e in tempi brevissimi, e con alle spalle pochissimi giorni di preparazione, non è una soluzione dignitosa".
Mario Corcione
 
 
I VOSTRI COMMENTI
 
Giusto che i calciatori riducano i loro emolumenti, ma la cosa può essere vista anche diversamente: stipendi inferiori per i giocatori significa meno tasse e quindi meno soldi per lo Stato che sarà costretto a rifarsi su di noi. Non dimentichiamo mai che nel mondo del calcio gravitano tante figure da ricordare e non oscurare di fronte a quelle dei 'milionari' giocatori: magazzinieri, addetti al campo, massaggiatori, personale dipendente nelle sedi, marketing, allenatori e collaboratori dei settori giovanili, e potrei andare avanti all'infinito. Quindi, se salta l'industria calcio, una delle più importanti in Italia, ne vedremo tante di famiglie 'normali' piangere.
Giuseppe
 
 
I VOSTRI COMMENTI
 
Io condivido in pieno con quanto sopra descritto e sono convinto che quando tutto sarà finito, tutti insieme, ricostruiremo, la nostra grande Italia.
Vittorio
 
 
 

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