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I 60 di un grande della pallanuoto: Marco "Gu" Baldineti

  Pubblicato il 06 Lug 2120  16:17
Oggi sono 60. La maggior parte dei quali dedicati alla pallanuoto, il suo terzo grande amore della vita dopo la moglie e i figli. Nell'augurargli buon compleanno, gli dedichiamo questo bellissimo ritratto "dipinto" tre anni fa dal collega Danilo Sanguineti:
 
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Profeta in patria lo è stato, ma adesso è solo un pallanuotista che ha scoperto quanto sa di cloro la piscina altrui andando a cercare – e trovare gloria – fuori dalla sua Liguria, lontano dalla culla delle calottine vincitutto, da quella Recco che è sua patria vera pur essendo anagraficamente etichettato Tijuana, Messico.
Marco ‘Gu’ Baldineti, con ‘solo’ 57 primavere sulle spalle, ha già vissuto diverse vite e non è detto che non ne abbia un altro paio alle viste. Dal Messico al Golfo Paradiso la sua passione sin dalla prima infanzia fu ed è il nuoto, possibilmente con un pallone davanti. Fisico normale – soprattutto se confrontato agli ‘armadi’ che circolano oggigiorno – ha dalla sua una straordinaria acquaticità, una rapidità di movimenti e una capacità di tiro che gli permettono di mettersi in luce sin da giovanissimo nella Pro Recco che come oggi vinceva tutto ma che, questo ahimè a differenza di oggi, aveva un vivaio tra i più forti in Italia.
Approda in prima squadra quando è ancora minorenne, non ne esce più: arrivano scudetti e una Coppa Campioni (1983), conquista la Nazionale purtroppo in uno dei momenti meno vincenti della sua storia, agli albori dell’era di Fritz Dennerlein (Mondiali 1982, Olimpiadi 1984).
Si ritira a 35 anni, si siede subito sulla panchina della sua Pro: le prime stagioni sono durissime (1996-2000), addirittura deve lottare per difendere il posto in A1, la società è senza soldi, confinata in una Punta S. Anna malandata. Proprio Gu contribuisce a trovare nuovi finanziatori, arriva un gruppo di imprenditori genovesi guidato da Fabrizio Parodi che fa rifiorire la società.
A Baldineti viene data una squadra ricca di nomi (Ferretti, Vujasinovic, Benedek, Ikodinovic, Rollan) e in due anni fa incetta di trofei: torna lo scudetto nel 2002, la Coppa Campioni nel 2003, la Supercoppa Len, mancando per un soffio un altro scudetto (2003) e una Coppa Len (2001). Proprio la terza salita sul trono intercontinentale, nel maggio del 2003, è lo zenit e allo stesso tempo il nadir della storia di Baldineti con la Pro Recco.
Si rompe qualcosa con la proprietà, siamo alla vigilia del passaggio di poteri tra il gruppo Parodi e Gabriele Volpi, che con Gianangelo Perrucci nel 2005 assume il controllo del club, controllo che frutterà per tredici anni altri scudetti e coppe europee in serie.
Gu Baldineti emigra: prima poco lontano, a Nervi e Chiavari, poi fuori della sua amata Liguria. Incontra nel 2013 il prof. Sergio Tosi: sta cercando qualcuno che faccia fare il salto di qualità alla Sport Management, con base a Verona ma intenzioni di spostarsi a Monza e Busto Arsizio, in piscine ultramoderne. Tosi e Baldineti creano quasi dal nulla un centro modello per la pallanuoto.
La Sport Management entra in orbita: dalla B alla A1 passando per una serie A2 dominata, al punto di ottenere il record di vittorie consecutive. Al banchetto delle più forti, la società veneto-brianzola siede senza timori reverenziali. Lo stesso Baldineti fatica a nascondere l’orgoglio per le imprese compiute: “Vincere a Recco o in Liguria, dove la pallanuoto è lo sport di casa è un conto, imporsi in Lombardia dove ci sono decine di specialità più praticate e popolari, è molto diverso e, se consentite, molto gratificante. In un quadriennio tre volte terzi e una volta quarti nel campionato, conquistando la qualificazione alla Champions League da neopromossa, cosa mai riuscita a nessuno. Nella stagione 2017-18 abbiamo perso la finale scudetto in una semifinale con il Brescia decisa ai rigori, e la Coppa Len ci è stata strappata in finale dalla magiara Ferencvaros, zeppa di campioni e di nazionali”.
La traiettoria della sua squadra in costante ascesa fa pensare che prima o poi le mani su un titolo… “Bisogna essere realisti. In Italia con questa formula e con la potenza economica di questo Recco c’è da fare poco o niente. Io non ci sto mai a perdere (chi lo ha affrontato in acqua ne sa qualcosa N.d.R.) e allo stesso tempo sono un pragmatico: ci sono traguardi che sono ancora al di fuori della nostra portata. Per questo abbiamo deciso che la stagione entrante – martedì 21 agosto noi dello Sport Management ci siamo ritrovati a Busto Arsizio per il primo allenamento – sarà di rinnovamento e di inizio di un nuovo ciclo. Abbiamo salutato Figlioli, Gallo, Baraldi, Blary, Petkovic, elementi di primo livello sulla ribalta internazionale. Punteremo sui giovani, giovani italiani. Dal Recco sono arrivati Bruni e Alesiani che rappresentano il futuro anche in azzurro. L’età media si è abbassata, non la volontà di provarci: lotteremo su due fronti, campionato e Champions League, il compito è proibitivo, non abbiamo niente da perdere”.
Baldineti nelle sfide senza speranza ha il suo pane: “Il solo fatto che continui a insegnare pallanuoto – lo faccio anche d’estate con dei camp a Malta – vi dice che sono un romantico. La paura è essere anche un illuso. Vedo le difficoltà enormi di questo sport, vedo in quali angustie ci dibattiamo soprattutto in Italia. Vorrei essere ottimista ma è dura”.
Un guerriero disincantato ma che non getta la spugna. Forse con un segreta speranza… “Tornare in Liguria? Non mi pare ci siano le condizioni. In questo momento la pallanuoto nei confini regionali è la Pro Recco e poco altro. Il Savona si barcamena, le altre realtà per sopravvivere hanno dovuto ridurre, e di molto, il proprio raggio di azione. Onestamente meglio fare il pendolare (la mia casa è sempre a Recco) ma avere un terreno sul quale tentare una semina. No, non penso al biancoceleste recchelino. Quel treno è passato, seguo altri itinerari”.
Possibile che per uno come lui non ci possa essere un incarico a livello nazionale? Che nel giro azzurro ci siano sempre i soliti noti? Gu ha un bagliore negli occhi, poi si contiene: “In Italia le cose vanno in un certo modo. A Federazione e società va bene così. Io avrei da dire molto sulla formula della serie A, sulla crisi conclamata della femminile, sull’avere cancellato i playoff e tolto spettacolarità alle partite scudetto; insomma l’essersi appiattiti sulle tesi di pochi. Ma si sa, io sono un bastian contrario, quindi non datemi credito. Va tutto va per il meglio, no?”.
Danilo Sanguineti

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