Attendere prego...

Archivio News

Waterpolo People

Ecco la terza puntata del libro giallo ambientato nel mondo della pallanuoto

  Pubblicato il 15 Gen 2015  09:00
TERZA PUNTATA
 
Lunedì 27 aprile - Pomeriggio
Lasciata la gioielleria, Arnò tornò immediatamente in commissariato. Il pranzo poteva aspettare, c'era da trovare la donna che, presumibilmente, aveva dato una svolta alla vita sentimentale di Cortona. Per prima cosa il commissario telefonò a tutti coloro che aveva già ascoltato in precedenza nella speranza che potessero individuare la misteriosa signora o signorina A, ma fu un buco nell'acqua. Nessuno l'aveva mai vista assieme a Cortona, né in piscina né nel palazzo dove il giocatore abitava né altrove. E nessuno aveva mai sentito parlare di lei. In altre parole, il pallanuotista aveva fatto in modo che la relazione rimanesse segreta, con la sola eccezione della bella proprietaria della gioielleria di Corso Vittorio Emanuele.
Amanti clandestini. Nulla di più facile che i loro incontri fossero avvenuti lontano da occhi indiscreti, per cui Arnò diede a Francese l'incarico più indesiderato che un sottoposto possa avere in questi casi: inviare via fax una foto di Cortona a tutti gli alberghi della provincia di Napoli con la raccomandazione di farsi vivi immediatamente qualora fosse stato loro cliente. Contemporaneamente il commissario organizzò una conferenza stampa per le 11 del giorno dopo: aveva intenzione, suo malgrado, di chiedere una mano ai giornalisti per rintracciare la donna sconosciuta.
Nel tardo pomeriggio arrivò la telefonata di Ferdinando Barbato, il medico legale. "Apri bene le orecchie, caro Arnò, perchè ho da dirti cose piuttosto interessanti. L'autopsia ha confermato che la morte di Cortona è stata provocata dal colpo inferto con le forbici, ma sul corpo della vittima abbiamo trovato dell'altro. Il giocatore è stato percosso con un corpo contundente, un tubo di ferro o qualcosa del genere. L'hanno colpito al braccio sinistro, alla spalla sinistra e alla nuca... Ci sei?, non ti sento più".
"Ci sono, ci sono, stavo soltanto riflettendo. Mi spieghi come mai l'assassino è andato a prendere le forbici per ucciderlo quando bastava finirlo con l'oggetto che ha usato per tramortirlo?".
"Ah, questo tocca a te scoprirlo, il commissario sei tu. Buon lavoro", e chiuse la comunicazione lasciando un Arnò sempre più in alto mare, ma con la rotta leggermente cambiata. Poichè nelle medicherie che si rispettino tubi di ferro o qualcosa del genere non ci sono, l'assassino - ricapitolò Arnò - deve aver portato con sé il corpo contundente quando è entrato negli spogliatoi. Quindi, che avesse o meno l'intenzione di uccidere Cortona, l'aggressione era premeditata.
Non ci furono altri colpi di scena, quel lunedì. Dalla scientifica arrivarono esattamente le notizie che Arnò si aspettava: nessuna impronta sull'arma del delitto, nessuna traccia di sangue che non appartenesse alla vittima. L'indagine sulla situazione bancaria di Cortona non generò informazioni di rilievo: sul conto corrente del giocatore non c'erano somme rilevanti né particolari movimenti in uscita o in entrata. Piscina e dintorni furono setacciati nuovamente alla ricerca del corpo contundente con il quale era stato percosso Cortona. Stavolta la Polizia sapeva cosa cercare, ma l'esito fu nuovamente negativo: evidentemente chi aveva colpito il giocatore non si era liberato dell'oggetto nei paraggi.
Quel lunedì, però, ebbe comunque un epilogo positivo per Arnò. Mentre stava per lasciare il commissariato, arrivò un'altra telefonata. "Pronto, commissario, sono Silvia Borrelli, la proprietaria della gioielleria. Scusi se la disturbo, ma lei mi ha detto che avrei dovuto chiamarla qualora mi fossi ricordata di qualche particolare importante. Non so se potrà esserle d'aiuto, ma quel giorno in cui Bruno venne ad acquistare la catenina mi chiese se conoscevo un'agenzia di viaggi".
"Potrebbe essere importante, certo. Però non è mia abitudine parlare di queste cose per telefono", mentì spudoratamente il commissario. "Potrebbe fare un salto in commissariato non appena ha chiuso il negozio? Anzi, ho un'idea migliore: passo a prenderla io tra mezzora e ne parliamo a cena. Le piace la pizza?".
"Ne vado matta". Ma la risposta sarebbe stata la medesima anche se il commissario le avesse proposto la cucina cinese, che lei detestava. Arnò le era piaciuto subito e volutamente aveva nascosto quel particolare pur di avere una scusa valida per telefonargli. "Per la verità, commissario, stasera avevo già un impegno con un'amica, ma se lei ritiene indispensabile approfondire l'argomento, pazienza, vorrà dire che io e questa amica ci vedremo un'altra volta. Non ho alcuna intenzione di intralciare i piani della Polizia, qualsiasi essi siano".
"Benissimo, ci vediamo tra mezzora al negozio. Ah, non c'è bisogno che porti il suo avvocato, si tratta di una semplice chiacchierata".
"Non ne ho la minima intenzione", rispose ridendo. E chiuse la conversazione.
 
***
 
Bella da mozzare il fiato. E risoluta. Silvia passò direttamente al tu senza preamboli: "Ti consiglio la quattro stagioni", qui la fanno benissimo. Era stata lei a scegliere la pizzeria, a pochi passi dalla boutique.
"Vada per la quattro stagioni", approvò senza obiezioni il commissario il cui interesse per la pizza in quel momento era del tutto secondario. L'inchiesta, poi, l'avrebbe volentieri mandata a farsi benedire, ma non appena il cameriere si allontanò dopo aver preso le ordinazioni Arnò entrò in argomento: "Mi stavi dicendo dell'agenzia di viaggi...".
"Devo dirti che quella richiesta di Bruno inizialmente mi sorprese. Avrebbe potuto rivolgersi all'agenzia di cui la sua società di pallanuoto era cliente, sicuramente avrebbe avuto un trattamento di favore. Ma poi capii: non voleva che la cosa trapelasse, per cui si rivolse a me. Lo indirizzai all'agenzia di cui generalmente mi servo quando devo andare in vacanza, la Continental Travel. E' a piazza Amedeo, non molto lontano da qui".
"Quindi, se Cortona non voleva fare sapere i fatti suoi, presumo che non ti disse perchè voleva rivolgersi all'agenzia...".
"E invece me lo disse. Io so tenere la bocca chiusa... tranne con la Polizia, è chiaro", aggiunse Silvia con uno sguardo malizioso che per poco non fece andare di traverso il grissino che aveva addentato Arnò in attesa della pizza. "Mi disse che a Pasqua, durante la sosta del campionato di pallanuoto, aveva intenzione di fare un viaggio a Parigi. Aggiunse che non c'era mai stato, però non mi disse con chi aveva intenzione di andarci. Non cercai di approfondire la cosa, non m'interessava".
Fu l'ultima volta, quella sera, che parlarono di Bruno Cortona e dell'omicidio. Fu Silvia a mettere la parola fine all'interrogatorio con un "e adesso tocca a me". La bella negoziante apri un "fascicolo Arnò" decisa a metterci dentro tutte le informazioni possibili sul commissario, che volentieri si sottopose al terzo grado. Non è che poi avesse molto da svelare: figlio unico, laureato in Giurisprudenza, Arnò era entrato in Polizia a 23 anni e a 36 era diventato commissario. "Sono un poliziotto fortunato - aggiunse all'identikit -: non sono mai stato ferito né ho mai usato la pistola contro qualcuno".
Il capitolo "Progetti per il futuro" non fu affrontato, era evidente quello che Arnò avrebbe voluto fare. Perlomeno in un futuro molto prossimo. E Silvia non era intenzionata ad opporre il benchè minimo ostacolo. Fecero l'amore nell'appartamento di lei fino all'alba.
 
***
 
Martedì 28 aprile - Mattina
Il tempo di fare un salto a casa ed Arnò era già negli uffici della Continental Travel, dove un solerte impiegato, dopo aver spulciato i registri, gli disse esattamente quello che non avrebbe voluto sentire: "Nessuna persona di nome Cortona ha mai prenotato un viaggio da noi".
Non ebbe maggior fortuna dopo aver tirato fuori la foto della vittima: "L'ho già vista sui giornali, ma purtroppo non sono in grado di aiutarla. Può darsi pure che questo Cortona sia venuto in agenzia soltanto per chiedere informazioni, ma come faccio a ricordarlo? Qui, solo per prendere depliant, entra almeno una ventina di persone al giorno. Comunque, farò un tentativo anche con la mia collega che in questo momento è assente, ma le dico sin da adesso che si tratta di tempo perso".
Fu deludente anche il risultato dell'indagine effettuata presso gli alberghi di Napoli e provincia. Nessuno si fece vivo. Arnò decise quindi di estendere la ricerca a tutti gli alberghi della regione, indagine che avrebbe richiesto tempo e pazienza, tanta pazienza. Fortunatamente non era quella che mancava a Francese, che si sobbarcò anche quel nuovo, oneroso incarico.
Toccò, quindi, ad Arnò dirigere l'incontro con i giornalisti. Sapeva già che per ottenere l'aiuto della stampa, nella ricerca della misteriosa donna il cui nome cominciava per A, avrebbe dovuto dare qualcosa in cambio. Perciò il commissario iniziò la conferenza stampa annunciando quello che, in altre circostanze, non si sarebbe minimamente sognato di rivelare: "Sul corpo della vittima sono state trovate tracce di percosse. Cortona, prima di essere ucciso, è stato colpito più volte con un oggetto metallico pesante, forse un tubo di ferro. Riteniamo quindi, a differenza di quello che poteva sembrare in un primo momento, che l'aggressione nei confronti del giocatore era premeditata".
"Ma non è tutto - proseguì il commissario -: abbiamo appurato che Bruno Cortona negli ultimi tempi ha intrecciato una relazione sentimentale con una donna di cui per il momento sappiamo soltanto l'iniziale del nome, la A. Come siamo arrivati a questa conclusione non posso dirvelo, ma riteniamo l'individuazione di questa persona estremamente importante ai fini dell'indagine".
"In altre parole - prese la parola un giovane cronista che stava particolarmente sulle scatole ad Arnò - non sapete come trovarla e chiedete il nostro aiuto per rintracciarla. Si sa qualcos'altro sul conto di questa donna?".
"Evidentemente lei non è stato molto attento o ha fatto finta di non aver sentito. Ripeto: di questa persona sappiamo soltanto che il suo nome comincia con la lettera A. E con questo è tutto. Vi ringrazio sin da ora per la vostra collaborazione".
 
***
 
Alle 10 Arnò e Francese partirono in macchina con destinazione Roma per assistere ai funerali di Cortona. Volevano parlare con amici e conoscenti romani del giocatore. Da Zovic, l'allenatore della Blue Sky, il commissario aveva saputo che tutta la squadra, dirigenza compresa, avrebbe preso parte alle esequie nonostante l'ormai imminente e importantissimo impegno dei playoff contro il Genoa. "Abbiamo tutto il tempo che vogliamo, i funerali sono alle 14,30. Per cui non correre come un pazzo come al solito", raccomandò Arnò al suo vice.
Rimanendo in argomento, Francese indicò al commissario l'ingresso del Cimitero del Pianto sull'ultimo tornante della sinuosa via Nuova del Campo, la strada che porta all'aeroporto di Capodichino e all'imbocco dell'autostrada per Roma. "Lì è sepolto l'uomo più amato di Napoli, il principe Antonio De Curtis, il grande Totò, ma evidentemente - sottolineò Francese - tutto questo amore è soltanto a chiacchiere viste le disastrose condizioni in cui si trova la piccola cappella dove ci sono i suoi resti.
"Guardannola, che ppena me faceva stu muorto senza manco nu lumino!".
Francese si mise a declamare 'A livella. "E' la poesia - precisò Francese - che ha fatto capire ai napoletani che Totò non era soltanto un grande attore. Parla del dialogo in un cimitero tra un nobile altezzoso e un netturbino sepolti l'uno accanto all'altro".
"Ccà dinto, 'o vvuò capì, ca simmo eguale? Morto sì tu e muorto so' pur'io; ognuno comme a 'n'ato è tale e qquale".
"Se non hai capito ti faccio la traduzione", disse Francese al commissario. "Non c'è bisogno - rispose Arnò -, il significato è chiarissimo. Ti avverto: se ti azzardi a correre come tuo solito in autostrada, ti faccio sentire io qualcosa in puro, strettissimo dialetto lombardo".
La minaccia ebbe immediatamente il suo effetto: "No, per amor di Dio, andrò pianissimo".
Alle 11,30, dopo aver percorso un centinaio di chilometri in autostrada, il commissario annunciò: "Pausa caffè". Alle 11,45 ripresero il viaggio pentendosi di essersi fermati: "Sarà che negli autogrill di caffè ne fanno tanti, ma è mai possibile che me lo devono fare sempre bruciato?!", si lamentò Francese e il commissario convenne: "Il caffè era una zozza".
"Zoza - corresse Francese -: si dice zoza. O meglio ancora ciofeca". Il vice commissario prese il microfono della radio trasmittente e annunciò: "Si prega il commissario Arnò di non avventurarsi nel dialetto napoletano senza cognizione di causa". Al messaggio fece seguito una lunga disquisizione sulla canzone dialettale. In buona sostanza, il pensiero del vice commissario era che le canzoni napoletane dovevano essere interpretate soltanto da voci partenopee. "Tutti gli altri potranno essere bravi finchè si vuole, ma purtroppo non impareranno mai l'esatta dizione".
Si riferiva in particolare alla vocale finale delle parole che "nel dialetto napoletano va soltanto accennata, soltanto smuzzecata".
A Francese piaceva tantissimo Lina Sastri. "Canta e recita da Dio". Il vice commissario riprese il microfono e accennò "Assaje" di Pino Daniele riscuotendo la piena approvazione del suo compagno di viaggio. Era la canzone dei titoli di testa del film "Mi manda Picone", del quale Arnò aveva apprezzato, oltre all'interpretazione della Sastri, anche quella di Giancarlo Giannini, "il più napoletano degli attori liguri. Così come Vittorio De Sica è stato il più napoletano degli attori romani".
La tomba di De Sica si trovava proprio nel cimitero del Verano, dove familiari, amici e compagni di squadra nel pomeriggio diedero l'ultimo saluto a Bruno Cortona.
Alla fine della cerimonia il commissario fu avvicinato da un giovanotto alto e biondo, che Arnò aveva già notato in precedenza, ma soltanto perchè al suo fianco c'era una rossa da far girare la testa. "Buongiorno commissario, sono Paolo D'Addesio, l'amico di Bruno".
"Mi ha anticipato, stavo proprio accingendomi a rintracciarla. Voleva dirmi qualcosa di particolare?".
"Si, commissario. Mi è venuto in mente che tre anni fa, in un locale notturno di Roma, Bruno si prese a botte con un tipo che aveva dato fastidio alla sua ragazza, un'hostess svedese con la quale si vedeva di tanto in tanto. Bruno non litigava quasi mai, ma con le mani ci sapeva fare e il tizio ebbe la peggio. Glie l'ho detto perchè magari potrebbe essere una buoni pista, e non credo che troverà particolari difficoltà a seguirla. Quella sera, chiamata dal gestore del locale, intervenne la Polizia e fece un verbale dell'accaduto. Non ricordo il nome del tizio con il quale Bruno venne alle mani, ma la data sì, il 24 febbraio. Il 24 febbraio del 1989. Era il giorno del mio compleanno, eavamo andati in quel locale proprio per festeggiare".
"La ringrazio, architetto. Sinceramente non credo che quella lite abbia a che fare con l'omicidio, è trascorso troppo tempo. Ma non si sa mai, vale la pena tentare ugualmente".
Dopo aver parlato al cimitero con  altri amici e conoscenti di Cortona senza cavare un ragno dal buco, Arno e Francese appurarono che la pista suggerita da D'Addesio, così come aveva previsto il commissario, era impraticabile. E per un semplice motivo: in seguito ad un incidente stradale, il tizio che era venuto alle mani con Bruno Cortona era da tempo su una sedia a rotelle. Non poteva essere stato lui ad uccidere il giocatore.
 
***

Martedì 28 aprile - Sera
Non era la prima volta che Arnò mangiava la genovese a casa Barbato, era un "cavallo di battaglia" del medico legale, "ma stavolta ti sei superato", disse il commissario mentre faceva la scarpetta con la prelibata salsa a base di carne, cipolla e carote da secoli circondata da un mistero: perchè si chiama genovese se è un piatto tipicamente napoletano e se a Genova non sanno neppure cosa sia? Ferdinando Barbato, che quando aveva a cena Arnò si liberava di moglie e figlia mandandole al cinema (o forse era il contrario) snocciolò le varie ipotesi sull'argomento, tra le quali la più suggestiva era questa: "C'è chi sostiene - disse Barbato mentre portava a tavola le sfogliatelle acqustate da Pintauro - che la ricetta della genovese sia nata su una nave bloccata per la quarantena al largo di Napoli. Al cuoco, che aveva consumato quasi tutte le scorte, erano rimaste nella cambusa solo cipolle e carote e fece di necessità virtù creando una pietanza che in seguito fu arricchita dall'aggiunta della carne. Il cuoco era genovese, fu così che il piatto prese questo nome".
Da un mistero all'altro, la morte di Cortona. Sorseggiando in salotto la grappa alla liquirizia che Barbato si faceva spedire da un'antica ditta di Rossano Calabro, Arnò aggiornò il medico legale sul punto al quale erano giunte le indagini. "Un punto morto, direi", commentò Barbato e il commissario non poté non ammettere che aveva ragione. "Però se salta fuori questa benedetta donna...".
Arnò si era fatto la convinzione che l'omicidio era strettamente legato alla relazione che il giocatore aveva avuto con la fantomatica signora o signorina A. "Ho convocato per domani in commissariato i genitori della squadra Esordienti allenata da Cortona. Mi auguro che qualcuno possa dirmi qualcosa  su questa donna, anche se non ci spero troppo".
 
***
 
Mercoledì 29 aprile - Mattina
Infatti, nessuno dei genitori che presero parte all'incontro con Arnò aveva mai sentito parlare della donna con il nome che comincia per A. Dopo averli congedati, il commissario ebbe un'altra notizia poco confortante da Francese: "Nessuno degli albergatori campani si è fatto vivo. Ma dove facevano l'amore quei due, in macchina?".
"Forse si vedevano a casa della donna", rispose il commissario, il quale sperava che le notizie pubblicate dai giornali quella mattina spingessero qualcuno a telefonare in Questura dicendo: "Si, io la conosco, si chiama Artemisia", così sarebbe stata più facile da rintracciare. Ma Arnò si sarebbe accontentato anche di qualcosa di più comune: Angela, Annamaria... Però era ormai mezzogiorno e nessuno si era fatto vivo.
"E' permesso commissario?". Dalla porta dell'ufficio di Arnò fece capolino la chioma rossa di Elena Santoro, una delle mamme che poco prima avevano partecipato all'incontro con il commissario.
"Prego, si accomodi signora, voleva dirmi qualcosa?"
"Si, commissario. Non ho voluto dirglielo in presenza degli altri genitori, per cui ho atteso che andassero via e sono tornata. La sera in cui è stato ucciso Cortona ho visto il dott. De Matteis, il medico sociale della squadra, nei pressi del parco giochi Edenlandia, che dista 300 metri dalla piscina".
"A che ora lo ha visto?".
"Potevano essere le 21,45... L'allenamento dei ragazzi era finito da un pezzo, ma mio figlio ed io eravamo ancora nel parcheggio della piscina perchè la macchina non partiva... la batteria era scarica. Dal telefono della piscina ho chiamato mio marito a casa per chiedere aiuto e lui è venuto con l'altra macchina e con i cavi. Dopo aver rimesso in funzione la mia vettura, ci siamo diretti verso casa e abbiamo visto il Dott. De Matteis attraversare la strada e salire sulla sua auto, parcheggiata sul marciapiede opposto a quello del parco giochi".
"E' sicura che si trattasse di lui?"
"Sicurissima. Il dottor De Matteis non si occupa della squadra Esordienti, ma lo conosco benissimo perchè è sempre presente alle partite della squadra maggiore, alle quali anche noi non manchiamo mai".
"Perchè ha aspettato fino ad oggi per dirmelo? Perchè non lo ha detto al mio vice quando voi genitori siete stati interrogati il giorno dopo il delitto?".
"Io volevo, ma mio marito mi ha detto che dovevo stare zitta, che dovevamo farci i fatti nostri. Ma poco fa, quando c'è stato l'incontro con tutti i genitori, ho capito che era mio dovere raccontare tutto".
"E ha fatto bene. Un'ultima cosa: ricorda come era vestito De Matteis e se portava qualcosa con sè quando è entrato in macchina? Una borsa, una busta, qualcosa del genere?".
Se era stato De Matteis a colpire Cortona con un tubo o qualcosa di simile, era probabile che questo oggetto lo aveva riportato con sé uscendo dalla piscina, visto che non era stato ritrovato nei paraggi. "Sì, aveva una borsa con sè - rispose la signora Santoro -, una di quelle che usano i medici per metterci le proprie cose".
"Va bene, signora, può bastare. Adesso la farò accompagnare sul posto da una pattuglia. Abbiamo bisogno di sapere esattamente dove era parcheggiata la macchina di De Matteis".
 
***
 
Il colloquio con la Santoro poteva essere la svolta decisiva delle indagini e Arnò non vedeva l'ora di interrogare De Matteis. Si precipitò fuori dall'ufficio per rintracciare il suo vice: "Francese, Francese! Dove diavolo si è cacciato, porca miseria...".
"Eccomi, commissario, ero andato un attimo in archivio".
"Prendi due agenti e portami qui il Dott. De Matteis, il medico sociale della squadra di pallanuoto. Lo trovi all'ospedale di Casal di Principe. Se è come penso io, siamo molto vicini alla soluzione del caso".
Un'ora e mezza dopo Sergio De Matteis era seduto di fronte ad Arnò. "Penso di avere diritto a delle spiegazioni. Mi hanno portato via dall'ospedale come un qualsiasi delinquente", si alzò fronteggiando il commissario con rabbia. Una persona completamente diversa, pensò Arnò, da quel giovanotto timido, educato, apparentemente un po' imbranato con il quale aveva avuto il primo colloquio qualche giorno prima in piscina. "Si sieda e stia calmo. Sono io che devo avere spiegazioni! Lei è stato visto alle 21,45 nei pressi del parco giochi Edenlandia. Cosa ci faceva lì a quell'ora? L'allenamento della prima squadra della Blue Sky era finito da un pezzo".
"Infatti alle 20,30 sono andato via, ma mentre tornavo a casa mi sono accorto di aver dimenticato in piscina l'agenda e sono tornato indietro a prenderla. Glie l'ho già detto, io su quell'agenda ci scrivo tutto, senza sono praticamente perduto".
"E dove l'aveva dimenticata questa benedetta agenda?".
"Su un muretto, a pochi passi dall'ingresso esterno degli spogliatoi. Mi ero messo lì a parlare con Zovic, l'allenatore. Lui potrà confermarlo".
"Qualcuno l'ha vista rientrare in piscina quando è tornato a prendere l'agenda?".
"Non ho incontrato nessuno. Nè quando sono rientrato nè quando sono uscito".
"Perchè non è tornato in piscina in macchina? Perchè l'ha parcheggiata di fronte al parco giochi?".
"Avevo pochissima benzina, la spia della riserva era già accesa da tempo. Ho preferito perciò fare il tragitto a piedi".
Il commissario gli chiese perchè aveva portato con sé la sua borsa. Sarebbe stato più logico lasciarla in macchina. Arrivò esattamente la risposta che Arnò si aspettava: "Forse sarebbe logico in un'altra città, ma non a Napoli. E aprì la borsa che aveva con sè: "Come può vedere, commissario, qui non ci metto solo l'agenda, ma apparecchiature, documenti. A questa borsa, poi, sono molto affezionato, me l'ha regalata mia madre quando mi sono laureato. Mai e poi mai l'avrei lasciata in macchina alla mercè dei ladri".
"E dopo aver ripreso l'agenda cosa ha fatto?".
"Sono risalito in macchina e sono andato a via Terracina, dove c'è un distributore automatico Agip aperto tutta le notte; ho fatto rifornimento e sono andato a casa".
"Le dico io, invece, come sono andate le cose: lei non è tornato in piscina per riprendere l'agenda, lei ci è andato per uccidere. Ha lasciato la macchina a trecento metri dall'impianto per non farsi vedere da nessuno, ha raggiunto gli spogliatoi e ha ammazzato Cortona. Purtroppo per lei è stato sfortunato: qualcuno lo ha visto mentre risaliva in macchina e lo ha riconosciuto".
"Non è vero, non è vero! Io sono tornato in piscina solo per recuperare l'agenda. Mi creda, commissario, è la verità! Cortona non l'ho ucciso io, perchè avrei dovuto farlo?".
"Questo lo scopriremo. Intanto le comunico che è in stato di fermo".
Mario Corcione
 
FINE TERZA PUNTATA

Inviaci un tuo commento!

(la tua email email non verrà pubblicata nel sito)
I dati personali trasmessi saranno trattati direttamente da A.S.D. WATERPOLO PEOPLE quale titolare del trattamento ed esclusivamente per lo scopo richiesto garantendo la riservatezza e la sicurezza dei dati.

I dati personali saranno conservati solo il tempo esclusivamente necessario. Ogni interessato può esercitare il diritto di avere informazioni sui propri dati ai sensi dell'art. 7 dlgs 196/2003.

La preghiamo quindi di fornire il suo consenso al trattamento dei dati cliccando sull'apposito riquadro.

* campi obbligatori
Attendere prego...

Grazie della collaborazione!
Il tuo commento è stato registrato in archivio e sarà visibile nel sito dopo l'approvazione amministrativa.

Ok