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Ecco la quarta puntata del nostro giallo sulla pallanuoto

  Pubblicato il 15 Gen 2117  20:43
Era pronto a scommettere che Giannattasio abitava sullo stesso pianerottolo di Lamartora. Fece centro. E Davide era in casa: "Non capisco perchè dovrei rispondere alle sue domande... lei è un semplice investigatore privato, non ha alcuna autorità", disse il giovanotto manifestando immediatamente grande ostilità. Non l'aveva fatto neppure entrare in casa, erano rimasti in piedi sull'uscio.
"Hai ragione. Vuol dire che riferirò alla Polizia di una certa scheda telefonica rubata al tuo vicino di casa con la quale hai mandato minacce a Jonathan Salvini, il pallanuotista morto un anno fa in un incidente automobilistico".
"Lei è pazzo. Non sono nulla di questa scheda telefonica... Vada, vada pure alla Polizia, io non ho niente da temere". E gli sbatté la porta in faccia.
Gori non si aspettava una reazione del genere. E infatti, mentre stava per andare via, Giannattasio riaprì la porta e lo chiamò: "D'accordo, venga...".
Non appena entrò nell'appartamento, un bilocale che se ne cadeva a pezzi, gli arrivò dritto in faccia l'odore dolce e nauseabondo dello spinello. L'ondata di disgusto aumentò vertiginosamente quando entrò nel soggiorno, dove stazionavano - presumibilmente da giorni - bicchieri sporchi e piatti con avanzi di cibo. Non osò immaginare cosa c'era in cucina e in camera da letto e rifiutò l'invito del giovanotto a sedere su una poltrona tappezzata di macchie d'unto sui braccioli. "La ringrazio, ma preferisco rimanere in piedi". E per evitare di risultare scortese aggiunse: "Sono stato seduto tutta la mattina in ufficio".
Dai segni sulle braccia del ragazzo capì immediatamente che la cannabis non era l'unico stupefacente di cui faceva uso. E se fosse andato in bagno, cosa che Gori non avrebbe fatto neppure se gli stesse per scoppiare la vescica, avrebbe trovato nell'armadietto dei medicinali un vero e proprio campionario di tubetti che non contenevano certo aspirine.
"Allora, che cosa vuole sapere da me?", disse il giovanotto. Si era seduto sul muretto in marmo dell'unica finestra esistente nel soggiorno.
"Perchè hai inviato a Salvini quella minaccia di morte?".
"Volevo solo spaventarlo, tutto qui. Ma non ci sono riuscito. Ha continuato a frequentare Siria..."
"...e tu li hai ammazzati entrambi...".
"Ma di quale omicidio sta parlando? Mi sta dicendo forse che Siria, Jonathan e i loro amici sono stati ammazzati volontariamente? Ma lei è fuori di testa. E' stato un incidente, lo sanno tutti. E poi davvero crede che si possano uccidere quattro persone per gelosia? E con un camion? Si, è vero, odiavo Jonathan perchè mi ha portato via la ragazza, ma da qui ad ammazzare quattro persone...".
Era esattamente quello che pensava Gori. E poi quello lì non ce lo vedeva proprio ad organizzare un omicidio del genere. Sballato com'era, non sarebbe riuscito neppure a salirci su quel camion.
Era evidente che la minaccia di morte era stata soltanto una ragazzata. Non fece perciò a Davide la domanda più ovvia ("Dove ti trovavi il 27 marzo 2015, il giorno in cui è avvenuto l'incidente?") perchè la risposta sarebbe stata scontata: "Non ricordo neppure quello che ho fatto ieri sera, figuriamoci un anno fa".
Invece gli chiese: "C'era qualcuno che odiava a tal punto Siria da desiderare la sua morte?". Ormai era giunto il momento di voltare pagina e di prendere in considerazione l'ipotesi che fosse stata la ragazza, e non Jonathan Salvini, l'unico obbiettivo dell'assassino, sempre ammesso e non concesso che di omicidio volontario si trattasse.
Giannattasio non ci pensò su nemmeno un attimo: "Di tutta la gente che conoscevamo Siria ed io, nessuno sarebbe stato capace di farle del male. Era una ragazza dolce e generosa... Senta, per quella minaccia a Salvini, secondo lei rischio qualcosa?".
Non poteva dargli una risposta. Dipendeva da quello che avrebbero deciso i genitori di Jonathan, ai quali Gori telefonò subito dopo aver lasciato l'appartamento di Giannattasio. Voleva  informarli degli ultimi sviluppi.
"A questo punto, per come stanno le cose, le devo chiedere se devo andare avanti con le indagini. Sono arrivato alla conclusione, signor Salvini, che Jonathan non era il vero obiettivo dell'assassino".
Avrebbe dovuto aggiungere: "Andare avanti è tempo perso, credo proprio che si sia trattato di un incidente". Stette zitto non per mantenere l'incarico, che pure gli faceva comodo, ma per mantenere in vita nei coniugi Salvini, sia pure inutilmente, la speranza di ottenere un giorno giustizia: dopo la perdita del figlio era l'unica cosa che li spingeva ad andare avanti.
"Prosegua l'indagine, signor Gori. Per noi - aggiunse Piero Salvini - non fa alcuna differenza se l'obiettivo dell'assassino era Jonathan o un altro. Vada avanti e scopra chi li ha ammazzati".
 
***
 
"Lo vuole il mio parere? Lei, con questa indagine, sta solo buttando il suo tempo".
Gori era tornato da Marini, il voluminoso direttore di Canale 12 per parlare di Siria Tozzi. Nell'incontro precedente, preso dalla fretta di interrogare al più presto Davide Giannattasio, aveva tralasciato di chiedere al giornalista notizie sulla ragazza.
"Siria non poteva avere nessun nemico. Se vuole, glielo posso pure mettere per iscritto. Era una ragazza meravigliosa, e non lo dico perchè non c'è più, lo penso davvero. E lo pensano tutti coloro che hanno lavorato con lei in questa televisione. Era adorabile. Mai un capriccio, mai una parola fuori posto, era il ritratto della bontà e dell'allegria. Non mi sono mai pentito di averla assunta, anzi per la nostra televisione è stato un vero affare. La sua trasmissione di cucina ha avuto un successo straordinario, mai la nostra tv aveva raggiunto in precedenza quei picchi di ascolti. Certo, il successo era dovuto anche alla sua avvenenza: Siria bucava la scena, come si suol dire, ma la bellezza in questo mestiere non basta: se non sei anche bravo, se non ci sai fare, se non sai creare un feeling con il pubblico, sei destinato a non durare. E invece erano due anni che la sua trasmissione andava forte. Siria era talmente brava che prima o poi qualche network importante ce l'avrebbe portata via. Ne sono certo".
"Lei sapeva che Siria era andata in Calabria per avere un colloquio con Jimmy Parisi, il dj proprietario di Radio HTB?".
"Certo. Siria era una professionista corretta, mi ha subito informato e io le ho detto: "Vai, cosa aspetti?!". Del resto nulla le avrebbe impedito di fare entrambe le cose. La sede di Radio HTB è a Roma, ci vuole solo un'ora e mezza di macchina da Pescara".
"C'era qualcuno che poteva essere geloso del successo di Siria?"
"Ma no, lei è completamente fuori strada. E le spiego perchè: "La trasmissione di cucina che Siria presentava è nata con lei due anni fa. Fu lei stessa, venendo qui a Canale 12, a propormela. E io con entusiasmo accettai. Questo tipo di trasmissioni va alla grande, ormai non c'è televisione in Italia che non abbia nel suo palinsesto un programma di cucina".
Gori queste trasmissioni non le vedeva mai. Il cibo, del resto, non aveva mai occupato un posto rilevante nella sua vita. La mattina prendeva soltanto un caffè, a pranzo spesso si arrangiava con un panino, la sera una bistecca e un insalata andavano benissimo. Se non fosse stato per l'alcool, avrebbe avuto una salute perfetta.
Perchè aveva cominciato a bere non lo sapeva nemmeno lui, era successo e basta. "A volte non ci sono motivi particolari che portano alla dipendenza, e questo vale anche per le droghe", gli aveva spiegato Carlo D'Ottavio, il medico amico di Gori che lo stava aiutando a smettere di bere. "Molti pensano - aveva aggiunto - che la maggior parte dei ragazzi si droghino per trovare una soluzione a problemi psicologici o di carattere familiare, ma la ragione principale è un'altra: drogarsi gli piace. Iniziano per curiosità, spinti da qualche amico, e poi non riescono più ad uscirne".
"Le risulta che Siria facesse uso di sostanze stupefacenti?", chiese Gori a Marini. "Non credo proprio", rispose il giornalista e aggiunse: "Del resto, se me ne fossi accorto, l'avrei mandata via. E' una cosa che non tollero, i miei collaboratori lo sanno bene".
"Ha mai frequentato Siria fuori dal lavoro?".
"Guardi, se pensa che io possa avere avuto con Siria una relazione, le tolgo subito ogni dubbio: sono gay, ho un compagno e vivo felicemente con lui da oltre vent'anni. E poi, anche se fossi etero, ce la vede Siria con uno come me? Ho quasi il doppio degli anni che aveva quando è morta, e anche il doppio dei suoi chili. In ogni caso - e questo credo che gliel'abbiano già detto - a Siria piacevano soltanto i ragazzi molto più giovani di lei".
"Prima di andarmene, le chiedo un ultimissimo aiuto: sa come posso rintracciare i familiari della ragazza?".
"Certo, ma i Tozzi non abitano più qui. Il padre lavorava alla Poste, cinque anni fa è andato in pensione ed è tornato a vivere con la moglie a Roccapia, un delizioso paesino a pochi chilometri da Roccaraso dove è nata Siria e vive anche Giulia, la sorella maggiore. Lo so perchè nel Natale del 2014 Siria ha girato a Roccapia una puntata speciale del suo talk show".
 
***
 
Marini aveva ragione: Gori rimase a bocca aperta quando parcheggiò la sua vecchia Polo (aveva quasi vent'anni, ma era ancora in gamba) nella piazza principale di Roccapia. Ci mancavano solo i pastori nel presepe di case che su due filari si arrampicava sulla montagna. La splendida giornata primaverile che aveva accompagnato il suo viaggio da Pescara (un'ora scarsa di macchina) contribuiva a creare uno spettacolo incantevole.
Entrò nell'unico bar della piazza e chiese un liquore alla liquirizia. Gli faceva decisamente schifo, ma il suo amico medico gli aveva consigliato di non smettere di botto con l'alcool, ma di sostituire il whisky con bevande di cui progressivamente avrebbe fatto più facilmente a meno: cioè quelle che non gli piacevano.
"Può dirmi dove abita la famiglia Tozzi", chiese al proprietario del bar certo di ottenere una risposta positiva: Roccapia non raggiungeva i 200 abitanti. "Non può sbagliare, è l'ultima casa salendo sulla destra. Se vuole può andarci anche a piedi, non sono più di trecento metri".
L'investigatore accettò il consiglio. Dopo cinquanta metri fu investito dal profumo del pane appena fatto: il fornaio aveva volontariamente lasciato aperta la porta del negozio per attirare i clienti. Passò oltre, Gori aveva fame soltanto di notizie sul conto di Siria e raggiunse a passo spedito l'abitazione dei genitori della ragazza. Era una palazzina di tre piani, i Tozzi abitavano al pianterreno in un appartamento dall'ingresso indipendente. Si entrava direttamente dal giardino, dove, seduto su una sdraio accanto ad una pianta di limoni, Giovanni Tozzi lo stava aspettando. "Il signor Gori, vero?".
L'investigatore, per evitare di fare un viaggio a vuoto, aveva annunciato la sua visita. Il numero telefonico di casa Tozzi gliel'aveva procurato Marini: doveva riconoscerlo, quell'uomo era un portento. Il direttore di Canale 12 si era fatto dare quel numero da Siria in occasione del servizio televisivo a Roccapia: "Non si sa mai - le aveva detto -: metti che non funzionano i cellulari...".
Alto, ben piantato, stretta di mano vigorosa, il 70enne Tozzi somigliava moltissimo alla figlia uccisa, ancor più alla primogenita Giulia, che uscì dall'abitazione portando al guinzaglio uno splendido Terranova. La donna salutò cordialmente l'investigatore, poi disse al padre: "Vado dal macellaio, il signor Gori pranza con noi?". "La ringrazio, mi tratterrò soltanto pochi minuti, soltanto il tempo di fare due chiacchiere con suo padre".
Tozzi offrì all'investigatore la sua sdraio, prese una sedia e andò a sedersi di fronte a lui, braccia conserte, lo sguardo fisso su Gori, pronto a rispondere alle sue domande. "Mi chieda tutto quello che vuole senza alcun tipo di preoccupazione: parlare di mia figlia non può arrecarmi ulteriore dolore, io penso a lei in ogni istante della mia vita".
"Sono qui perchè i Salvini sono certi che Jonathan, Siria e i loro due amici sono stati uccisi volontariamente. Le dico subito che non sono della stessa opinione, credo si sia trattato di un incidente. Comunque si tratterebbe sempre di omicidio colposo e io farò di tutto per scoprire i responsabili...".
"Per me - lo interruppe Tozzi - non fa invece alcuna differenza. Anche se troverà il colpevole, la situazione non cambierà: la mia vita è finita quel maledetto 27 marzo. Comunque, le ripeto, sono pronto a darle tutta la collaborazione che vuole".
Gori ripeté al padre di Siria la stessa domanda che aveva posto a Davide Giannattasio e a Sauro Marini. E Tozzi rispose: "Non c'è nulla che possa farmi credere che mia figlia e i suoi amici siano stati uccisi volontariamente. Prima di morire, però, a mia figlia è successa una cosa veramente strana: era diventata ricca".
Mario Corcione
(fine della quarta puntata)
 
LA QUINTA PUNTATA SARA' PUBBLICATA LUNEDI' 23 GENNAIO

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