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A tu per tu con... Alessandro Bovo

  Pubblicato il 08 Gen 2019  20:06
L'IDENTIKIT DI ALESSANDRO
Luogo di nascita: Genova
Data di nascita: 1 gennaio 1969
Segno zodiacale: Capricorno
Soprannome: Terzino (da giocatore)
Squadre in cui ha giocato: Aragno, Mameli, Savona, Volturno, Brescia, Pescara, Settebello, nazionali giovanili
Squadre che ha allenato: giovanili del Savona, Brescia
Altri sport praticati: judo, ginnastica artistica, calcio
Studi: diplomato geometra
Hobby:  leggere libri di storia
UItimo libro letto: "Niente di nuovo sul fronte occidentale", di Erich Maria Remarque
Attore preferito: Vittorio Gassman
Attrice preferita: Sofia Loren
Colore preferito: giallo
Piatto preferito: nessuno in particolare
Autovettura: Jeep Compass
 
***
 
Allenare una squadra come il Brescia? Gestire tanti campioni? E' dura.
Vivere con cinque donne? "E' durissima", dice Alessandro.
Evelyn (21 anni), Carola (16), Corinne (13), Malika (9) e mamma Desi. E' la famiglia Bovo. "Quando sono d'accordo con mia moglie, nessun problema. Ma se per caso c'è qualche discussione, sono un uomo morto: cinque contro uno".
Da qualche tempo la situazione è leggermente meno svantaggiosa per Alessandro. Evelyn, la primogenita, è andata a vivere in Germania, a Dresda, dove ha realizzato una delle cose più belle che i genitori possano desiderare: è diventata una ballerina di danza classica. "C'è riuscita perchè è molto determinata".
Come il papà. "Quando mi metto in testa un obiettivo, non mollo finchè non lo raggiungo".
Non a caso Alessandro Bovo faceva parte di una delle squadre più "cazzute" di tutti i tempi, il Settebello di Rudic. E allora la domanda sorge spontanea: lo eravate anche fuori dal campo? Riuscivate voi giocatori a far sentire la vostra voce? Quelli di oggi sono muti. "Però - risponde Bovo - non abbiamo il diritto di criticarli. Anche noi purtroppo abbiamo fatto molto poco. La nostra generazione di pallanuotisti non è stata capace di risolvere problemi come lo svincolo e non è riuscita a sfruttare in termini di immagine e popolarità i grandi successi ottenuti dal Settebello agli inizi degli anni novanta".
Attenuante: non era un compito facile, anche allora il calcio la faceva da padrone: "Dopo aver vinto le Olimpiadi del '92, andammo come ospiti al "Processo del Lunedì" di Biscardi: ci diedero la parola soltanto negli ultimi trenta secondi di trasmissione".
Ma non è certo l'incazzatura più grande della carriera di Bovo: anno 1991, finale di Coppa dei Campioni contro lo Jadran Spalato, partita di ritorno in casa dei croati a Trieste, "dove - racconta Bovo - subimmo di tutto e di più. E dopo la sconfitta anche la beffa: il guardialinee, che era croato, si tuffò in acqua a festeggiare la vittoria assieme ai giocatori dello Jadran. Mai vista una cosa simile in vita mia".
Ma ci sono, purtroppo, cose ben più gravi. Soprattutto per un genovese come Bovo: "Quel ponte è una ferita che sanguina. E' terribile quello che è successo, è incredibile che nulla sia stato fatto da quando è crollato".
I nostri governanti assomigliano a quelli che comandano nella pallanuoto. Fanno poco e, quando lo fanno, prendono quasi sempre la strada sbagliata. C'era bisogno di pensare a nuove regole con tutti i gravi problemi che ha il nostro sport? Chiunque dotato di buon senso farebbe meglio, figuriamoci uno come Bovo: "Se fossi al posto del presidente della Fina, ridurrei le manifestazioni del calendario internazionale. Mondiali ogni quattro anni per restituire loro la valenza che hanno perso. E poi tanta propaganda, la pallanuoto ha bisogno di essere promozionata nei paesi più sviluppati economicamente".
Con questi principi, è chiaro che uno come Alessandro Bovo - nonostante l'inferiorità numerica - riesca a far funzionare una famiglia nel migliore dei modi. "Credo di essere un padre attento, abbastanza presente. E lo sono perchè mi piace da morire stare con le mie donne. Certo, ci sono pesanti sacrifici da sopportare: Malika, la piccolina, monopolizza il televisore, la sera per forza di cose dobbiamo guardare quello che piace a lei. Soltanto quando va a dormire riesco a vedere quello che vorrei".
Niente partite di calcio. "Da ragazzo facevo il tifo per la Sampdoria, adesso non guardo neppure i risultati. Documentari, quello sì m'interessa".
Documentari e libri di storia le passioni di Alessandro Bovo. E il cioccolato, di qualsiasi tipo. E i viaggi. "Vorrei andare a Cuba oppure in Argentina", dove nel 1964 Dino Risi girò "Il gaucho" sfruttando le grandi capacità istrioniche di Vittorio Gassman. "Attori come lui oggi non ci sono più".
E in Italia nemmeno giocatori come Alessandro Bovo.
Mario Corcione
 
 
I VOSTRI COMMENTI
 
Grande giocatore,grande allenatore,ottimo insegnante ma soprattutto un uomo e un papá inegiagliabile!! Forza Sandro,dopo Campagna ci aspettiamo e speriamo di vederlo alla guida della Nazionale!!
Giorgia
 
MERITEREBBE LA NAZIONALE DA TEMPO, UNICO ALLENATORE A RIFIUTARE IL RECCO
Eraldo
 
Grande Bovo !!!! sempre con noi.
G. Lombardi - Brescia
 

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